USB: fermare la strage, introdurre il reato di omicidio sul lavoro
Un lavoratore, Yuri Conti, 48 anni, pisano, è morto schiacciato da un macchinario rimessosi improvvisamente in moto nell’azienda edile in cui lavorava a Montacchiello (Pisa). Esprimiamo la nostra vicinanza alla famiglia e ribadiamo la nostra rabbia di fronte all’ennesimo lutto di questa strage quotidiana fatta di morti, feriti, mutilati, sofferenze immani vissute da milioni di lavoratori e dai loro parenti non solo a Pisa ma in tutta Italia.
Da troppi anni l’INAIL certifica il costante e consistente aumento di questo macabro fenomeno che caratterizza il nostro paese nel mondo. Nonostante l’evidenza, le condizioni di lavoro peggiorano ogni giorno di più. La normativa in vigore e le sanzioni in essere non sono evidentemente in grado di fermare la strage, quindi c’è bisogno di individuare strumenti che inducano il padronato ad adottare vere misure a tutela dell’integrità fisica dei propri dipendenti e a rispettare le norme già in vigore.
Così come occorrono massicci investimenti pubblici per aumentare il personale degli Ispettorati del Lavoro, svuotati su pressione di Confindustria e delle varie corporazioni padronali, per poter continuare a sfruttare al massimo le maestranze senza incorrere in sanzioni e galera.
Per le morti da incidenti stradali il Parlamento ha individuato uno strumento repressivo molto forte, istituendo il reato di omicidio stradale da attribuire a coloro che, nella guida, provocano la morte di altre persone per colpa grave, cioè guida in stato di ebbrezza, sotto l’effetto di droghe eccetera.
Perché allora non ipotizzare analogamente l’istituzione del reato di omicidio sul lavoro, prevedendo cioè – similmente all’omicidio stradale – una fattispecie autonoma di reato, e non più il solo omicidio colposo semplice? Una scelta che evidenzierebbe l’importanza per lo Stato e le sue Istituzioni della tutela della vita e della sicurezza dei lavoratori e l’estrema rilevanza della necessità di contrastare la mancata attuazione delle disposizioni normative esistenti a tutela dell’incolumità del lavoratore.
L’allarme sociale che le morti sul lavoro devono determinare non può essere inferiore agli incidenti stradali. Se si è soggetti attivi nel provocare le condizioni per la morte di un lavoratore nel posto di lavoro, si deve essere considerati assassini!
È tempo di mettere ciascuno di fronte alle proprie responsabilità.
La USB ritiene che l’assenza della previsione del reato di omicidio sul lavoro e delle sue connesse conseguenze a rilevanza penale, abbia favorito un atteggiamento fino ad oggi criminalmente irresponsabile da parte dei datori di lavoro, nel garantire la tutela della vita dei lavoratori e delle lavoratrici.
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