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Morti sul lavoro, estate ‘calda’

L’estate non ha rallentato il fenomeno delle morti sul lavoro. Anzi. Mentre sono 308 le vittime di lavoro nei primi sette mesi del 2012 contro le 300 dell’anno precedente (+2,7%), dai dati emerge che nei soli mesi di giugno e luglio sono morti 100 lavoratori. Lo afferma l’ultima indagine dell’Osservatorio Vega Engineering di Mestre, le cui elaborazioni rilevano comunque solo gli incidenti mortali avvenuti e registrati all’interno dei luoghi di lavoro. Quindi ai dati forniti dall’osservatorio vanno aggiunti i morti in itinere, quelli dovuti alla circolazione stradale di lavoratori impegnati nelle proprie mansioni, e poi ancora un numero imprecisato ma sempre più alto di lavoratori illegali, al nero, le cui morti spesso non vengono registrate dai datori di lavoro per non incorrere in sanzioni e denunce.

Secondo l’osservatorio, la Regione con più morti è la Lombardia con 41 decessi, seguita da Emilia Romagna (40), Toscana (30), Veneto 24, Campania (23) e Piemonte (20). Per incidenza di vittime rispetto alla popolazione lavorativa – si tratta quindi della misurazione del rischio effettivo – è l’Abruzzo a guidare la triste classifica con un indice di 34,4 contro una media nazionale pari a 13,5. 

La principale causa di morte registrata dall’Osservatorio è quella provocata da una caduta dall’alto (22,7%), tipica morte dei lavoratori impegnati nei cantieri edilizi, seguita dal ribaltamento di un veicolo/mezzo in movimento (22,1%), tragedia questa tipica dell’agricoltura; al terzo posto lo schiacciamento dovuto alla caduta di oggetti pesanti dall’alto (17,5%). Ancora in agricoltura il maggior numero di vittime con 37,8 per cento del totale; nel settore delle costruzioni è deceduto il 24,8% dei lavoratori. 

Disaggregando i dati si scopre che i lavoratori morti sul lavoro e registrati sono il 12,9% del totale. I romeni i più numerosi. Infine le fasce d’età: più colpite quelle che vanno dai 45 ai 54 anni (77 vittime), quella dei 35 – 44enni (63 morti), degli ultrasessantacinquenni (62). Rispetto alla popolazione lavorativa, l’indice di incidenza più preoccupante è proprio quello degli ‘over 65’ (165); segue il 21,9 della fascia 55-64 e il 12,3 dei 45-54.

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