Derivati, la bolla record sale a 415mila miliardi
Isabella Bufacchi
Crescono i volumi degli strumenti derivati, in termini di valore nozionale dei contratti over-the-counter (Otc) fuori Borsa e di quelli negoziati sui mercati regolamentati. Ma intanto calano le esposizioni del mondo bancario europeo nei confronti di Grecia, Irlanda e Portogallo. Il valore nozionale dello stock in essere dei derivati negoziati fuori Borsa è salito del 3% nella seconda metà del 2010, raggiungendo quota 601.048 miliardi di dollari (circa 415mila miliardi di euro al cambio attuale).
Sono queste alcune delle principali tendenze che emergono nell’ultimo rapporto della Banca dei regolamenti internazionali (Bri) contenente statistiche su scala globale ed europea al 31 dicembre 2010 e al primo trimestre 2011.
«L’incremento è in larga parte conseguenza diretta dell’apprezzamento delle principali valute nei confronti del dollaro Usa», precisa il rapporto Bri. I valori lordi di mercato (gross market value) sui derivati Otc sono scesi del 14,3% tra giugno e dicembre 2010, calando da 24.673 a 21.148 miliardi di dollari. Infine, le esposizioni creditorie lorde (gross credit exposures) sono diminuite del 7%, portandosi a 3,3 trilioni di dollari, dopo essere aumentate del 2% nella prima metà dell’anno. I credit default swap (Cds) sovrani hanno registrato un aumento del 6% del valore nozionale, che ha fatto seguito a una crescita del 26% nei primi sei mesi del 2010: ma restano pur sempre una piccola fetta dell’intera torta dei Cds da circa 30mila miliardi di dollari, dominata dai contratti contro il rischio di insolvenza delle aziende.
Infine per i derivati negoziati in Borsa, i futures e le traded options, l’aumento del valore nozionale e del numero dei contratti in essere è stato notevole: l’attività si è intensificata nel primo trimestre 2011. Il turnover in termini di importi nozionali è salito a 581.000 miliardi di dollari (414,8 trilioni i futures, 166,4 le options), in rialzo del 21% rispetto al periodo precedente. Le posizioni aperte, anch’esse misurate in termini di valori nozionali, sono cresciute del 24 per cento. Gli aumenti hanno interessato tutti i comparti ad eccezione del valutario, si legge nel rapporto.
Ieri il segretario al Tesoro Usa Timothy Geithner ha insistito sulla necessità di creare una nuova regolamentazione globale del mercato dei derivati. «Non vogliamo vedere un’altra corsa al ribasso nel mondo. Mentre ci siamo attivati per contenere i rischi negli Stati Uniti, vogliamo ridurre al minimo le possibilità che questo rischio si sposti semplicemente in altri mercati», ha detto nel suo discorso all’International monetary conference di Atlanta. Geithner ha sottolineato che «così come abbiamo un sistema di standard minimi sui capitali bancari, espressi in accordi internazionali, abbiamo bisogno di requisiti minimi nel mercato dei derivati».
Il rapporto Bri, attesissimo anche per le sue statistiche puntuali sulle esposizioni delle banche nei confronti degli stati dell’eurozona periferica in crisi di liquidità e di insolvenza, non ha deluso le aspettative. È stata inserita una nuova tabella che per la prima volta fa emergere le esposizioni delle banche nei confronti dei titoli di stato europei (si veda tabella a fianco). A fine 2010 le banche dichiaranti detenevano attività consolidate totali sull’estero per 810 miliardi di dollari nei confronti dei residenti di Grecia, Irlanda e Portogallo, i tre paesi dell’area dell’euro che hanno ricevuto sostegno esterno da Ue e Fmi. «Le stime indicano che, a tassi di cambio costanti, le attività estere verso questo gruppo di paesi sono diminuite di 97 miliardi di dollari durante il quarto trimestre».
isabella.bufacchi@ilsole24ore.com
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