Gli operai della Whirlpool di Napoli ieri si sono dati appuntamento alla fermata della metro di Mergellina, ed hanno raggiunto la sede del Consolato americano. I manifestanti indossavano tutti una t-shirt con la scritta: “Whirlpool Napoli non molla”.
A Mergellina c’è anche la solidarietà dei militanti di Potere al Popolo e del centro sociale ex Opg che hanno affisso manifesti contro il “Community Day – Special Edition”, una iniziativa solidale che la multinazionale americana lanciava proprio oggi e i manifestanti ne hanno travisato il manifesto aggiungendovi la scritta: «Il nostro credere nella comunità forti e nelle connessioni di luoghi in cui operiamo è importante. Per questo, nel 2019, abbiamo ripagato il lavoro di 420 operai con il licenziamento». Dal sito del gruppo, spiegano i militanti, «leggiamo che in questa giornata i dipendenti Whirlpool dovrebbero usare il loro tempo per dare una mano ad alcune associazioni no profit, mentre la stessa multinazionale procede ala svendita dello stabilimento di Napoli pregiudicando il futuro di oltre 400 operai vuol far credere di impegnarsi per “creare comunità”. L’unica solidarietà in cui crediamo è quella al fianco dei lavoratori Whirlpool».
Ma la protesta dei lavoratori si è manifestata anche in Piemonte allo stabilimento ex Embraco (sempre gruppo Whirlpool). “Il processo di re industrializzazione alla ex Embraco si sta rivelando un bluff”. Non usano mezzi termini i 413 lavoratori dello stabilimento di Riva di Chieri che da gennaio aspettano il riavvio della produzione promesso dai vertici di Ventures, la società che ha rilevato l’azienda che faceva parte del gruppo Whirlpool. “Andiamo in fabbrica con le scope in mano e il raschietto per pulire i muri in attesa che arrivino le linee e i prodotti” racconta Francesca, una delle lavoratrici che oggi hanno scioperato per otto ore di fronte al palazzo della Regione Piemonte. C’è tempo fino a luglio, poi scadranno i termini della cassa integrazione e i lavoratori saranno licenziati. “Chiediamo al Mise di fare controlli per capire se i prodotti arriveranno per davvero e se esiste davvero un piano per la reindustrializzazione”.
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