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Napoli. Morire ‘accidentalmente’ a 17 anni. Oggi una manifestazione a Traiano

E’ successo ancora. Un “colpo accidentale” partito da un poliziotto va a colpire e uccidere una persona colpevole soltanto di non essersi fermata a un posto di blocco. Stavolta (ma non è certo la prima volta ) la vittima è addirittura un ragazzino, Davide Bifolco, che a giorni avrebbe compiuto i suoi 17 anni. Succede nel rione Traiano nel quartiere di Soccavo. A Napoli. E scoppia la rivolta. 

Non siamo a Ferguson, certo, ma qui comunque prendono fuoco 2 auto della polizia e altre 2 vengono distrutte. E tanta rabbia. Comprensibile per la morte di un ragazzino che non aveva mai dato particolari problemi. Se non per la scuola. Aveva smesso di frequentarla e aspettava di iniziare a lavorare con il fratello ascensorista. Un ragazzino qualunque, che come tanti suoi coetanei a Napoli viaggiava su un motorino non assicurato.
Si, perché le assicurazioni per i motorini per i ragazzi come Davide hanno un costo esorbitante in questa città. Variano dai 1500 ai 2000 €. Costi che le famiglie non si possono più permettere. E’ scena usuale negli ultimi tempi a Napoli vedere posti di blocco di Polizia e Carabinieri con accanto un tir da trasporto per gli scooter sequestrati. Fermano in maniera casuale gli scooter in circolazione e nel giro di qualche ora hanno sequestrato e caricato sull’automezzo una decina di motocicli. Tutti per l’identico motivo. Assicurazione non rinnovata. Questo per dire che quello che è successo a Davide poteva accadere a qualsiasi altro suo coetaneo in un qualsiasi quartiere di Napoli.
In realtà la dinamica dell’incidente appare quanto mai confusa. E’ vero che Davide viaggiava con altri 2 coetanei a bordo di uno scooter infrangendo così il codice della strada, ma è anche vero che per un poliziotto abituato a presidiare i quartieri periferici di Napoli non è strano vedere ragazzini che salgono o scendono dagli scooter in due o in tre, con casco o senza casco. Nulla di eccezionale insomma. Nulla che giustifichi il successivo inseguimento che da Soccavo si è concluso a Fuorigrotta, con i ragazzini speronati e fatti cadere e poi inseguiti di nuovo. Non avevano armi o droga con loro e neanche precedenti penali. Né lui né il suo amico arrestato e subito rilasciato. Il terzo probabilmente aveva violato gli arresti domiciliari.
Quello che stupisce è la gestione della situazione da parte dei poliziotti. Insensatamente spietata ma effettivamente professionale. Si perché quello che appare chiaro è che la sequenza rispetta i canoni classici del militarismo antiguerriglia. Insegui, poi speroni, fai cadere l’inseguito che una volta corso via a piedi puoi prendere comodamente di mira e colpire. In questo caso con precisione appunto professionale. Davide è stato colpito alla schiena all’altezza del cuore ed è morto poco dopo, oltretutto ammanettato a terra nonostante fosse in fin di vita. D’altronde il manuale insegna che l’obiettivo una volta preso va ammanettato con i polsi dietro la schiena e la testa schiacciata a terra. Ma Davide non poteva nuocere a nessuno, era praticamente già morto. Più che da gestori dell’ordine pubblico i militari che sono intervenuti si sono mossi e hanno ragionato secondo schemi bellici. Schemi militari. E in effetti uno dei motivi dell’aumento dell’efferatezza nel comportamento nelle forze dell’ordine è proprio da ricercarsi nella modalità di selezione degli aspiranti poliziotti e carabinieri. L’aver partecipato a missioni militari nell’Esercito Italiano all’estero concede un canale d’accesso privilegiato verso l’assunzione in corpi che certo non avrebbero affatto bisogno di una ulteriore linfa militaresca.
Sui poliziotti che operano a Napoli poi ci sarebbe da fare un’ulteriore considerazione. Il fatto di operare in territori “difficili” dal punto di vista sociale li porta ad assumere atteggiamenti aggressivi, irruenti, pericolosi, giustificabili secondo loro dal contesto. Si muovono appunto come militari in territorio nemico. Ed in effetti i quartieri di Napoli sono una potenziale polveriera. Disoccupazione e degrado la fanno da padrone e lo Stato dà segni di sé soltanto con una severa gestione dell’ordine pubblico senza disturbare chi veramente gestisce il grande malaffare. La verità è che a Napoli un ragazzino di quartiere come Davide non ha nessun futuro innanzi a sé e il lavoro che troverà, se lo troverà, sarà comunque precario e mal retribuito. Perché i salari in questa città vanno sempre più verso il basso e perché l’esercito di riserva è sterminato e chi ti dà un lavoro ti sta “facendo un favore”. In un contesto del genere lo Stato sa che bisogna sorvegliare, controllare e reprimere. Certo ogni tanto ci scappa il morto perché i ragazzi, quando giocano alla guerra, a volte esagerano. 

Per oggi, sabato 6 settembre, alle ore 16, alla Rotonda di Via Cinthia nel Rione Traiano è stato indetto un presidio per Davide Bifolco.

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