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Precettazione continua, ma il conflitto sociale monta lo stesso

Ormai entrato nella parte del tagliatore di teste e di scioperi, Matteo Salvini precetta ancora una volta.

Il vicepremier e ministro dei Trasporti ha firmato la lettera di precettazione per ridurre lo sciopero di lunedì dei mezzi pubblici dalle annunciate 24 ore a quattro, ossia dalle ore 9 alle ore 13.

Non tutti i sindacati coinvolti hanno proposto di incrociare le braccia tutto il giorno“, sottolinea il ministero in una nota, precisando che per Salvini “il diritto allo sciopero è sacrosanto“.

Purtroppo” questo diritto è per lui subordinato a tutti gli altri, e quindi praticamente non vale. Il titolare del Mit si trincera dietro la necessità “di ridurre al massimo i disagi per i cittadini“, anche alla luce di agitazioni che “ormai sono diventate molto frequenti“.

Nell’ultima affermazione c’è anche la prova della sua cecità: se le agitazioni sono “diventate molto frequenti” significa che i problemi sociali stanno aumentando. Un politico almeno furbo – non ne pretendiamo di “intelligenti” – capirebbe che non conviene esagerare con la repressione e che bisogna farsi venire qualche idea più lungimirante…

I sindacati di base che hanno promosso questo sciopero hanno diramato questo comunicato:

Il Ministro Salvini precetta uno sciopero regolare e riduce l’astensione da 24 a 4 ore.

Rifiutiamo la riduzione illegittima e sfidiamo il Ministro anti-sciopero il 15 dicembre prossimo

La precettazione da parte del Ministro dei Trasporti Salvini dello sciopero nazionale del TPL di 24 ore, regolarmente indetto dalle sigle dei sindacati di base, altamente rappresentativi nel settore, è tutt’altro che inaspettata. Ciò, però, non toglie la gravità di quanto deciso da Salvini, interprete da padrone delle ferriere dell’art.8 della L.146/90.

Le motivazioni addotte da Salvini per giustificare l’intervento di riduzione della astensione dal lavoro in programma, un potere del Ministro che la legge prevede solo per situazioni eccezionali, sono invece ridicole e suonano come un vero e proprio oltraggio all’esercizio di un diritto costituzionale.

Va sottolineato come questo sciopero sia stato indetto più di un mese fa, prima persino di quello di Cigl e Uil, nel pieno rispetto delle più restrittive norme in Europa per l’effettuazione di uno sciopero. Significativo a tale proposito il fatto che la Commissione di Garanzia non ha mosso il benché minimo rilievo alla proclamazione dello sciopero del TPL del 27.11.2023.

Le Associazioni Datoriali, Astra, Anav e Agens, le quali invece continuano a tagliare linee e servizi, a contestare i delegati che chiedono il rispetto di norme sulla sicurezza e a tagliare i salari ai lavoratori e lavoratrici, oltre a rifiutare qualsiasi confronto, come oggi asserito impunemente al ministero, le sigle dei sindacati di base, sentitamente ringraziamo il ministro che lancia la sua personale campagna elettorale mettendosi al loro servizio.

Ma evidentemente mai sazie, una delle associazioni datoriale del trasporto pubblico, Agens, si fa addirittura parte attiva di un progetto di legge riguardo un’ulteriore stretta all’esercizio dello sciopero.

Non va mai dimenticato che tutta questa prova muscolare viene garantita dalle esose multe pecuniarie che gravano su ogni lavoratore o lavoratrice che non obbedirebbero all’ordinanza del Ministro.

E’ oramai evidente che il problema è diventato politico: accettare la riduzione imposta nell’ordinanza sarebbe a nostro avviso come fare proprio che un Ministro consideri il diritto di sciopero alla stregua di una propria concessione ai sindacati, tanto da considerarne “eccessiva” la durata di 24 ore.

Per questo motivo, le scriventi Organizzazioni Sindacali hanno deciso unitariamente di RIFIUTARE la riduzione e di SPOSTARE lo sciopero nazionale di 24 ore di tutto il trasporto pubblico locale al 15 dicembre prossimo, sfidando il Ministro Salvini sul terreno dei diritti costituzionali, oltre che nel merito delle questioni poste dalle istanze dei lavoratori, ignorate dalle controparti datoriali e dal responsabile del dicastero dei trasporti.

Non è più tollerabile che questo avvenga senza che i lavoratori e l’intera società che SI RICONOSCE nei valori della Carta Costituzionale e che la continuerà a difendere, prendano una esplicita posizione contro questa palese aggressione a uno dei diritti costituzionali più importanti.

ADL Cobas – COBAS Lavoro Privato – SGB –CUB Trasporti – USB Lavoro Privato

La scorsa settimana Salvini aveva deciso allo stesso modo anche per lo sciopero generale proclamato da Cgil e Uil, violando – grazie al parere emanato dalla cosiddetta “Commissione di garanzia” – la normativa che non prevede alcuna possibile precettazione in occasione di sciopero generali.

