Un’altra dimostrazione che il conflitto sociale genera risultati positivi – “la lotta paga” si diceva una volta – viene da Casale Monferrato. Dopo mesi di proteste, manifestazioni, denunce sui media dei parenti e delle associazioni delle vittime dell’amianto, la Giunta del comune piemontese ha deciso finalmente di rinunciare ai 18 milioni di euro offerti dal barone svizzero Stephan Schmidheiny, a titolo di risarcimento ma in cambio della fuoriuscita di Casale dal processo “Eternit”. Il barone Schmidheiny – ex proprietario della multinazionale e principale imputato (per disastro ambientale doloso permanente) nel processo che vede l’accusa rappresentata dal pm Raffaele Guariniello, ci ha provato. Si può comprare il silenzio delle istituzioni dopo che 1800 lavoratori e cittadini sono morti per colpa di un’azienda – e di chi la gestiva – che pur sapendo quanto fossero pericolose le fibre di asbesto hanno continuate a utilizzarle per molti anni ancora?
Il 17 dicembre l consiglio comunale di Casale aveva approvato una mozione che dava mandato alla giunta di accettare i soldi della Eternit. Un documento approvato al termine di una seduta durata sei ore e mezza e interrotta più volte dalle proteste dei cittadini. Ma i cittadini imbestialiti hanno continuato a dire ‘no’. Tanto da convincere la giunta a fare retromarcia. Mandando un segnale importantissimo a tutto il paese: il denaro non può comprare tutto. Se la indecente proposta fosse stata accettata avrebbe potuto costituire un precedente pericolosissimo. E comunque avrebbe inquinato il processo, la cui sentenza è attesa a Torino per il prossimo 13 febbraio, e che oltre allo stabilimento di Casale riguarda anche quelli di Cavagnolo (sempre in Piemonte), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli.
Naturalmente la giunta di Casale non riconosce ai cittadini il merito del dietrofront. Preferisce citare l’accordo raggiunto il 26 gennaio durante un incontro a Roma tra il sindaco e i ministri della Salute Balduzzi e dell’Ambiente Clini. Comunque anche i rappresentanti del governo si erano detti contrari al risarcimento in cambio del ritiro della giunta cittadina dal giudizio in corso e da quelli futuri. Il sindaco, Giorgio De Mezzi, si giustifica con la necessità di voler reperire urgentemente fondi per la bonifica di un territorio inquinato profondamente dall’amianto sparso per decenni. Ma pare che i soldi, almeno una parte, il primo cittadino di Casale li abbia ottenuti da Renato Balduzzi. “A livello di bonifiche – spiega De Mezzi – è stato confermato il trasferimento di 9 milioni e di altri 740mila euro che si erano persi nei meandri della burocrazia. Ma soprattutto abbiamo avuto rassicurazioni sul problema della discarica”, sulla quale “il 9 febbraio ci sarà un nuovo incontro” con i rappresentanti del governo nazionale.
Anche altri comuni del Monferrato attorno al mega stabilimento della Eternit stanno valutando le offerte di Schmidheiny e finora ben sette su undici si sono dichiarati contrari allo scambio “risarcimenti contro impunità”.
“Il NO di Casale Monferrato è un’ulteriore sconfitta per Stephan Schmidheiny, dopo il rinvio a giudizio e il no di tantissimi cittadini e dei piccoli Comuni del Casalese – scrive in un comunicato Bruno Pesce, dell’Associazione famigliari delle vittime dell’amianto (Afeva) – Siamo finalmente soddisfatti per questa laboriosissima decisione, perché è la decisione più giusta che la città di Casale potesse assumere in merito alla proposta di un patto con l’imputato Schmidheiny.Troppo grandi sono stati, e sono ancora, la sofferenza e il torto subiti dalla città per poterli tradurre in semplice opportunità di carattere economico. E’ una scelta giusta perché consente di ricucire le lacerazioni provocate nella città e di marciare uniti, cittadini e Istituzioni, per conseguire quelli che sono i nostri obbiettivi inscindibili da decenni: Giustizia, Ricerca e Bonifica Ambientale. Questa unità ci consentirà di affrontare con maggiore efficacia e coerenza il “dopo-sentenza” che potrà essere molto impegnativo anche sul fronte dei risarcimenti che non vanno, ovviamente, trascurati”.
E intanto si avvicina il giorno della emissione della sentenza nel processo per amianto più grande mai visto in tutta Europa. Secondo le associazioni coinvolte saranno almeno 1200, tra cui 900 cittadini di Casale Monferrato, le persone presenti alla lettura del verdetto nel tribunale di Torino. L’Afeva calcola in 17 i pullman provenienti da altre città del Nord Italia, cui si aggiungeranno 3 pullman provenienti dalla Francia, oltre a delegazioni da Stati Uniti, Gran Bretagna, Olanda Belgio e Svizzera.
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