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Genova 2001: solo una multa al poliziotto che inventò l’accoltellamento

Tra pochi giorni saranno trascorsi 15 anni esatti dalla ‘macelleria messicana’ di Genova, quando decine di migliaia di giovani, attivisti, giornalisti provenienti da tutta Italia e dal resto del mondo si trovarono di fronte il vero volto dello stato, la brutalità dei suoi apparati, la violenza delle sue istituzioni.
A quindici anni di distanza, e a pochi giorni dall’inizio delle varie iniziative convocate per ricordare quei tremendi giorni e l’omicidio di Carlo Giuliani da parte di un carabiniere, arriva una notizia che sa davvero di beffa. Si scopre infatti solo ora che ai poliziotti responsabili del pestaggio indiscriminato dei manifestanti e dei medi attivisti che dormivano nella scuola Diaz, alcuni dei quali responsabili anche della fabbricazione di prove false e di falsa testimonianza, la punizione inflitta dallo stato fu…una multa di 47 euro e 57 centesimi. Una ammenda pari ad una giornata di lavoro decurtata dai contributi. Tutto qui.

Come scrive l’articolo della sezione genovese di Repubblica, scritto dall’ottimo Marco Preve: “l’assistente capo (era semplice agente nel 2001) Massimo Nucera condannato a 3 anni e cinque mesi per falso e lesioni (queste ultime prescritte) a natale del 2013 era stato condannato dal Consiglio provinciale di disciplina della polizia ad una sospensione dello stipendio di un mese. Ma neppure un anno dopo, nel marzo del 2014, il suo ricorso veniva accolto dall’allora capo della polizia in persona, Alessandro Pansa – da pochi mesi è diventato capo dei servizi segreti italiani – che riduceva da 30 giorni a un solo giorno la sanzione. Incredibilmente Nucera veniva ritenuto responsabile di un comportamento colposo e non doloso, il che avrebbe fatto lievitare automaticamente la pena disciplinare. Nella mite sentenza firmata da Pansa, Nucera è ritenuto responsabile di un “comportamento non conforme al decoro delle funzioni… dimostrando di non aver operato con senso di responsabilità…”. Un buffetto per aver partecipato a quegli eventi che i giudici di Appello e Cassazione così hanno descritto “L’enormità di tali fatti, che hanno gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero”. Lo stesso Pansa, per altro, un anno dopo, nel giugno del 2015, denunciava al Consiglio Superiore della Magistratura il pm del processo Diaz, Enrico Zucca, il quale in un dibattito avvenuto durante la manifestazione “Repubblica delle Idee” aveva ricordato alcuni passaggi della durissima sentenza con cui la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo aveva condannato l’Italia per i fatti della Diaz in merito all’assenza di leggi e norme finalizzate a punire la tortura e i torturatori. Tra le ragioni della condanna quella relativa all’assenza di qualsiasi forma cautelare per sospendere dal servizio, o almeno bloccarne la carriera, pubblici funzionari anche solo indagati o sospettati di gravi violazioni come appunto quelle avvenute alla scuola Diaz o nella prigione lager di Bolzaneto. (…) Quando Nucera viene giudicato dal Consiglio di disciplina (presieduto dal dirigente Lorenzo Suraci all’epoca numero due della questura di Roma) nel suo curriculum non c’è soltanto la condanna definitiva per i fatti genovesi del luglio 2001 relativa anche alla bufala della coltellata ricevuta da parte di un occupante della Diaz (Nucera consegnò il proprio giubbotto strappato ma le indagini dei carabinieri svelarono che si era auto inferto la coltellata). Pochi anni dopo, nel 2005, a Teramo, sempre indossando al divisa del VII Reparto Mobile di Roma, finisce di nuovo nei guai. Due celerini picchiano un tifoso della squadra di basket locale e Nucera viene accusato di aver coperto i colleghi raccontando, ancora una volta, delle bugie. E’ condannato per falsa testimonianza a un anno e quattro mesi ma di nuovo la prescrizione lo salva in Appello. Questo precedente però non interferisce con il super sconto disciplinare del prefetto Pansa. Anche per una questione di equità. Infatti, per determinare la giusta sanzione, si legge nel provvedimento, è necessario tenere conto che “la situazione penale del Nucera è comparabile con altro coimputato sanzionato con pena pecuniaria di 1/30 che non giustifica la diversità delle sanzioni preposte”. In altre parole altri poliziotti condannati per la Diaz hanno ricevuto sanzioni disciplinari minime. Chi? Forse tra altri 15 anni lo sapremo”.

Insomma Nucera, che aveva “accusato di tentato omicidio una persona” ma si era procurato da solo o con l’aiuto di un altro agente i maldestri tagli sul giubbotto, è stato sì condannato per falso ma grazie alla prescrizione si è visto la condanna cancellata. E neanche la condanna ‘interna’ ad un mese di sospensione della paga è sembrata una sentenza equa al Capo della Polizia Alessandro Pansa, che lo ha graziato, infliggendogli la simbolica quanto beffarda condanna alla sottrazione di un solo giorno di stipendio. Oggi Nucera non solo non è stato cacciato dalle forze di sicurezza, ma addirittura promosso ad Assistente Capo della Polizia…

La Cassazione, nelle 186 pagine di motivazioni parlò di “sconsiderata violenza adoperata dalla polizia” nell’irruzione alla scuola Diaz. In quella notte terribile, 61 attivisti furono feriti, alcuni in modo anche molto grave. A seguito di quei fatti ben 125 agenti vennero messi sotto inchiesta. La Cassazione sentenziò che vi fu una “consapevole preordinazione di un falso quadro accusatorio ai danni degli arrestati, realizzato in un lungo arco di tempo intercorso tra la cessazione delle operazioni ed il deposito degli atti in Procura”. Tra questi agenti c’era anche Nucera.

Nel frattempo si è scoperto che i nomi dei poliziotti condannati per quelle brutali e ingiustificate violenze inflitte ai manifestanti e ai giornalisti 15 anni fa nella scuola Diaz e nella Caserma di Bolzaneto sono stati prima cancellati e poi ripubblicato sul registro online della Corte di Cassazione, ma solo grazie ad una interrogazione parlamentare del senatore Luigi Manconi (che, se ha davvero a cuore certi temi e certe battaglie, farebbe bene a stare alla larga dal Partito Democratico). I nomi dei condannati sono ora ricomparsi improvvisamente due settimane fa mentre per molti mesi erano stati rimossi dalle sentenze di condanna. Ma nessuna manipolazione informatica potrà cancellare la memoria di quanto avvenne a Genova in quei terribili giorni del luglio del 2001.

 

Luca Fiore

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