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Ferrovieri e pendolari sfiduciano Moretti. Lunedì tutti a Tiburtina

“Non abbiamo fatto in tempo ad organizzare questa assemblea per esprimere solidarietà a quello che pensavamo essere l’ultimo ferroviere licenziato ingiustamente, Sandro Giuliani, che le FS ne hanno subito licenziato un altro, Riccardo Antonini. Per scissione mentale tra il lavoratore e l’azienda”. Inizia così il suo intervento Daniela Cortese (Comitato 5 aprile), davanti ad una platea di lavoratori, rappresentanti sindacali e pendolari riuniti in una sala romana. Si parla di sicurezza sul lavoro, ma anche di diritti dei lavoratori e di chi sui treni ci viaggia. Hanno tutti il dente avvelenato con l’ad di Trenitalia, Mauro Moretti. “Continua a licenziare i lavoratori, in particolare quelli più bravi e più attenti al rispetto delle norme di sicurezza e ai diritti dei pendolari. La ‘colpa’ di Giuliani sarebbe di essere rimasto in cabina di guida, come prescrivono i regolamenti sulla sicurezza, invece di andare in coda al treno a controllare che tutti i pendolari avessero il biglietto. E’ incredibile che sia l’ente per cui lavora ad impedire l’applicazione delle più elementari misure di sicurezza.” Una tendenza sempre più diffusa in un mondo del lavoro nel quale la depenalizzazione introdotta da Sacconi ha fatto aumentare incidenti e insicurezza. La crisi poi, secondo Dante De Angelis, aumenta i fattori di rischio: “Negli ultimi giorni sono morti 15 lavoratori con un raddoppio del già alto indice infortunistico medio. La paura di perdere il lavoro, l’aumento dell’orario e dei ritmi, fanno aumentare gli incidenti”. 

“Ad oggi le stime ci dicono che nel 2011 il numero di morti sul lavoro è superiore a quelli dello stesso periodo del 2010. Abbiamo superato già i 600 morti, in questo paese incivile muoiono ogni giorno 3 o 4 lavoratori, e nessuno ci fa caso. L’altro giorno ne sono morti 7 in un sol colpo”. Delle 609 vittime, denuncia la sindacalista dello Snater – RLS e pendolare – il 25% erano lavoratori con più di 60 anni, il che la dice lunga sui rischi che comporta l’innalzamento dell’età pensionabile. “Oltre ai morti ci sono già quasi 2000 invalidi: i governi di centrodestra e di centrosinistra negli ultimi anni hanno fatto a gara ad accaparrarsi il tesoretto dell’Inail per pagare questo fantomatico debito. Cifre sostanziose che andrebbero invece destinate alle famiglie di chi ha perso un congiunto sul lavoro” propone Cortese. Le statistiche dimostrano che la maggior parte delle vittime sul lavoro si producono nei cantieri e nelle ferrovie.

La memoria storica dell’assemblea è il fiorentino Ezio Gallori. Ricorda il macchinista in pensione – dal lavoro, non dalla sua instancabile attività di denuncia e documentazione: “Dal 1957 al 1985 sono morti in tutta Italia 7 macchinisti. Ma nell’85 le Ferrovie dello Stato sono diventate una Spa, e con l’aziendalizzazione dal concetto di sicurezza assoluta si è passati a quello di ‘sicurezza probabilistica’. Una sicurezza relativa che dà per scontato che gli incidenti possano accadere sulla base di un calcolo economico che deve garantire il profitto. E così dal 1985 al 2004 abbiamo dovuto registrare 54 macchinisti morti”.

Molti degli incidenti ferroviari che accadono oggi, prima del 1985 non sarebbero mai potuti accadere, dice Gallori: “Non solo non hanno incrementato i sistemi di sicurezza ma addirittura ne hanno smantellati alcuni che funzionavano benissimo. Pure quando ministri dei trasporti erano Bersani o Burlando, condannato per averci precettato illecitamente, per ben due volte”.

L’insicurezza, per lavoratori e utenti delle ferrovie, è quindi aumentata. Ad esempio da quando l’azienda su alcune tratte ha imposto il conducente unico o la rimozione di alcuni sistemi a protezione dei convogli. “L’SCMT – il Sistema controllo marcia treno – il pedale che fino a qualche anno fa il macchinista doveva schiacciare ogni 50 secondi non c’è più. Se il pedale non veniva schiacciato il treno si fermava. Ora qualora un qualsiasi treno dotato di sistema controllo marcia treno, avesse il macchinista fuori uso e trovasse tutti i segnali verdi, potrebbe andare da Roma a Milano travolgendo tutto ciò che incontra” spiega accorato Sandro Giuliani a chi non è del mestiere. E’ proprio per aver preteso il rispetto delle norme di sicurezza che Giuliani è stato licenziato. “Trenitalia vara norme che violano gli stessi regolamenti nazionali. Mentre sto qui a parlare i treni circolano con i capotreno che invece di stare in cabina stanno nei vagoni a fare i biglietti. E nessuno dice niente. Un treno regionale attraversa paesi, passaggi a livello, sui binari ci trova operai al lavoro, gente che cammina, cani, mucche, cavalli… Quattro occhi fissi sui binari sono davvero il minimo, ma l’azienda pretende che il capotreno faccia i biglietti”. Perché non vuole assumere bigliettai…

In questi anni, dai macchinisti licenziati perché intervistati da Report a De Angelis, Giuliani ed ora Antonini, la lista di lavoratori buttati fuori dalle FS si è allungata. Così come si è rafforzata l’impunità dei manager aziendali. “Recentemente – spiega ancora Giuliani – in Liguria due capitreno, condannati per concussione ad alcuni anni di reclusione sono stati entrambi promossi da Trenitalia. Uno è diventato un capo del personale viaggiante, e l’altro è stato promosso alla contrattazione nazionale”. 

