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Martedì 14 aprile riaprono i magazzini della logistica: Covid-19 ringrazia

L’ennesimo decreto del governo sul coronavirus, quello del 10 aprile, rappresenta l’ennesimo esercizio di ipocrisia: si finge di chiudere tutto e invece si allargano a dismisura le maglie del contenimento. Con due righe in finale del comma 12 dell’articolo 2 del dpcm in questione si autorizza la riapertura dei magazzini della logistica. Sembra di leggere il testo di quei contratti farlocchi dove le promesse di affari mirabolanti si accompagnano, con scrittura microscopica, alle peggiori fregature.

Il governo mantiene tutte le misure di contenimento, di distanziamento sociale, confermando la pericolosità della situazione che stiamo attraversando e poi invece manda facchini e lavoratori della logistica al macello. A parole si proclama che sono autorizzate solo le attività che garantiscono continuità ai servizi essenziali o di pubblica utilità, nei fatti ci si inchina alle esigenze degli imprenditori.

In questo specifico caso si obbedisce alla richiesta delle associazioni di categoria degli industriali e dei signori della logistica di muovere i container fermi nei porti (soprattutto a Venezia, Trieste, Ravenna e La Spezia) perché ciò comporta “sovracosti di deposito”. Si costringono così i facchini e l’intera comunità a pagare in termini di rischio da contagio i costi di un’economia che non sa pianificare le produzioni ed è interessata solo ed esclusivamente al profitto di pochi.

I padroni e le autorità diranno che si può lavorare in sicurezza, ma USB logistica può testimoniare come nei magazzini i dispositivi di sicurezza arrivano ad intermittenza (quando arrivano) e le distanze tra i lavoratori sono praticamente impossibili da rispettare.

Non andrà tutto bene perché già ora non va bene per tutti!

Chiediamo coerenza e trasparenza, chiediamo sicurezza per le lavoratrici ed i lavoratori, chiediamo sicurezza per le loro famiglie e per le comunità nelle quali vivono.

Il cinismo degli imprenditori ha un nome: strage. Il contagio che avviene nelle fabbriche e nei magazzini non è una fatalità, è omicidio sul lavoro.

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