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Allarme amianto: in 10 anni morti 58 pompieri

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Sono almeno 58 i vigili del fuoco che in tutta Italia si sono ammalati e sono morti di mesotelioma pleurico, un gravissimo tumore provocato dal contatto con l’amianto: è quanto ha appurato la procura di Torino consultando il Renam (il registro nazionale dei mesotelioma). Ora inizieranno degli accertamenti per stabilire le eventuali responsabilità. A prendere l’iniziativa è stato il pm di Torino, Raffaele Guariniello, dopo una segnalazione del sindacato autonomo Conapo. Alcuni dei decessi si sono verificati nel circondario di Torino e questo permetterà alla procura del capoluogo piemontese di procedere.

L’esposizione alle fibre di amianto si determina avviene soprattutto durante gli interventi contro crolli e incendi di edifici che contengono parti composte da materiali realizzati con le mortali fibre del minerale usato per decenni per isolare o coibentare edifici. In passato, inoltre, pare che i vigili del fuoco indossassero delle tute antincendio rese ignifughe proprio attraverso l’utilizzo di derivati dell’amianto.

L’amianto ha ucciso almeno 58 pompieri

Alberto Gaino – La Stampa del 14 gennaio 2012

Cinquantotto vigili del fuoco sono morti a causa di mesoteliomi, pleurici e del peritoneo, provocati dall’inalazione di fibre di amianto. Guariniello: «E’ notizia inedita e che colpisce in modo particolare perché questi lavoratori, già esposti a molti pericoli in relazione ai loro interventi quotidiani per salvare vite umane, corrono anche il rischio mesotelioma a causa della vasta diffusione, ancora oggi, dei manufatti rivestiti di amianto».

Canne fumarie, sottotetti, coibentazioni di ogni genere, onduline Eternit tuttora utilizzate per copertura di baracche e vecchi edifici fatiscenti: quando il fuoco divampa e i vigili corrono spesso devono fare i conti la tossicità dei materiali bruciati. Non hanno inalato le fibre di amianto per otto ore, ogni giorno, lungo decine di anni. Come all’Eternit di Casale Monferrato o di Bagnoli, periferia di Napoli. Ma ne hanno respirato forti concentrazioni «in contesti da bombe chimiche, come gli incendi di grandi dimensioni», dice Antonio Brizzi, segretario generale del sindacato autonomo dei Vigili del Fuoco (Conapo). E’ stato questo sindacato a sollevare la questione con un esposto a Guariniello segnalando alcuni decessi di vigili del fuoco torinesi per mesotelioma. Il magistrato ha compiuto una prima ricognizione presso il Re.Na.M. cioè il registro nazionale dei mesoteliomi in funzione dal 2004, scoprendo i 58 casi di morte collegati all’amianto fra vigili del fuoco di tutta Italia.

Il primo rapporto Re. Na.M. risale ai casi di metà anni 90 e può darsi che una parte dei decessi si sia verificata in quel periodo, ma i più sono concentrati negli ultimi dodici anni e alcuni sono molto recenti. Questa gobba della mortalità non stupisce: corrisponde all’incremento dei decessi, per esempio, fra i cittadini di Casale Monferrato che mai varcarono i cancelli dell’Eternit e che si ammalarono di mesotelioma, dopo una lunga latenza della malattia, per aver respirato polvere di amianto nelle case, in strada, nelle aie, persino negli oratori.

Brizzi ricorda l’incendio della Montedison del 1967 a Pistoia: «Io c’ero e già allora eravamo dotati di mezzi di protezione, ma in maniera insufficiente. E in ogni caso, nel corso delle operazioni di soccorso in condizioni di emergenza, ancora oggi, si ha in mente che cosa si deve fare per gli altri e poi si pensa a noi stessi».

Il ‘67 è lontano, passato remoto ormai. Oggi, con la tecnologia che c’è a disposizione, quanta prevenzione si fa? «Oggi i vigili del fuoco hanno a disposizioni consistenti dotazioni di autoprotezioni». In cosa consistono? «Ciascuno ha una bombola collegata ad una maschera “in sovrapressione” che impedisce il contatto di prodotti gassosi e di polveri con l’apparato respiratorio e consente continui getti d’aria all’interno della maschera».

Però, ripete il sindacalista, «non sempre e non in ogni fase di un intervento si utilizzano o sono a disposizione. Ciò è confermato dalla constatazione che, purtroppo, si ammalano anche giovani colleghi. Io ho un amico, in servizio da pochi anni, ma che è già stato colpito da asbestosi. Una malattia molto meno grave del mesotelioma che però è collegata al fattore amianto».

Naturalmente incidono molti altri fattori sulla salute dei vigili del fuoco: il servizio è pesante, le situazioni di rischio che comporta sono praticamente quotidiane e, stress a parte, amianto a parte, fumi tossici a parte, colpisce in modo particolare la rivelazione di Narciso Denurchis, segretario regionale dello stesso sindacato: «Sono numerosi i nostri pensionati che muoiono di tumore».

E’ una ragione di più per apprezzare questi uomini coraggiosi e il loro prezioso e silenzioso lavoro quotidiano. E per chiedere che si faccia di più per loro.

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