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Il contratto degli alimentaristi stoppato dalla Confindustria

Una spaccatura in seno alle organizzazioni padronali e l’arroganza di Federalimentare, hanno portato al tilt del contratto di lavoratrici e lavoratori del settore alimentare. Si tratta di 400mila lavoratori, praticamente il secondo settore manifatturiero del paese.

La trattativa infatti si è arenata dopo la firma avvenuta 31 luglio scorso tra i sindacati Flai Cgil, Fai Cisl, Uila Uil ed alcune associazioni delle industrie del settore. Il rinnovo, al momento, riguarda circa 80 mila lavoratori ma ne restano fuori ancora 300 mila. Il mancato accordo è saltato sulla parte economica cioè sugli aumenti salariali.

Si è arrivati al muro contro muro dopo l’abbandono di due tavoli su tre, da parte di 10 associazioni, 9 delle quali rappresentate da Federalimentare.

L’aumento pattuito tra i firmatari è stato di 119 euro, mentre Assocarni, Unaitalia e le industrie nell’orbita di Federalimentare si sono fermati a 106 euro, non riconoscendo l’indennità aggiuntiva della retribuzione che scatterà ad aprile 2023. Inoltre, le imprese hanno accusato i sindacati di non rispettare il “Patto della Fabbrica”.

Si è così rivelata una frattura all’interno di Confindustria tra il neopresidente Carlo Bonomi e una rappresentanza delle tre associazioni ‘dissidenti’ che hanno firmato l’intesa il 31 luglio guidata dal presidente di Unionfood Marco Lavazza.

Federalimentare ha ribadito la linea dura con una lettera del vicepresidente Silvio Ferrari inviata ai tre segretari di Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil in cui si ribadisce la scorrettezza di attribuire la valenza di “rinnovo del contratto nazionale dell’industria alimentare” all’intesa sottoscritta il 31 luglio, si intima i sindacati a “rimuovere tale pregiudiziale” e la disponibilità “a negoziare con le altre categorie una diversa soluzione contrattuale” e “ciò -scrive Ferrari – potrà avvenire solo qualora voi riconosciate esplicitamente il limitato campo di applicazione dell’intesa del 31 luglio scorso”.

Il 9 ottobre ci sono state quattro ore di sciopero nelle industrie alimentari e il blocco di straordinari e flessibilità fino allo scorso 14 ottobre.

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