Ma sul piano sostanziale, l’inchiodata tedesca – dopo alcuni trimestri che avevano fatto gridare al miracolo – è tale che difficilmente ci potrà essere una resurrezione a breve.
Il sistema tedesco è infatti stato centrato, neggli ultimi 20 anni, sulla centralità delle esportazioni, potendo però contare sulla trasformazione in “contoterzisti” dei manifatturieri est europei e norditaliani. Il dominio sull’euro, come testimonia in tempi curiosamente coincidenti anche uno studio accurato sui vantaggi che la Germania ne ha avuto, ha poi assicurato politiche di prezzo coerenti con la “centralità tedesca”.
Ora il gioco sembra prorpio sul punto di finire. Che si sia paesi “virtuosi” o “viziosi” nella gestione del debito pubblico – Germania e Italia o Grecia, insomma – i danni provocati dalle “politiche deflazioniste” (compressione contemporanea dei salari e della spesa pubblica) sono paradossalmente, ma non troppo, identici. Se tutti vogliono esportare, insomma, ci deve essere qualcuno che importa. Non possono più farlo gli Stati Uniti, massacrati dai debiti accumulati in decenni di stampaggio abnorma dei dollari; non può assorbire più di tanto la Cina, ancora in fase di espansione di una mercato interno semi-maturo; non possono più farlo, soprattutto, i pasei avanzati, alle prese con una politica economica suicida di compressione dei consumi. Perché il gioco dell’economia, in fondo, è semplice: se vuoi vendere i tuoi prodotti, ci deve essere qualcuno che possa comprarli. Ma se strangoli il compratore (i lavoratori, in generale), non vendi (o esporti) più nulla. Ma è difficile da spiegare ai padroni: ognuno spera che sia i lavoratori degli altri a comprare le proprie merci. E quando arriva la crisi, restano a bocca aperta.
Il rapporto completo.
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da Il Sole 24 Ore
Allarme Ocse: crescita col segno meno per Italia e Germania. Le banche dell’area euro da ricapitalizzare
L’Ocse prevede che nella seconda metà del 2011 Germania e Italia registrino «un trimestre di crescita negativa». L’Interim Economic Assessment diffuso oggi dall’Organizzazione prospetta un calo dello 0,1% per il Pil della Penisola nel terzo trimestre (dopo +1% nel secondo), seguito da un incremento dello 0,1% nell’ultimo quarto dell’anno.
«La manovra italiana contiene misure molto importanti che vanno nella giusta direzione». Lo ha detto nel corso di una conferenza stampa a Parigi il capo economista dell’Ocse Pier Carlo Padoan. Le misure approvate ieri dal Senato – ha affermato Padoan – sono molto importanti e vanno nella giusta direzione». In particolare, ha aggiunto il numero due dell’Ocse a Parigi, «l’iscrizione del pareggio di bilancio nella Costituzione, l’allungamento dell’età pensionabile delle donne, e l’abolizione di fatto delle Province sono misure che dureranno nel tempo, e che daranno una sterzata giusta all’economia italiana, aumentando la credibilità e la fiducia». Padoan ha quindi sottolineato che i contenuti della manovra «sono meglio di quanto anticipato è questo è un bene. Dopo un periodo di incertezza – ha concluso – le accogliamo con favore».
Entrambe le proiezioni sono associate ad ampi margini di incertezza (la gamma é di +/-1,4% nel terzo trimestre e +/-1,6% in quello successivo). Per la Germania le stime sono di una crescita del 2,6% nel terzo trimestre seguita però da un calo dell’1,4%, anche in questo caso all’interno di un’ampia gamma di oscillazione (+/-2,2%).
