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Meno soldi e più prestiti: famiglie in crisi

Nel mese di gennaio sono aumentati del 5%, su base annua, i prestiti richiesti dalle famiglie, mentre sono calati dell’1,7%, sempre su base annua, i depositi dell’intero settore privati, che include anche le famiglie.

Il tasso annuale delle “sofferenze” – crediti concessi e ancora considerati tra gli “attivi”, ma di difficile restituzione – rimane sostanzialmente stabile al 30% (era al 29,9% in dicembre). Mentre i depositi del settore privato registrano una variazione negativa (-1,7% su base annua rispetto al -1,2%).

Cosa significa?

Che “la gente”, in media, riesce a risparmiare sempre meno (ovvero a lasciare i soldi nel conto corrente) ed è costretta sempre più spesso a ricorrere a un prestito per far fronte alle spese non rinviabili. Naturalmente, visto che stiamo parlando della “media del pollo”, non è affatto detto che le persone che hanno meno soldi in banca siano le stesse che chiedono un nuovo prestito. Le grandi cifre statistiche descrivono dinamiche che riguardano milioni di persone e sono indicative proprio perché relative alle grandi dimensioni.

Quel che è importante sapere, invece, è che mutui e prestiti per le famiglie, a gennaio, sono già diventati più cari. Prima ancora che la Bce rendesse noto il suo orientamento ad aumentare i tassi di interesse – fermi all’1% dal 2009 – e che quindi l’Euribor riprendesse a salire. Si misura qui la differenza di informazioni esistente tra “clienti standard” e istituti di credito: è infatti evidente che le banche hanno avuto canali privilegiati capaci di anticipare questo rialzo ancora da decidere.

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