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GKN: l’accordo e il possibile ruolo dello Stato nei settori strategici

Come USB ci siamo spesi nella vertenza GKN sia ai tavoli di trattativa ma anche nei momenti che hanno imposto al Collettivo di fabbrica l’esigenza di mobilitarsi per la difesa dei propri posti di lavoro e non solo, e con orgoglio possiamo dire che a più riprese nei punti salienti della vertenza siamo stati i primi a sostenere le lotte di questi lavoratori con la nostra presenza fisica, con pullman da tutta Italia carichi di persone per le iniziative ed i cortei che hanno contraddistinto i momenti salienti di una lotta straordinaria per questo contesto storico e politico.

Una lotta dalle caratteristiche avanzate, che hanno parlato al Paese intero e che ha avuto il pregio unico di mettere al centro temi politici per noi impellenti e pregiudiziali, come il contrasto alle delocalizzazioni e anche la necessità di aprire un confronto col Governo sulle nazionalizzazioni (tema posto subito da USB ma recepito dal collettivo di fabbrica solo in un secondo momento).

Mercoledì al Ministero dello Sviluppo Economico si è sottoscritto un accordo importante, che sarà messo al vaglio dei lavoratori e discusso nelle assemblee. Si è sottoscritto “l’accordo GKN”.

Un accordo che a tutti gli effetti può essere ritenuto storico e straordinario, perché nella sostanza salva i posti di lavoro, garantendo quel “saldo occupazionale” sia dei lavoratori diretti, ma anche dei lavoratori dell’appalto su cui anche nelle ultime concitate fasi di trattativa ci hanno fatto spendere parole e fatica assieme alle altre organizzazioni sindacali presenti al tavolo.

Un ottimo accordo quindi, che mira alla reindustrializzazione dello stabilimento, che cerca di gestire una tempistica lunga e complessa (su cui interverranno gli ammortizzatori sociali) e su cui sarà sicuramente complicato tenere viva la massima attenzione, ma su cui siamo sicuri troveremo pronta e attenta la forza lavoratrice, pronta a discutere ed a intervenire.

Un accordo che indica come prioritaria l’interlocuzione con le organizzazioni sindacali, coi lavoratori che hanno condotto questa vertenza e che tiene dentro le istituzioni in un quadro di intervento fattivo su formazione ma anche intervento diretto sulla fase più delicata: quella della reindustrializzazione che deve vedere la partecipazione e l’attenzione massima di Regione e Governo attraverso Invitalia.

USB su questo non vuole prendersi meriti che non ha: siamo stati a quel tavolo e in questa vertenza con convinzione, abbiamo sostenuto con coerenza questa trattativa (e chi ne era effettivamente protagonista) senza il bisogno di piantare bandiere.

In cambio abbiamo ottenuto la presenza impagabile e costante del collettivo di fabbrica a tutte le iniziative di lotta che hanno contraddistinto il territorio toscano, la vertenza Alitalia, lo sciopero generale dell’11 settembre e tutti gli altri luoghi dove la parola “insorgere” è stata rappresentata dalla nostra organizzazione, senza che questa appaia però contraddittoria o ambigua.

È necessario che attraverso la vertenza GKN (oggi QF, visto l’intervento di acquisizione totale delle quote societarie da parte di Francesco Borgomeo) si apra una riflessione più ampia, perché altrimenti il rischio è che il significato di questa vertenza sia svilito, ridotto ad “una vertenza come le altre” in cui la narrazione finale è quella del cavaliere (del lavoro) senza macchia che arriva sul cavallo bianco a salvare l’azienda tirandola fuori dai guai.

Sappiamo che non è così perché questa vertenza ha narrato ben altro.

Pensiamo che da qui bisogna aprire una vera discussione sulla necessità di garantirci delle politiche industriali degne di questo nome e una vera regia di Stato sui settori strategici per l’economia del Paese.

Il Governo si è dimostrato inadeguato e succube alle scelte delle multinazionali e dei privati e anche sulla risposta attesa in merito alla legge contro le delocalizzazioni possiamo esprimere tutta la nostra insoddisfazione davanti a così poco coraggio e veduta d’insieme. 

Di questa vertenza è la politica in primis a dover cogliere il valore politico, al di là di tutto. Sono i lavoratori a dover insegnare qualcosa a chi ci rappresenta.

Pensiamo inoltre che l’automotive abbia bisogno di un intervento straordinario per delle politiche che siano capaci di dirimere la trasformazione che sta incombendo sul settore e che si sta già oggi traducendo in ristrutturazioni pesantissime e licenziamenti di massa.

La vertenza GKN, oggi QF, ha parlato all’Italia di tutto questo. Noi attraverso di essa abbiamo provato a parlare di questo e siamo sicuri che anche grazie alla lotta straordinaria di questi lavoratori, qualcuno di insospettabile se ne sia accorto.

Al di là di un ottimo accordo che oggi mette in sicurezza i lavoratori, per noi il passaggio più importante è questo. Una forza mobilitante che non può essere arginata o catalogata. Che ha parlato in modo imprevedibile e coerente al paese di temi su cui USB si sta spendendo da anni e su cui continueremo a batterci.

Questo è un fatto che ci rende orgogliosi di essere stati vicini a quella lotta e di aver firmato un accordo che sì, “sa di vittoria”, ma che ci consegna invece consapevolezza e responsabilità ancora maggiori di quali sono gli obiettivi da perseguire e quale sia il percorso per raggiungerli.

Insorgiamo. Facciamolo per davvero.

Alla lotta!

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