La diretta dalla marcia dei braccianti a Foggia
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Gli invisibili delle campagne italiane e delle metropoli giovedì 21 maggio incrociano le braccia per chiedere la regolarizzazione di tutti. Il Decreto Rilancio ha nei fatti dato luogo, con uno strettissimo spiraglio irto di sbarramenti e condizionalità, alla regolarizzazione per mera utilità di mercato anziché garantire il diritto alla vita.
L’USB Lavoro Agricolo organizza in concomitanza con lo sciopero la consegna di cesti di frutta e verdura alle prefetture, simbolicamente destinati a un governo che non ha voluto raccogliere le grida di dolore degli invisibili, che siano lavoratori o meno.
Con il Decreto Rilancio ha precluso loro nei fatti il rilascio di un permesso di soggiorno per emergenza, convertibile per attività lavorativa, che consentisse due atti basilari: l’iscrizione all’anagrafe e la scelta di un medico di base.
Ancora una volta, per ragioni di cinico equilibrismo politico, si è voluto proseguire sulla strada dei decreti sicurezza e della Bossi-Fini, abbandonando a se stessi i disperati delle zone rurali e delle periferie.
Lo sciopero di giovedì 21 avrà il suo momento simbolico nella marcia dei braccianti da Torretta Antonacci, che alle 9 si muoveranno dalle campagne per raggiungere la prefettura di Foggia, dove una delegazione di lavoratori provvederà alla consegna della frutta e della verdura tanto preziosa per il governo nazionale.
In parallelo con la mobilitazione, USB Lavoro Agricolo, forte dalla solidarietà dei contadini ed agricoltori, chiama le consumatrici e i consumatori a uno sciopero della spesa da attuare sempre giovedì 21: niente acquisti di frutta e verdura, in segno di solidarietà con la richiesta di regolarizzazione che proviene dall’esercito degli invisibili delle campagne e delle periferie italiane.
da Napoli:
Da Giugliano:
Da Caserta:
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Per avere un’idea sintetica ma chiara della situazione del lavoro in agricoltura, a parte rari casi sempre messi in prima pagina dai media di regime, la situazione è questa. Un giorno normale, come tutti gli altri, in un posto qualsiasi. Italia.
Chiede il pagamento dello stipendio, caporali spingono il bracciante nel canale
La Polizia ha dato esecuzione ad una ordinanza emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Latina nei confronti di T.F. classe ‘68 e T.D. classe ‘98, padre e figlio entrambi residenti a Terracina e titolari di una azienda agricola del luogo.
Gli stessi sono ritenuti responsabili, in concorso tra loro a vario titolo, di reati quali estorsione, rapina e lesioni personali aggravate, nell’ambito dello sfruttamento di braccianti agricoli stranieri, all’interno della loro Azienda agricola.
Le indagini hanno avuto inizio a seguito dell’accesso al pronto soccorso dell’Ospedale di Terracina di un giovane 33enne di origini indiane, con ferite al capo riconducibili ad un corpo contundente, fratture e lesioni personali in altre parti del corpo.
È stato accertato che le cause delle lesioni patite erano riconducibili alle continue richieste al datore di lavoro di provvedere alla dotazione di Dispositivi di Protezione Individuali, alla luce dell’emergenza causata dalla pandemia da COVID – 19. Tali richieste, oltre a non essere accolte, hanno indotto i due indagati a licenziare il lavoratore, il quale, in risposta alla sua rivendicazione del salario spettante per le giornate lavorative già prestate, è stato ingiuriato, minacciato, percosso con calci e pugni ed infine gettato in un canale di scolo.
Gli investigatori del Commissariato Distaccato di Terracina hanno identificato i braccianti agricoli al servizio dell’Azienda in argomento, tutti di origini straniere, ed hanno rilevato un sistematico sfruttamento economico, con condizioni di lavoro difformi alla vigente normativa in materia di sicurezza e sanitaria.
I braccianti infatti erano costretti a lavorare anche 12 ore al giorno, tutti i giorni della settimana, senza fruire di alcuna giornata di riposo o festiva, tantomeno di congedi per malattia. La paga oraria era di 4 euro per ogni ora di lavoro senza alcuna maggiorazione per il lavoro prestato nei giorni festivi. Infine, in busta paga veniva contabilizzato solamente un terzo delle giornate di lavoro effettivamente prestate.
Nel corso di un controllo nessuno dei braccianti era provvisto dei dispositivi a tutela della normativa di sicurezza e dell’igiene, anche per evitare i contagi da COVID-19, che sono stati rinvenuti all’interno delle abitazioni degli indagati i quali, evidentemente, non avevano ritenuto di distribuirle ai loro dipendenti.
Nello specifico, T.F. è stato sottoposto alla misura personale coercitiva degli arresti domiciliari, mentre T. D. alla misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria.
La redazione de https://www.ilcaffe.tv – 18 maggio 2020
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