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Roma. Precipita dalla finestra durante la perquisizione della polizia

Il fatto, gravissimo, è avvenuto a Roma il 25 luglio scorso, nel popolare quartiere di Primavalle. Ma gli indagati non sono dei picchiatori inviati da un clan criminale bensì alcuni agenti di polizia che, dai primi accertamenti svolti nell’ambito dell’indagine sul caso di Hasib Omerovic – un rom sordomuto, attualmente in coma dopo la caduta dalla finestra di un appartamento – è emerso che non avevano alcun mandato di perquisizione da parte della Procura di Roma.

La magistratura, a due mesi di distanza dai fatti, dovrà chiarire se sia trattata di una iniziativa coordinata da un funzionario o di una decisione presa dagli agenti che, a distanza di quasi due mesi, ancora non sono stati interrogati. In mano alla procura ci sarebbero solo alcune relazioni di servizio. I magistrati ipotizzano al momento il reato di tentato omicidio.

L’avvocato Arturo Salerni, uno dei legali dei genitori e della sorella di Hasib Omerovic, ha annunciato che la famiglia ha richiesto di essere spostata dal quartiere di Primavalle di Roma perché “ha paura“.

La perquisizione della polizia sarebbe scaturita da alcune segnalazioni, riportate anche in un post pubblicato e poi cancellato su ‘Facebook’, in cui Hasib Omerovic veniva accusato di avere molestato alcune ragazze.

Al momento si conosce la versione fornita dalla sorella della vittima presente quel giorno al momento dell’irruzione. Anche la ragazza, come il fratello, è disabile. Nell’esposto che la sorella ha presentato in Procura, la perquisizione viene così descritta: “Ho sentito suonare e ho aperto la porta. Una donna con degli uomini vestiti normalmente sono entrati in casa. La donna ha chiuso la serranda della finestra del salone. Hanno chiesto i documenti di mio fratello”.

Lunedì 12 settembre, si è svolta una Conferenza Stampa  presso la Sala stampa della Camera dei Deputati, alla presenza di Fatima Sejdovic, la madre della vittima, del deputato Riccardo Magi, di Carlo Stasolla, portavoce di Associazione 21 luglio e degli avvocati della famiglia Arturo Salerni e Susanna Zorzi, sono stati illustrati i dettagli del tragico evento.

Al momento dell’accaduto, ha affermato l’avvocato Zorzi nella conferenza stampa alla Camera dei Deputati,  “c’era la polizia con almeno otto agenti del commissariato Primavalle che erano lì per chiedere i documenti ad Hasib non si sa per quale ragione, una cosa già di per sé molto strana“.

Stando al racconto della sorella riportato nell’esposto alla Procura, a quel punto il fratello si sarebbe spaventato e si sarebbe chiuso nella sua stanza. Gli agenti avrebbero forzato la porta. La sorella di Hasib Omerovic riferisce che: “Lo hanno picchiato con il bastone, è caduto e hanno iniziato a dargli i calci. È scappato in camera e si è chiuso. Loro hanno rotto la porta, gli hanno dato pugni e calci. Lo hanno preso dai piedi e lo hanno buttato giù“.

La versione della polizia sarebbe quella secondo cui Hasib “era stato indicato per aver molestato delle persone, che loro erano lì per un controllo“. A quel punto, sempre secondo questa versione, si sarebbe “chiuso in camera” per poi gettarsi dalla finestra “senza che gli agenti potessero intervenire“.

Spiegazioni che però non sono bastate ai familiari, anche perché “abbiamo riscontrato delle stranezze all’interno dell’abitazione“, ha sottolineato l’avvocato.

Nelle foto della camera di Hasib mostrate alla stampa, infatti, si vedono una scopa rotta “che prima dell’intervento della Polizia era integra” un termosifone quasi sradicato dal muro, la porta di ingresso della camera completamente scardinata e macchie di sangue su una felpa.

Sul caso di Hasib Omerovic, è stata presentata una interrogazione parlamentare dell’onorevole Riccardo Magi alla ministra dell’Interno Lamorgese. L’interrogazione e la successiva conferenza stampa alla Camera hanno portato così alla luce, dopo due mesi, quanto avvenuto a luglio.

L’on. Magi ha scritto nell’interrogazione: “Non è chiaro il motivo per cui la polizia sia entrata nell’abitazione e abbia richiesto (ad Hasib Omerovic, ndr) i documenti, né perché gli siano state fatte delle fotografie. I familiari non sono a conoscenza di eventuali verbali a suo carico né di alcuna attività di indagine specifica svolta dalla polizia giudiziaria, né al loro arrivo sul posto né successivamente”.

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