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Chiudere subito il lager di Gradisca d’Isonzo

Il 5 novembre 2013 il Centro di identificazione ed espulsione della provincia di Gorizia venne chiuso dopo tre giorni di rivolta. Il 17 dicembre 2019 lo stesso luogo è stato riaperto con un nome nuovo: Centro di permanenza e rimpatrio (CPR).

Dentro al CPR di Gradisca, continuano ad avvenire settimanalmente nuovi ingressi e trasferimenti di persone da un CPR all’altro: alcuni giorni fa sono entrate altre 25 persone, provenienti da Sud, probabilmente direttamente da Lampedusa.

In quei veri e proprio lager non viene rispettata né la dignità umana né alcuna misura sanitaria di tutela minima: è ciò che viene raccontato da donne e uomini sottoposti ad una assurda, dura, lunga e disumana “detenzione amministrativa” a tempo indeterminato.

Le persone recluse all’interno del campo continuano nella maggior parte a vivere in stanze comuni in una situazione di gravissimo sovraffollamento.

Sono frequenti le violenze sui migranti rinchiusi nel CPR di Gradisca, ma vengono sistematicamente censurate.

Capita ormai regolarmente che durante i giorni più torridi dell’estate, quando il caldo diventa insopportabile, nei Centri permanenti per il rimpatrio, le tensioni perenni sfocino in uno stato di rivolta permanente.

Il divieto di accesso ad osservatori esterni che non siano il Garante per i detenuti – che però entra solo dopo richiesta – o qualche sparuto deputato, i timori connessi alla pandemia, hanno permesso di sottacere più che in passato queste condizioni insopportabili in cui si consumano i tanti soprusi.ai danni dei migranti reclusi, ricordiamolo, senza aver commesso mai alcun reato.

All’interno del centro i detenuti hanno dato luogo a diverse rivolte, incendiando parte delle camerate e compiendo frequenti atti di autolesionismo, talvolta anche molto gravi fino al suicidio.

A queste le forze dell’ordine presenti nella struttura hanno risposto frequentemente con una repressione violenta, che, da quanto è stato riferito dai detenuti, ha mandato alcuni di loro all’ospedale ed è avvenuta dopo aver disattivato il sistema interno di videosorveglianza o minacciando altri reclusi di ritorsioni nel caso avessero fatto uscire video o immagini da quelle mura.

Insomma, a Gradisca si muore e sappiamo chi è Stato.

L’ultimo suicidio è avvenuto il 31 agosto scorso: un ventottenne pakistano, del quale non sappiamo il nome, si è tolto la vita nel CPR di Gradisca d’Isonzo. Era entrato un’ora prima. Si è ammazzato in camera; l’hanno trovato i suoi compagni di reclusione.

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