In questo stato di emergenza sanitaria diverse categorie di lavoratori vedono negati i propri diritti e le proprie tutele sia in ambito reddituale che in ambito sanitario. Quelli a partita Iva, nello specifico i riders, categoria tra le più precarie per la propria condizione di incertezza e ricattabilità, oggi sono senza protezioni, esposti quindi al rischio contagio di se stessi e dei propri clienti.
Col decreto legge 101/2019 i riders hanno ottenuto la copertura Inail dal 1 febbraio 2020, che garantirebbe la tutela contro gli infortuni sul lavoro nonostante i dubbi sull’effettiva praticabilità. A oggi non sono ancora garantiti, e non si sa chi debba sostenere la spesa, tutti i dispositivi di sicurezza quali caschi, guanti, luci, catarifrangenti.
Riportiamo la testimonianza diretta di un rider romano, che chiameremo Paolo, in totale contrasto con quanto annunciato dal general manager di Deliveroo Italy (https://urly.it/34vma), ovvero di procedere con la “consegna senza contatto”, opzione che può essere scelta dal cliente mentre invece dovrebbe essere obbligatoria.
Paolo racconta “lo stato pietoso in cui sono costretto a lavorare in questi giorni”. Di fatto sono diminuite le consegne e aumentati invece i km, quando sappiamo che i riders vedono la loro retribuzione legata al numero di consegne effettuate. Peraltro le consegne sono pagate di meno perché effettuate in stato di emergenza.
Paolo cita un caso in cui sulla piattaforma digitale gli si imputa di non essere stato presente a una consegna, che invece lui aveva accettato e stava effettuando, col solo fine di non pagargli il giusto compenso. Esistono infatti degli “slot”, ovvero fasce orarie di disponibilità, per cui se il rider perde una consegna viene declassato nel ranking.
Ma non è tutto. Secondo Paolo, mentre i riders vengono via mail dei criteri per “una consegna senza contatto”, quindi in totale sicurezza, nessuna informazione al riguardo è stata data ai clienti. I quali perciò spesso si rifiutano di scendere e aspettano la consueta consegna al portone di casa se non addirittura all’interno dell’appartamento. Consuetudine o disinformazione che sia, sta di fatto che non è tutelata l’incolumità del rider, il quale oltretutto non può rifiutarsi di fare 8 piani a piedi, non potendo neanche entrare in ascensore. E come se tutto ciò non bastasse, nessun rider è stato dotato di mascherine e guanti, totalmente a loro carico.
La mancanza di tutele aggrava notevolmente le condizioni lavorative della categoria, sia per ciò che riguarda il giusto compenso sia per quanto riguarda la tutela sanitaria del lavoratore. Questa è la dura realtà: i profitti prima della sicurezza del lavoratore.
Slang USB chiede la sospensione del servizio e l’indennità per tutti i riders. Anche i riders hanno diritto a un ammortizzatore sociale.
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