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Caso Ferrulli, l’Appello parte da una nuova perizia

Una nuova perizia sulle cause della morte di Michele Ferrulli, un manovale cinquantunenne vittima di un arresto cardiaco la notte del 30 giugno del 2011, in via Varsavia a Milano, mentre veniva arrestato da quattro poliziotti. 
La novità che apre il processo d’Appello rappresenta un elemento che potrebbe porre seri interrogativi o addirittura rimettere in discussione quella che fu la sentenza di primo grado. Allora gli agenti, imputati di omicidio preterintenzionale con il pm Gaetano Ruta che aveva chiesto per loro ben sette anni di carcere, vennero invece assolti.
La perizia, che avrà carattere medico, sarà volta ad accertare se una infiltrazione di natura emorragica sulla testa di Ferrulli sia stata causata o meno dallo schiacciamento del capo al suolo durante le operazioni di arresto. I periti saranno nominati il prossimo 28 gennaio. Se l’ipotesi sarà confermata, prenderebbe corpo l’ipotesi accusatoria secondo cui l’azione di arresto fu eseguita con violenza, o almeno con una veemenza esagerata rispetto alla situazione.
La Corte ha inoltre disposto una nuova visione in aula dei video che hanno immortalato la “fase di contenimento” di Ferrulli, quelle immagini che in primo grado avevano spinto i pm a parlare di una «violenza gratuita e ingiustificabile» da parte degli uomini in divisa.
La sentenza, però, ha parlato di un’azione «giustificata dalla legittimità dell’arresto», negando il nesso causale tra l’intervento e la morte dell’uomo, vista «la concomitanza di altri numerosi e rilevanti fattori stressogeni».
Era il luglio del 2014, la figlia di Michele, Domenica, abbandonò l’aula in lacrime: «Mio padre è morto chiedendo aiuto e supplicando i poliziotti di smetterla, i filmati sono sotto gli occhi di tutti».  “Noi sappiamo la verità – ha detto ancora la figlia della vittima – e quello che si vede nel video girato da una passante è agghiacciante, sono evidenti le percosse inflitte a mio padre così come si sente chiaramente la sua richiesta d’aiuto”.

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