Antonio aveva solo 22 anni. Tutta la vita in questo breve lasso di tempo. Lontano da casa (era di Napoi), giovane migrante “interno” alla ricerca di un’occasione migliore. Un malore proprio nel ristorante-supermercato più trendy-di-massa di questo periodo. Intorno alle ore 12 di domenica si è accasciato a terra all’improvviso. I soccorsi del 118 sono arrivati subito, ma non è servito a niente. Nessun segno premonitore, nessuna spiegazione.
Non c’è molto da dire su questa morte sul lavoro. Tranne che non sarà mai segnata tra gli “incidenti sul lavoro”. La statistica filo-padronale si vede al momento di creare le caselle per archiviare i casi. Se non viene travolto da carico volante o asfissiato dai gas, fulminato dalla corrente elettrica o caduta da un’impalcatura, la tua morte viene sempre iscritta tra quelle “per cause naturali”. Una “fortuna non cieca” che potrebbe evitare a Oscar Farinetti il dubbio onore del primo morto sul lavoro nella sua catena.
Basterebbe un qualsiasi medico – una volta fatta l’autopsia – per stabilire il nesso tra il cedimento di un organo vitale e le modalità di quello che stavi facendo. Ma se non c’è, tutto viene attribuito alla “natura”. O peggio alla “volontà divina”.
Non ci sarebbe molto da aggiungere, se non ci fosse un “troppo” di ideologia padronale seminato a piene mani da Oscar Farinetti – padrone di Eataly, la catena in cui lavorava Antonio al momento della morte. Il ristorante dell’Ostiense, a Roma, ha chiuso per un giorno in segno di lutto. E va bene. Ma il resto non si può sentire: “ Abbiamo detto ai dipendenti che chiunque non se la sentisse poteva stare a casa senza problemi”, ha affermato Francesco Farinetti, figlio di Oscar e amministratore delegato. Eppure tutti erano qui presenti. “Nessuno si è preso una pausa. Tutti sono voluti venire proprio per ricordarlo. Qui siamo tutti una grande famiglia e Antonio era un collega ma anche un amico”.
Amico? E a un amico dai 800 euro al mese? Questo sponsor di Renzi non conosce il senso delle parole che proununcia…
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Stamattina 12 maggio i compagni di Neetbloc hanno esposto uno striscione fuori la sede di piazza XII Ottobre 1492: “Modello Farinetti: di lavoro si muore perchè di precarietà si vive – Ciao Antonio – Neetbloc”.
Antonio aveva un contratto a tempo indeterminato, afferma Farinetti. Ma non è il tipo di contratto quello che decide se un lavoratore – di qualsiasi età e soprattutto se giovanissimo – va ricordato da tutti e indicato come esempio di una condizione generale. Il “modello Farinetti” uccide chi ci sta dentro. Punto.
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Elisa
800 euro? E chi l’ha detto?