ArcelorMittal ha ridotto la produzione nello stabilimento siderurgico ex Ilva di Taranto e ferma alcuni impianti (oggi Decapaggio, sabato Decatreno, domenica PLA, il 18 non ripartirà Zincatura, mentre del Tna2, fermo per manutenzione, si saprà più avanti), portando il numero dei lavoratori in azienda al di sotto del limite che aveva in precedenza definito invalicabile, con ripercussioni sulla sicurezza e l’ambiente.
ArcelorMittal sta facendo quanto chiesto da USB nel recentissimo passato per ridurre il piú possibile il rischio contagio da Covid-19, ma limita le presenze in azienda senza specificarne i motivi. Un simile atteggiamento genera il pericolo di disordini all’interno dello stabilimento in un momento già di per sé complicato.
Dopo la comunicazione ufficiale fatta ai sindacati nel pomeriggio di giovedì, ieri sera l’azienda con modalità anomala (telefonate), ha informato altri lavoratori della decisione di tenerli a casa.
A questa azienda si è concesso e si continua a concedere ogni cosa, dice tutto e il contrario di tutto senza che nessuno lo faccia notare e pesare. Meno di un mese fa il direttore dello stabilimento e il capo del personale hanno dichiarato, alla presenza del Prefetto di Taranto, che 8.500 tonnellate rappresentavano il livello minimo per garantire la sicurezza degli impianti.
Non si comprende come oggi si possa essere sotto le 7.500 tonnellate al giorno. Inoltre continua a crescere il numero dei licenziati: anche negli ultimi tempi diversi lavoratori hanno ricevuto la comunicazione da parte dell’azienda, che tra l’altro adduce futili motivi; alto anche il numero dei cassintegrati.
Da tutto questo si deduce la strafottenza della Morselli e degli altri dirigenti, in coerenza con un’azienda che non ha alcuna intenzione di onorare gli impegni presi col Governo, che ancora non paga le ditte dell’appalto e che continua in ogni modo a dettare legge, non rispettando neanche le istituzioni.
Alla luce di tutto ciò USB ha chiesto oggi al Governo un incontro urgentissimo, con una comunicazione inviata al ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli.
È necessario fin da subito un intervento preciso da parte del MISE affinché si avvii un percorso condiviso tra le parti che determini l’uscita di scena dallo stabilimento siderurgico tarantino di questo soggetto aziendale arrogante ed irresponsabile, mentre di pari passo bisogna riavviare il tavolo di confronto sul DL-Taranto finalizzato poi all’Accordo di Programma.
*Unione Sindacale di Base
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