A ricordare un capostazione finito in galera a causa di una confusa intercettazione telefonica ci aveva pensato Gallori: “Bruno Bellomonte, capostazione di Sassari arrestato 29 mesi fa con accuse di terrorismo, è stato poi assolto con formula piena perché il fatto non sussiste. E’ stato scarcerato ma dopo più di due anni di carcere duro scontati non nella sua isola, ma in carceri lontane in Calabria e a Viterbo. Questo novello Napoleone di Moretti non ha neanche aspettato la sentenza e l’ha licenziato”.

Con Moretti ce l’hanno, ovviamente, i lavoratori degli appalti ferroviari arrampicati da giorni su due tetti nella capitale. Uno di loro spiega perché durante l’assemblea: “Siamo 800 lavoratori della Servirail accampati sul tetto del palazzo della FS in via Prenestina 135 perché dal prossimo 11 dicembre saremo licenziati senza neanche la Cassa Integrazione. Per sei mesi avremo un sussidio di disoccupazione e poi ‘arrivederci e grazie’. Moretti ha dichiarato che i treni notturni non sono produttivi e quindi li aboliranno e ci manderanno a casa. Però non ha detto che nel frattempo ha fatto un contratto, per le linee notturne, con la multinazionale francese Veolia, che gestirà con personale francese dei treni italiani pagati e riparati con i soldi nostri”.

Tra i già odiosi licenziamenti politici dei ferrovieri, quello più grave riguarda Riccardo Antonini. Oltre a violare i diritti del lavoratore l’azienda ha voluto così pesantemente intervenire nel processo sulla strage di Viareggio. Non ha dubbi Gallori: “Antonini è stato licenziato perché è l’anima di un comitato popolare che chiede verità e giustizia per i morti di Viareggio e che già in passato, 30 anni fa per l’esattezza, denunciò che l’azienda usava sui binari diserbanti tossici e cancerogeni e obbligò le FS a cambiare prodotto”.

A difesa dai licenziamenti discriminatori o apertamente politici ci sarebbe uno strumento prezioso, quell’articolo 18 che però in maniera trasversale partiti, imprenditori e qualche sindacato collaborazionista vogliono cancellare. Perché? A rispondere è il plurilicenziato De Angelis: “Attaccano l’articolo 18 non tanto per motivi economici. Da sempre le aziende ‘in crisi’ hanno potuto licenziare senza grandi problemi. Il loro problema è poter licenziare singolarmente i lavoratori indesiderati, che disturbano, controllano, protestano. Se si cancella l’articolo 18 non potrà esistere più il sindacato, perché i lavoratori che si organizzeranno nelle aziende non potranno fare nulla che all’imprenditore non vada a genio, pena il licenziamento immediato.”

“Vogliamo che i ferrovieri licenziati vengano reintegrati al più presto: nel loro interesse ma anche nel nostro, di utenti, perché con lavoratori così seri e coscienziosi noi pendolari ci sentiamo più sicuri” aveva detto Cortese all’inizio dell’incontro, chiarendo che la battaglia intrapresa non ha nulla di corporativo. Anzi. E a dimostrarlo ci sono vari rappresentanti di associazioni di pendolari del Lazio.

Anche i lavoratori della Servirail in lotta contro il licenziamento si dimostrano sensibili al tema: “Un treno regionale che abbia più di tre porte guaste, secondo i regolamenti, non può viaggiare. Eppure viaggia, scaricando sul capotreno il rischio che qualche viaggiatore si faccia male. Quando su un vagone non funzionano i bagni il treno viaggia, ma voi il biglietto lo pagate. Questi sono gli investimenti di cui si vanta Moretti? Sui treni ad alta velocità si è inventato la quarta classe: mica lo ha detto che a prezzi stratosferici chi sta in quarta classe viaggerà come in un carro bestiame, senza neanche poter accedere alle classi superiori occupate da gente che ha pagato ancora di più e non va disturbata”.

Non ci sono fondi – si giustificano classe politica e manager super pagati – per garantire un migliore servizio. Una chiave di lettura che l’assemblea contesta.

“Per le stazioni delle ‘archistar’ i soldi ci stanno eccome – chiarisce Giuliani – A Tiburtina ci metteranno negozi e bar scintillanti però poi nella stazione passeranno treni sgangherati col riscaldamento guasto, i bagni intasati, le porte rotte, i sedili sporchi. Le risorse non è che non ci stanno, ma vengono ripartite sulla base degli interessi di qualcuno. A Roma si riesce a fare una stazione megagalattica in pochi mesi, ma non si riesce a finire in 20 anni un anello ferroviario indispensabile per decongestionare il traffico ad esempio sulla Salaria”.

L’assemblea sfiducia Moretti e i suoi metodi e annuncia battaglia, oltre che nei tribunali anche in alcune occasioni pubbliche. “Antonini e i famigliari del comitato di Viareggio lunedì saranno alla stazione Tiburtina durante l’inaugurazione del nuovo snodo dell’alta velocità. Saranno a Roma così come sono stati nei mesi scorsi a delle cerimonie e a dei dibattiti a Livorno e Genova, dove hanno fatto scappare Moretti. Questi vanno a tagliare i nastri e a mettersi le medaglie ma troveranno della gente che gli ricorderà le loro responsabilità” avverte Gallori. I familiari delle vittime di Viareggio non saranno i soli a cercare di portare le loro ragioni all’interno della kermesse di Tiburtina. E pare già che un risultato lo avrebbero ottenuto, visto che l’annunciata partecipazione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano all’evento è in forse, per paura di una contestazione.

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