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S&P taglia il rating dell’Italia

L’agenzia Standard & Poor’s ha tagliato l’outlook dell’Italia da stabile a negativo, confermando il rating A+ al debito a lungo termine. È quanto si legge in una nota, in cui si sottolinea che «le attuali prospettive di crescita sono deboli e l’impegno politico per riforme che aumentino la produttività sembra incerto».

Nelle valutazioni di Standard & Poor’s non mancano infatti i parametri sulla situazione politica italiana alle prese con le difficoltà del governo Berlusconi. “Il potenziale ingorgo politico potrebbe contribuire ad un rilassamento nella gestione del debito pubblico. Come risultato, crediamo che le prospettive dell’Italia per ridurre il debito pubblico siano diminuite” si legge nella nota con cui Standard & Poor’s ha tagliato l’outlook dell’Italia da stabile a negativo, in cui si sottolinea comunque che “se il governo riuscirà ad ottenere sostegno politico per l’attuazione di riforme strutturali a favore della competitività, ponendo le basi per una crescita economica più elevata ed una più veloce riduzione del debito, i rating potrebbero rimanere al livello attuale”.

Questo cambiamento «potrebbe avere un impatto negativo sul merito di credito di alcune delle banche italiane» tra cui Intesa Sanpaolo e Mediobanca. Lo scrive la stessa agenzia di rating. S&P’s pubblicherà un’analisi più dettagliata di ogni impatto che l’azione sul rating sovrano avrà su queste banche, e il ritardo spiega l’agenzia è dovuto alla necessità di rispettare i regolamenti Ue. L’impatto secondo S&P ci sarà su quegli istituti che hanno attualmente lo stesso rating o uno superiore a quello sovrano, in particolare: Intesa Sanpaolo e le sue principali controllate Banca IMI, Cassa di Risparmio Bologna e Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo (BIIS)

Ma la bastonata politica atterra sulla testa del governo Berlusconi. Standard & Poor’s ritiene infatti che «le misure strutturali attuate nel 2010 e quelle contenute nel Piano Nazionale di Riforma recentemente aggiornato non siano sufficienti a stimolare la crescita economica nel medio termine». Inoltre, «la crescente fragilità dell’attuale coalizione di governo renda più impegnativa la tempestiva attuazione delle riforme strutturali più significative che favoriscono la crescita». E’ da ricordare che quando costoro dicono “riforme” non si riferiscono affatto a qualcosa di positivo, ma all’eliminzione di tutte quelle misure “limitative della competitività” che alleviano le condizioni delle fasce di popolazione a basso reddito; ossia il welfare e tutte le altre forme di sostegno che richiedono anche solo un briciolo di spesa pubblica.

Se la debole crescita economica dovesse persistere,infatti, il risultato di bilancio «probabilmente non raggiungerà in modo significativo gli obiettivi del governo e quindi farà deragliare il piano di riduzione del debito contenuto nel Programma di Crescita e Stabilità». Nel lungo termine, S&P’s ritiene che le prospettive di crescita potrebbero ulteriormente diminuire a causa dello sfavorevole profilo demografico in Italia (l’invecchiamento della popolazione, nel loro calcolo, aumenta il monte pensioni da erogare mentre diminuisce la quota di popolazione in età da lavoro ed effettivamete al lavoro).

Il costo legato agli interessi pagati dallo stato sul debito pubblico italiano – rileva infine S&P – è pari a oltre il 10% delle entrate pubbliche nel 2011 (tasse, ecc), superiore del 7,5%, al livello mediano della categoria di rating “A” e previsto in ulteriore aumento. Gli interessi passivi riflettono l’impatto dell’elevato indebitamento pubblico sulle finanze italiane.

Ha cercato di minimizare l’effetto il ministro dell’economia Giulio Tremonti, secondo cui «l’Italia rispetterà i suoi impegni»; «le valutazioni espresse e confermate nei giorni scorsi dalle principali organizzazioni internazionali sono molto diverse da quelle espresse oggi da Standard & Poor’s». Inoltre i dati della crescita economica e del bilancio pubblico «sono stati costantemente migliori del previsto».

Ma il Tesoro non si è limitato alle dichiarazioni. «Per quanto riguarda l’economia, il governo ha avviato ed intensificherà il ciclo di interventi riformatori; per quanto riguarda il bilancio pubblico, sono in avanzata fase di preparazione i provvedimenti mirati al rispetto dell’obiettivo di pareggio di bilancio per il 2014. Questi avranno entro luglio l’approvazione da parte del Parlamento».

Sorprendente, ma neanche troppo, la sortita congiunta di due dei sindalisti più “complici” attivi nel non entusiasmante panorama italiano: Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti hanno… difeso il governo descrivendo S&P come un'”agenzia screditata”. Magari i pirati della finanza lo fossero!

Allacciate le cinture di sicurezza. O meglio: prepariamoci ad uscire di casa e farci sentire. Italia-Grecia, mia fazza, mia razza.

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