Il Pil francese è atteso a +0,9% e +0,4% rispettivamente, dopo il nulla di fatto (0,0%) del secondo. L’insieme dei tre big della zona euro dovrebbe registrare una crescita dell’1,4% nel terzo trimestre, seguita da una flessione dello 0,4% nel quarto. Per la Gran Bretagna le previsioni Ocse puntano a +0,4% e +0,3% nei due trimestri. Per gli Usa, dopo il +1% del secondo trimestre, é atteso un aumento dell’1,1% nel terzo e una decelerazione allo 0,4% nel quarto. Il Pil del Giappone, dopo il tonfo della prima parte dell’anno causato dallo tsunami e dal disastro nucleare di Fukushima (-3,6% nel primo trimestre e -1,3% nel secondo), dovrebbe risollevarsi a +4,1% nel terzo, ma appiattirsi a 0,0 nel quarto. Il Canada, dopo -0,4% nel secondo trimestre, ritrova discreti livelli di crescita nella seconda parte dell’anno, con +1% nel trimestre a fine settembre e +1,9% in quello finale. Per il G7 nel suo insieme, le previsioni dell’Ocse puntano a un aumento del Pil dell’1,6% nel terzo trimestre (dopo +0,4% nel secondo), seguito da un assai modesto 0,2% nel quarto. Escludendo l’impulso del Giappone per la ricostruzione post-tsunami, per il trimestre in corso il bilancio del G7 si limita a +1,1%, seguito da +0,2%.
Nel G-7 il Pil crescerà meno dell’1%
“L’attività é vicina alla stagnazione” e nel G7 (escludendo il Giappone) “il Pil crescerà meno dell’1% in media nella seconda metà del 2011”, ma non é previsto uno tsunami economico come nel 2008-2009. La conclusione cui giunge l’Interim Economic Assessment dell’Ocse che, nel rivedere al ribasso le previsioni di crescita per i Paesi avanzati, sottolinea il crollo della fiducia tra aziende e consumatori dovuta al quadro economico, all’impasse politica negli Usa e alla crisi del debito sovrano.
La zona euro migliori la governance e ricapitalizzi le banche
L’Interim Economi Assessment si sofferma anche sulla crisi del debito. Un primo passo per ridurlo é quello di attuare le decisioni previste dall’accordo del 21 luglio, ma per ristabilire la fiducia e fermare il contagio, dovrebbe essere migliorata la governance della zona e dovrebbe essere rafforzata la patrimonializzazione delle banche a fronte della loro esposizione ai Paesi dell’area in difficoltà. In generale, sotto il profilo della politica fiscale e strutturale, l’Ocse nota che nella prospettiva di un prolungato rallentamento dell’attività, i Paesi che hanno i conti pubblici più in ordine “sono in una migliore posizione per reagire e dovrebbero farlo”, mentre per quelli con spazi di bilancio pubblico limitati le opzioni sono ristrette e alcuni, anzi, “devono stringere” i cordoni della borsa nel bel mezzo di un rallentamento economico. L’Organizzazione raccomanda di varare riforme strutturali favorevoli alla crescita, perché hanno un impatto positivo sulle entrate pubbliche, sulla spesa primaria e sulla dinamica del debito, riducendo al tempo stesso i costi di finanziamento grazie agli effetti sulla fiducia. Un adeguato mix di strumenti, tra cui un aumento dell’età pensionabile, “potrebbero limitare gli effetti avversi o anche stimolare la domanda nel breve termine”.
Tenere fermi i tassi
L’Organizzazione raccomanda di «tenere fermi» i tassi di interesse ufficiali. «Se nei prossimi mesi emergessero segnali di perdurante debolezza o di rischio di recessione economica, i tassi dovrebbero essere abbassati là dove c’é spazio per farlo». Nel caso non ci fosse lo spazio per una riduzione dei saggi di interesse, l’Organizzazione suggerisce “altre misure che includono ulteriori interventi delle banche centrali sui mercati dei titoli, sia pure a rendimenti ridotti) e un forte impegno a mantenere i tassi di interesse bassi per un periodo prolungato”. I Paesi emergenti dovrebbero dal canto loro ritirare la stretta monetaria se l’inflazione é vicina agli obiettivi, mentre nei casi in cui é alta e il surplus commerciale é in aumento, dovrebbero permettere l’apprezzamento della valuta.
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