Il tribunale di Ferrara ne è convinto: l’avvocato Fabio Anselmo era spiato. Non si sa da chi, non si sa neanche bene perché. L’unica cosa certa è il curriculum del legale estense, che negli ultimi anni ha seguito da vicino moltissimi casi di mala polizia compresi quelli Aldrovandi, Cucchi e Uva. Altra cosa certa è che, almeno per un periodo, il suo telefono è stato messo sotto controllo.
«Il sospetto non è inventato», dice il ”palazzaccio” ferrarese nelle motivazioni della sentenza che ha deciso l’archiviazione di alcune accuse di calunnia rivolte nei confronti dell’avvocato, dopo la costituzione come parti offese di due carabinieri del Noe di Bologna, Sergio Amatiello e Vito Tufariello. Il caso riguarda dei fatti avvenuti nell’agosto del 2010: Anselmo denunciò pubblicamente di sospettare che le sue telefonate private e quelle del suo studio legale fossero intercettate. Passa qualche mese (siamo a novembre) e due tecnici nominati dalla polizia giudiziaria rilevano nei suoi apparecchi telefonici «segni di effrazione e manomissioni» che indicano «arbitrari interventi da parte di ignoti». Era quello il periodo del caso Niagara, scaturito da alcune inchieste sui rapporti fra alcuni carabinieri e le aziende che trattano rifiuti, con Amatiello e Tufariello allora imputati (poi condannati in primo grado a due anni per tentata estorsione).
L’esposto sulle intercettazioni, però, costò a Fabio Anselmo una denuncia per calunnia. Per carità, quasi normale amministrazione per uno che fa un lavoro come il suo. Adesso, però, le motivazioni segnano un punto pesantissimo in favore delle sue tesi: «il fatto è ben delineato», l’avvocato aveva ragione da vendere anche perché il suo sospetto «era basato su una rappresentazione dei fatti (disturbi sulla linea, segnalazioni di colleghi dello studio legale, manomissione di un armadietto) che non sono stati posti in dubbio da alcuno nelle loro verità» recita la sentenza.
Ad ogni buon conto, la calunnia non esiste in ogni caso considerando il fatto che Fabio Anselmo «non avanza sospetti su alcuno e in tutte le fasi successive vengono rappresentati mere ipotesi in merito al collegamento tra il fatto denunciato e la sua attività professionale di avvocato: di qui l’indicazione del processo Noe-Niagara, insieme ad altri casi tra cui i processi Cucchi e Aldrovandi, processi tutti molto delicati e coinvolgenti esponenti delle forze dell’ordine» e comunque «il fatto che il procedimento per interferenze illecite sia stato archiviato non significa che l’esposto fosse inventato». Le conclusioni, a questo punto, sono ovvie.
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