Alla Camera dei Deputati è in discussione il DDL 2330 “Delega al Governo in materia di contratti pubblici” che introduce alcune pericolose modifiche in tema di affidamento di concessioni e appalti nel settore pubblico. Il nuovo testo, già approvato al Senato, modifica l’art. 50 del “Codice degli appalti” che prevede, soprattutto per lavori e servizi ad alta intensità di manodopera, di inserire nei bandi di gara specifiche clausole sociali volte a promuovere la stabilità occupazionale del personale, prevedendo l’applicazione da parte dell’aggiudicatario dei contratti collettivi di settore.
Una norma che fino ad oggi ha rappresentato una garanzia importante per i lavoratori, anche se con non poche insidie e difficoltà. Difatti il Codice degli Appalti lascia comunque ampio margine alle imprese aggiudicatarie di raggirare la clausola sociale, sotto l’egida dei principi dell’Unione Europea in tema di concorrenza.
Ma quello che oggi il governo Draghi ha disposto nel nuovo DDL vincola gli enti pubblici ad una imponente esternalizzazione, “al fine di assicurare l’apertura alla concorrenza e al confronto competitivo fra gli operatori”, come riporta testualmente il disegno di legge. Con la becera scusa di volersi allineare al diritto europeo e di voler sburocratizzare la Pubblica Amministrazione, si procede spediti verso la privatizzazione dei servizi e delle forniture pubbliche e si indebolisce la clausola sociale, eliminando l’obbligo generico e lasciando all’ente pubblico la sola facoltà di inserirla!
E a fare da spalla a questo disegno di legge arriva il DDL Concorrenza che dispone di mettere sul mercato non solo i servizi pubblici locali ma anche la gestione delle infrastrutture idriche, energetiche, portuali, demaniali e molto altro.
Per questo riteniamo che la lotta per il mantenimento della clausola sociale non possa e non debba prescindere dalla lotta alle esternalizzazioni e alle privatizzazioni che sono state la vera causa del depauperamento dei servizi, dell’aumento dei costi delle tariffe ai cittadini e dell’impoverimento e dello sfruttamento dei lavoratori e lavoratrici in appalto.
La sola lotta per la difesa della clausola sociale, seppur fondamentale, condannerebbe i lavoratori a restare all’interno del sistema degli appalti, che li ingabbia e condanna alla precarietà e a continui tagli ai salari. Quello che i sindacati complici non dicono è che nel nostro paese migliaia di lavoratori hanno intrapreso battaglie per arrivare ad una generale internalizzazione dei servizi pubblici. È questo il compito primario di un sindacato che si voglia definire tale.
Non è affatto vero che i percorsi di internalizzazione sono impossibili, non è vero che c’è il rischio di perdere il posto di lavoro. L’ultimo esempio, dal punto di vista temporale, è quello del Comune di Livorno. La scorsa settimana si è concluso il processo di internalizzazione dei servizi di riscossione tributi e affissione comunale. Tutti i lavoratori e le lavoratrici organizzati con USB sono stati riassorbiti da una società 100% pubblica del Comune. Così come USB sta portando a termine l’internazionalizzazione di oltre 3.000 lavoratori e lavoratrici dei Contact Center Inps in appalto, che verranno assunti nell’azienda in house Inps Servizi entro la fine dell’anno. Organizzarsi e lottare, non solo si può ma si deve.
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