Dopo il Decreto Rilancio forte sviluppo della flotta e raddoppio del “lungo raggio”
Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del testo definitivo del Decreto Rilancio con la parte specifica su Alitalia e preso atto delle misure adottate per il trasporto aereo, USB ripropone il proprio documento di riflessioni e proposte sul futuro della compagnia.
La nazionalizzazione deve essere una grande opportunità che va colta per il tutto il settore, per il turismo e per l’intero Paese che sta uscendo dall’emergenza sanitaria.
Il progetto industriale deve avere l’ambizione necessaria e deve utilizzare le risorse messe a disposizione per riportare la nuova Alitalia a dimensioni tali da poter svolgere quel ruolo di vettore nazionale che faccia gli interessi del Paese al pari di quanto accade nelle maggiori nazioni europee.
Serve un forte sviluppo della flotta fino a oltre 150 aerei ed in particolare il raddoppio degli aerei di lungo raggio, il mantenimento dell’unicità aziendale con la reinternalizzazione delle lavorazioni, lo sviluppo di accordi e di partnership con altre aziende strategiche pubbliche o partecipate per raggiungere l’obiettivo di almeno il 25/30% del mercato.
Il piano industriale va gestito da manager esperti del settore che non ripetano i gravissimi errori del passato: dal ridimensionamento generale alle alleanze sbagliate, passando per costi di appalti, leasing, acquisti ed esternalizzazioni fuori controllo e fuori mercato.
Un progetto che non solo parta dalla salvaguardia di tutta l’attuale occupazione ma fornisca una prospettiva concreta per tutti i precari del Gruppo e per i lavoratori Airitaly ad oggi senza lavoro, arrivando a diventare un’opportunità per i tanti che rischiano di perdere il proprio impiego a causa della crisi.
Alitalia può e deve rappresentare uno dei motori per la ripresa del Paese all’interno di un mercato che deve essere riformato iniziando dal ripristinare regole contrattuali, tariffarie e fiscali uguali per tutti gli operatori, aspetti su cui il decreto fornisce oggi un primo parziale segnale d’intervento sui livelli retributivi dei vettori.
Ipotesi di piano che prevedano un ridimensionamento o una vendita a pezzi dell’azienda non sarebbero in alcun modo in sintonia con quanto emerge dal decreto del governo, con le esigenze di costruzione di un vettore globale che accompagni la ripresa del Paese e anche con le aspettative dei lavoratori.
Sarebbe criminale replicare gli stessi errori e gli stessi schemi perdenti del passato con l’effetto di far perdere altri soldi dopo le enormi risorse pubbliche sprecate per finanziare i piani folli dei privati dal 2008 ad oggi, facendo tornare il trasporto aereo a essere il banchetto preferito di interessi di privati nella quasi totalità dei casi con sede all’estero.
Per questo il riferimento alla compagnia aerea portoghese Tap fatto recentemente dalla ministra De Micheli per il futuro di Alitalia potrebbe essere accettabile solo se la nuova Compagnia fosse in realtà riproporzionata alle dimensioni ben più grandi del mercato italiano rispetto a del Portogallo.
Nessuno si può permettere di sottovalutare o, peggio, di perdere questa grande opportunità per avviare un cambiamento del Paese che da troppi anni si trova avvitato in una crisi prodotta da privatizzazioni senza senso pagate da cittadini e lavoratori.
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