Secondo un rapporto pubblicato la scorsa settimana dal quotidiano statunitense Washington Post, le varie forze di polizia del paese hanno ucciso ben 385 persone dall’inizio del 2015, con una media di due al giorno e un ritmo doppio rispetto a quello dello scorso decennio. Si tratta di un vero e proprio record, con un 50% in più dei casi documentati nei rapporti ufficiali delle forze dell’ordine rispetto alla media.
Secondo i dati forniti dall’Fbi negli anni tra il 2000 ed il 2009 risultano infatti circa 400 persone uccise dalla polizia l’anno negli Stati Uniti, con una media di 1,1 vittime al giorno. Nel 2015 il livello è stato invece di 2,6 morti al giorno, il che vuol dire che a questo ritmo alla fine del 2015 si potrebbero contare addirittura 1.000 morti freddati nel corso di operazioni di polizia.
Negli Stati Uniti il dibattito sulla violenza arbitraria e impunita delle forze di polizia, in particolare nei confronti delle minoranze, è tornato a riaccendersi dopo l’uccisione ad agosto del 2014 di un ragazzo nero di 18 anni, Michael Brown, a Ferguson, in Missouri. L’omicidio ha scatenato violente proteste in tutto il paese ed è stato seguito da numerosi casi di cittadini, per lo più afroamericani, assassinati da agenti di polizia nonostante fossero disarmati e in alcune occasioni senza che stessero in realtà compiendo alcun reato.
Il Washington Post ha raccolto numerose interviste, articoli ripresi da quotidiani e dati della polizia per compilare un archivio dei casi di persone rimaste uccise in una sparatoria con uno o più poliziotti. Secondo i dati raccolti dal quotidiano, i due terzi delle vittime disarmate erano ispanici o afroamericani. L’80% delle vittime, tuttavia, era armata con pistole, coltelli e altre “armi” (il che non vuol dire che ammazzarle fosse l’unica opzione a disposizione delle forze dell’ordine!). Ma ben 49 persone tra quelle uccise erano completamente disarmate mentre 13 potevano disporre di pistole giocattolo. Un quarto delle vittime soffriva di problemi psichiatrici e otto erano ragazzi con meno di 18 anni.
Si tratta, indica lo stesso quotidiano che ha pubblicato lo studio, di una stima per difetto, e quindi il numero delle persone uccise dai poliziotti nel paese potrebbe essere anche più alto perché alcuni casi potrebbero non essere stati riportati dai media o dai dipartimenti di pubblica sicurezza. Inoltre il rapporto tiene conto solo dei casi in cui le vittime della brutalità poliziesca sono stati abbattuti da colpi di arma da fuoco, e non ad esempio da taser, pistole elettriche di vario genere, soffocati durante l’arresto o morti in circostanze non chiare nel corso del fermo e dell’incarcerazione. Se si aggiungessero queste circostanze al conteggio il numero delle vittime di ‘malapolizia’ negli Stati Uniti supererebbe ampiamente i 450 casi nei primi mesi dell’anno in corso.
Un altro dato che la dice lunga su quanto accade negli Stati Uniti a proposito di ‘stato di diritto’ e rispetto dei ‘diritti delle minoranze’ è che su 385 episodi di cittadini uccisi da membri della polizia sono in tre casi gli agenti responsabili sono stati incriminati e quindi processati da un tribunale. Neanche l’1% del totale… Niente male per un paese che pretende di dare al resto del mondo lezioni di democrazia e libertà!
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