Da giorni tentiamo di comprendere quali siano le intenzioni del governo rispetto al futuro di Alitalia e dell’intero trasporto aereo del nostro Paese. Nonostante le nostre perplessità sulle reali intenzioni dei soci privati, siamo stati costretti ad aspettare 13 mesi la nascita del consorzio salvifico per poi ritrovarci puntualmente con un pugno di mosche in mano, dopo aver perso tempo prezioso e centinaia di milioni di euro nell’attesa.
Ieri è stato approvato dal Consiglio dei Ministri un nuovo prestito di 400 milioni di euro ma non si sa ancora chi, come e con quale mandato gestirà Alitalia nei prossimi sei mesi.
Così come elaborato, il decreto non impedisce che questi soldi pubblici possano essere utilizzati per impacchettare un’Alitalia alleggerita di migliaia di dipendenti e tagliata in 3 fette (Aviation, Handling e manutenzione) per regalarla a Lufthansa, un regalo da 400 milioni di euro ai quali si aggiungerebbero gli oneri sociali per i licenziamenti.
Purtroppo nel solco di quello che questo Paese ha fatto negli ultimi 20 anni: è l’opzione più costosa ma anche la più semplice, la più lineare e dà continuità alla svendita del patrimonio produttivo nazionale al peggior offerente, accollando alla collettività i costi sociali dei licenziamenti altrui; si è fatto così in Alitalia come in tante altre realtà.
La stessa questione del perimetro, ovvero del possesso e del controllo da parte di una compagnia aerea dei processi di handling, information technology e manutenzione, è quella che marca la differenza tra essere maggiordomo oppure padrone di casa. Chiunque conosca un minimo il settore aeronautico sa perfettamente che molti dei problemi di Alitalia derivano proprio dall’aver esternalizzato lavorazioni a costi esorbitanti e fuori mercato.
Tutto questo è semplicemente intollerabile, in particolare rispetto a una forza politica che si era impegnata pubblicamente – chiedendo voti su questo a Fiumicino – a individuare una soluzione diversa per Alitalia, che servisse non solo ai suoi dipendenti ma all’Italia intera, Paese che continua a pagare caramente la mancanza di un vettore nazionale forte, a dispetto dei suoi tanti e incompetenti detrattori.
E anche intollerabile che il Governo non abbia ancora convocato il sindacato e che i dipendenti Alitalia siano trattati come numeri di esuberi da mettere sui giornali o come merce in saldo sugli scaffali di un supermercato in chiusura.
Dopo il fallimento del consorzio e dopo aver capito che i privati fanno solo i loro interessi a scapito di quelli di Alitalia, la soluzione c’è e si chiama nazionalizzazione. L’unico modo non solo per non disperdere anche questi 400 milioni ma per poter recuperare anche i 900 milioni regalati finora.
Su queste parole d’ordine, dato che i palazzi non vanno dai dipendenti, saranno i dipendenti che andranno sotto i palazzi per fermare subito questa deriva e imporre un vero nuovo corso per Alitalia.
Presidio lavoratori Alitalia sotto il Mise – Lunedì 9 dicembre dalle ore 10.30.
Unione Sindacale di Base – Trasporto Aereo
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa