Ancora una presa in giro dei lavoratori e lavoratrici della Sanità.
Sono due le certezze che si ricavano da quanto filtra dalla trattativa che si sta tenendo presso l’Aran per il rinnovo del contratto: la prima è che è un pessimo contratto, la seconda, va da sé, è che non c’è niente da rivendicare.
Se ne devono essere accorti anche gli “alfieri dei contratti bidone” – Cgil, Cisl e Uil – cercando di correre ai ripari con l’indizione di una manifestazione (non uno sciopero, non sia mai!) assolutamente inutile ai fini di modificare la sostanza di un contratto che loro stessi stanno discutendo da svariati mesi senza la capacità di modificare alcunché, ma che viene utilizzata come uno scudo nei confronti di una rabbia montante in un settore massacrato da oltre 2 anni di pandemia.
Un’ammuina, nella speranza che i lavoratori e le lavoratrici, alle imminenti elezioni per il rinnovo delle RSU, perdano la memoria delle nefandezze che vengono consumate ai tavoli di trattativa e non solo.
L’ennesimo contratto a perdere, privo di reali e adeguati incrementi economici. Le già poche risorse stanziate si rivelano ancor più inadeguate alla luce dell’incredibile balzo del costo della vita e si trasformeranno in pochi spiccioli di incremento tabellare che, riassorbendo l’indennità di vacanza contrattuale e l’elemento perequativo, è quantificabile in circa 72/75 euro lordi medi e, quindi, ampiamente insufficiente a garantire il potere di acquisto degli stipendi e contrastare l’inflazione.
Niente di significativo per quanto riguarda l’incremento delle indennità, ferme da venti anni, che vedono l’aumento di pochi centesimi (meno del costo di un caffè!) in una sorta di gioco delle tre carte che da una parte aggiunge mentre dall’altra toglie.
Un vero bluff, come lo spostamento di pochi spiccioli sul servizio notturno, subordinando al contempo a un rigido equilibrio fra i turni la fruizione della relativa indennità mensile.
La neo costituita indennità di specificità infermieristica – ricordate gli “eroi” di inizio pandemia? – finanziata nel 2020 con il fine di riconoscerne il ruolo nel contrasto al Covid 19 e mai erogata prima, si aggirerà, ennnesima beffa, sui 2 euro lordi al giorno e ancor meno avranno i tecnici delle professioni sanitarie e gli oss che, sempre con risorse del 2020 stanziate per le medesime finalità, attraverso l’indennità di tutela del malato e promozione della salute, avranno in busta paga 1 euro lordo al giorno.
Nulla di nuovo sulla classificazione del personale, mentre particolare attenzione viene invece riservata al sistema degli incarichi, che continueranno ad essere finanziati dai fondi contrattuali nonostante la totale discrezionalità con la quale vengono conferiti dalle Amministrazioni. I soldi di tutti per finanziare i pochi prescelti dalla dirigenza!
Per ultimo, non certo per importanza, le progressioni orizzontali che saranno sì possibili anche per quanti hanno raggiunto il livello massimo di progressione attuale, ma saranno sempre più legate all’arbitrario sistema di valutazione della performance individuale che così tante discriminazioni ha prodotto in questi anni.
Un pessimo contratto che, ancora prima di aumenti indecenti e assenza di risposte sul piano professionale, rappresenta un affronto alla dignità degli Operatori sanitari tutti, che, in questi due drammatici anni non sono mai venuti meno alla propria funzione di assistenza e cura nonostante i carichi di lavoro massacranti, il personale insufficiente, il numero spropositato di infortuni.
E che, oggi, continuano a pagare a caro prezzo lo stress accumulato per far fronte, da soli, ad anni di scriteriati ed indiscriminati tagli alla sanità pubblica. Come USB abbiamo proclamato numerosi scioperi in questi due anni: per denunciare le condizioni di lavoro, per richiedere assunzioni stabili; molte volte abbiamo rappresentato al Ministero della Salute la situazione dei lavoratori e delle lavoratrici della sanità.
Non ci fermeremo, siamo sempre pronti a scendere in piazza!
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