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Vigili non gendarmi. Il pestaggio di Milano è la conseguenza di scelte dall’alto

La vicenda di Milano, con il pestaggio di una persona da parte della Polizia Locale (una volta venivano chiamati Vigili Urbani), è solo l’ultimo episodio della conseguenza di cambiamento di funzioni imposte dall’alto in nome della “sicurezza”. La brutalità del fermo avvenuto a Milano è arrivata alle cronache solo per la circolazione di alcuni video che hanno documentato l’accanimento contro una persona ormai inerme.

Ma come si è arrivati al fatto che quelli che la cultura popolare fino a qualche anno fa definiva simpaticamente come “Ghisa” o “Pizzardoni” si siano sentiti legittimati ad agire come sceriffi di una citta statunitense? Quando e come sono cambiate le cose?

Il 20 febbraio 2017 venne infatti varato il Decreto Sicurezza che sancisce con un atto d’imperio l’allargamento e lo snaturamento delle funzioni della polizia locale in direzione di una discutibile “sicurezza urbana”

In questo decreto si stabilisce che il Sindaco in accordo con Prefettura e Regione può definitivamente stabilire l’utilizzo della Polizia Locale in compiti di repressione della microcriminalità, spaccio di stupefacenti, repressione con la forza di situazioni di disagio e conflittualità sociale.

L’Usb, sia all’epoca (2017) che successivamente, ha denunciato con diversi documenti e volantoni distribuiti tra gli operatori delle polizie locali, sia lo snaturamento della funzione che le sue conseguenze.

Ne riportiamo qui di seguito alcuni passaggi che ci appaiono significativi:

“La necessità di dare risposta alla richiesta da parte dei cittadini di maggiore tutela della sicurezza, (tra l’altro più indotta dai mass-media che reale), così come il tentativo di acquisire maggiori consensi elettorali da parte di Sindaci e Forze Politiche, stanno snaturando l’attività della Polizia Locale, con l’utilizzo del personale in compiti e funzioni che appartengono all’alveo della Difesa e dell’Ordine Pubblico.

Pian piano si sta costruendo una nuova forza di Polizia parallela a quella di Stato, con personale sottodimensionato, non a ciò addestrato, sottopagato e privo di ogni tutela sia personale che giuridica.

A questo snaturamento, concorrono forze sindacali che prive di un progetto che abbia un percorso definito ed un orizzonte certo, continuano a spingere la Polizia Locale verso l’ingresso nel Comparto Sicurezza e verso un Contratto Pubblico che oltre a costituire un salto nel buio per la stessa sicurezza degli operatori (mai addestrati e mai formati ad operazioni di contrasto a fenomeni di ordine pubblico, e con una età media di 53 anni), priverebbero le lavoratrici ed i lavoratori della Polizia Locale di una serie di diritti, come la contrattazione decentrata su orari e salario accessorio, la rappresentanza in RSU, il diritto allo sciopero, e li priverebbe anche dell’indipendenza di azione, essendo poi sottoposti a determinazioni gerarchiche imposte dagli organi politici.

L’USB è fortemente impegnata a salvaguardare le peculiarità, la professionalità e la sicurezza degli operatori della Polizia Locale ed è convinta che tutelarne i compiti e le funzioni, risponde proprio a quella necessità di sicurezza ed a quelle garanzie richieste dai cittadini.

Il servizio di polizia locale deve mantenere le peculiarità storicamente date e deve essere principalmente e specificatamente un servizio di prevenzione, vigilanza e controllo sui regolamenti e sulle leggi che regolano la comunità cittadina all’interno dei propri confini territoriali.

In Italia il corpo di Polizia Locale  proprio per lo svolgimento delle proprie mansioni, si configura come la struttura di vigilanza con maggiore capillarità sul territorio italiano, per citare dei numeri

In Italia 144 comuni sono superiori ai 50.000 abitanti, 2271 comuni hanno una popolazione che è inclusa tra i 5.000 e i 50.000 abitanti, e 5568 comuni sono abitati da meno di 5.000 abitanti, pari circa al 70% dei comuni italiani.

Da questi dati appare evidente che il personale di Polizia Locale presente in ogni Comune e interessato per competenza a molti degli atti emanati dai comuni stessi per numero e dislocazione è naturalmente collegato alla istituzione dell’Ente Locale.

L’ USB rivendicando alla Polizia Locale un ruolo di servizio al cittadino, e quindi di prevenzione e non di repressione, rilancia la proposta di polizia locale con compiti e funzioni ben definiti e ben chiari, proprio per la complessità delle sue funzioni, e per la maggiore professionalità e competenza a largo raggio deve operare in costante collegamento dei servizi dell’amministrazione comunale, della quale deve far rispettare regolamenti ed ordinanze.

Naturalmente non possiamo scordarci la diversità della nostra professione che ci porta quotidianamente al confronto con situazioni di forte contrasto con l’utente, perché se è vero che noi dovremmo rappresentare il riferimento “positivo” dell’amministrazione sul territorio, attraverso il lavoro di prevenzione e controllo, è pur vero che l’aggravarsi della condizione sociale in cui versa il paese, ci porta sempre più ad affrontare situazioni di conflitto soprattutto per la nostra prerogativa di irrorare le sanzioni amministrative che colpiscono le tasche del cittadino”.

A Roma risultano in organico 6.000 operatori della Polizia Locale tra agenti, funzionari, dirigenti. A Milano sono quasi 3000. A Napoli 1225.

Le amministrazioni locali, così come i governi centrali, negli anni hanno preferito sempre aumentare le assunzioni su figure con funzioni coercitive piuttosto che quelle addette ai servizi comunali.

Il 17 marzo del 2020, il governo approvò il decreto che stabilì che Roma avrebbe potuto spendere annualmente per il personale, al massimo, il 25,3% delle entrate, mentre fissò per Milano un tetto al 28,8 per cento”

A Milano per esempio per il verde pubblico risultano esserci 33 giardinieri comunali mentre la manutenzione è stato affidata alla MM,  una società interna al Comune di Milano, partecipata al 100 per cento da Palazzo Marino (750 dipendenti) ma con competenza sui servizi idrici. A Roma i giardinieri in forza al Comune sono precipitati dai 1300 del 1995 (dati ufficiali del Comune, pubblicati nel Rapporto 2013) ai 250 odierni. A Napoli ce ne sono solo 83.

Funzioni diverse sicuramente, ma indicative del fatto che la logica della sicurezza è diventata prevalente non solo sulle scelte delle amministrazioni ma anche sulle figure professionali sulle quali si mettono soldi e si fanno assunzioni piuttosto che altre. E quelle con funzioni coercitive sembrano avere una corsia preferenziale.

 

 

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