Nel far questo, oltre a confermare il ruolo reazionario di cane da guardia delle imprese – ridurre d’autorità la portata di uno sciopero significa in primo luogo diminuire i danni delle imprese, riducendo così la loro disponibilità alla trattativa – aveva per la prima volta esplicitato che, per questo governo, i sindacati Cgil e Uil non godranno più di alcuna considerazione privilegiata, come avveniva durante tutti i precedenti governi.

Non basta più, insomma, neanche essere e comportarsi da “complici”. L’unico sindacato che piace è quello che dice sempre sì (come Cisl e Ugl) e non pretende alcun ruolo contrattuale.

Bisognerebbe quasi (molto “quasi”) ringraziare Salvini, perché in questo modo ha rotto il pilastro che consentiva di governare il conflitto sociale a favore del profitto privato: la piena acquiescenza dei sindacati “maggiormente rappresentativi”.

A questo punto, per i lavoratori in generale – non certo per i sindacati come Cgil e Uil, il cui quadro dirigente è stato formato e selezionato nell’arco di 40 anni per fare da comoda sponda al padronato – diventa chiaro che non c’è alcuna alternativa al conflitto per provare a far valere le proprie esigenze vitali.

Si apre una possibilità nuova di unificare la classe, insomma, e questo richiederà un salto di qualità generale anche all’interno del sindacalismo conflittuale, per porsi all’altezza della sfida.

Del resto siamo nella fase in cui in tutto l’Occidente neoliberista il movimento dei lavoratori sta rialzando faticosamente la testa. Si moltiplicano sulle due sponde dell’Atlantico i segnali di nuova vita.

Negli Usa i lavoratori del settore auto, dopo decenni di silenzio e impoverimento salariale, hanno piegato le “Big Three” (Ford, General Motors, Stellantis) ottenendo forti aumenti salaria, il ripristino della “scala mobile” anti-inflazione e la trasformazione dei contratti precari in stabili.

Proprio ieri c’è stato uno sciopero internazionale che ha bloccato le consegne di Amazon nel “black friday”, il giorno di massima attività della multinazionale.

In Svezia, l’intoccabile Tesla di Elon Musk è bloccata da uno sciopero che va avanti da quattro settimane. Per “convincere” il bizzoso miliardario a trattare anche i fornitori stanno iniziando a bloccare le consegne, mentre i portuali stanno discutendo su come fare per impedire che “anche una sola Tesla esca dalla Svezia“.

In Germania i macchinisti hanno bloccato nuovamente la circolazione dei treni merci, chiedendo un adeguamento salariale all’inflazione più corposo di quello fin qui concesso.

In Austria, due settimane fa, circa 400 aziende del settore metallurgico si sono fermate. I lavoratori chiedevano un aumento dell’11,6%, in linea con l’inflazione. In Francia i controllori di volo hanno bloccato la circolazion…

E, per stare alla disperante Italia attuale, il fatto stesso che due sindacati di lunghissima tradizione “concertativa”, come Cgil e Uil, siano stati costretti a proclamare uno sciopero generale (in modalità così contorte da facilitare il compito di chi voleva impedirlo), sta ad indicare che l’insofferenza dei lavoratori sta superando la soglia dell’attenzione.

Si potrebbe andare avanti a lungo, ma non serve. E’ chiaro che la lunga stagione della “passività delle masse” volge al termine. La causa è nella crisi del modello “mercantilista” – tutto orientato alle esportazioni, e fondato perciò sul blocco dei salari – che è esplosa con la pandemia prima e le guerra successivamente, mettendo fine alla cosiddetta “globalizzazione” ad egemonia Usa.

Siamo solo all’inizio, certo. Ma quando l’aria cambia, tutto l’ecosistema si mette in moto…

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3 Commenti


  • Pasquale

    Sarebbe ora di creare fondo di solidarietà intersindacale per sostenere scioperanti in caso di, sempre più probabile, precettazione. La linea governativa è chiara: grazie all’ ignominia confederale ora diritto di sciopero va conquistato con lo sciopero ‘illegale’ come nell’ ‘800


  • Tiziano Mistrorigo

    ,Bisogna prepararsi anche materialmente a lotte che in certe situazioni possono essere lunghe con casse di resistenza, cucine mobili, avvocati, strumenti stampa e comunicazioni ecc.


  • Mara

    Le affermazioni del inistro Salvini riguardo agliscioperi proclamati dai sindacati e alla loro durata sono pretestuose e rivelano la sua natura reazionaria rispetto al mondo del lavoro. Infatti l’Italia è uno dei paesi in cui il diritto di sciopero è stato limitato nei giorni e nella durata da leggi precedenti che ne invalidano l’esercizio e che questo ministro sembra che abbia un gran desiderio di eliminare del tutto.

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