Ore 11. Lieve recupero (-3,2%), in Italia, grazie al buon andamento dell’asta dei Bot a 3 e 12 mesi; quanche paura di troppo è così rientrata. Ma il test decisivo per i titoli di stato italiani è quello di domani, con un’asta di Btp (buoni del Tesoro poliennali).
Già venerdì scorso l’euro era crollato, oggi cede ulteriormente a 1,3561 dollari (la scorsa settimana fluttuava al di sopra di 1,40). Gli impegni del G7 sulla riadozione di uno spirito di coordinamento globale nelle politiche economiche, tra scetticismi su cosa possano sortire in concreto, non sembrano per ora esser riusciti a rassicurare i mercati. E la tensione che si è riscatenata si è fatta sentire anche sui titoli di stato italiani, con aumenti dei rendimenti che si erano registrati anche nella seduta di venerdì.
Oggi i tassi retributivi sui Btp decennali si attestano al 5,51 per cento, e in questo modo il differenziale di rendimento (spread) rispetto agli equivalenti tedeschi, i bund, risale a 381 punti base.
Nella notte – ora italiana – è cominciata la fuga dei capitali dai mercati azionari.Va infatti sfatata la leggenda metropolitana propagandata da giornalisti pigri secondo cui il crollo di borsa “brucia” miliardi. Non è così. Un crollo significa certamente perdita di soldi, a volte anche molti, per qualcuno. Ma indica sostanzialmente che una certa massa di capitale viene “disinvestita” dal mercato azionario e parcheggiata altrove (liquidità, monete diverse, obbligazioni ritenute “sicure” come i bund tedeschi o i treasury statunitensi).
Naturalmente, questa fuga destabilizza non solo i “mercati azionari”, ma anche le aziende produttive (dalle banche alle assicurazioni, dall’auto all’elettronica) che sono quotate in borsa e hanno quindi buona parte del proprio azionariato “flottante”, ovvero scambiabile. Nel precipatare dei valori azionari, quindi, si creano nuove occasioni specultative, perché diverse società, anche molto importanti, diventano “scalabili”; ossia diventa possibile mutarne la composizione proprietaria, fino a un vero e proprio passaggio delle “quote di controllo” da alcuni soggetti ad altri.
Ma in questo tourbillon di passaggi di mano, ciò che rischia seriamente di venir compromesso è l’ordinarietà della vita economica e produttiva. Si bloccano alcune imprese, crollano i consumi, diminuiscono gli “ordinativi”, si tagliano posti di lavoro. Il che deprime ulteriormente i consumi, e così via.
La Borsa di Tokyo termina la seduta in netto calo, con l’indice Nikkei che cede il 2,31% a 8.535,67 punti, mentre l’Hang Seng di Hong Kong lasciava sul terreno addirittura il 4,01 e il coreano Kospi l’a,83.
L’Europa, in questo momento epicentro dell’instabilità, con la crisi dei debiti pubblici di molti paesi che sta minando la credibilità dell’euro e della stessa costruzione europea, ha seguito la stessa falsariga. Alle 9.40 Milano perde oltre il 3%, la borsa tedesca (Dax di Francoforte) il 4, Londra il 2,4 Parigi il 4%.
La situazione appare aggravata, anziché alleviata, dalle voci secondo cui in Germania si comincia a pensare che l’uscita della Grecia dall’euro, o un suo “default controllato” sarebbe in fondo meno pericoloso dell’attuale tentativo di “salvataggio”, che ha già fatto crollare il Pil ellenico del 7%. Un paese strozzato dai debiti non può più produrre e questo aggrava l’indebitamento, qualsiasi sia il livello dei tagli alla spesa pubblica.
*****
Riportiamo qui l’articolo con cui il Sole 24 Ore dà conto di questo titpo di discussione.
In Germania cresce la tentazione di chiedere il default della Grecia
Il ministro dell’Economia Philipp Rosler si unisce al coro crescente delle autoritá tedesche che avanzano la possibilitá di chiedere la bancarotta per la Grecia per salvare l’euro. «Non ci possono essere idee proibite per stabilizzare l’euro. Tra loro ci sono, necessariamente, anche una insolvenza ordinata della Grecia», ha spiegato il ministro in un articolo che sará pubblicato domani sul quotidiano ‘Die Welt’. Come gli altri membri dell’Esecutivo Merkel, Rosler trova insufficienti gli sforzi di risanamento intrapresi da Atene e ha avvertito: «Il Governo greco sa bene a quali condizioni sono stati concessi gli aiuti. La Grecia si è presa un impegno. Se ci sará una violazione di questi accordi – spiega Rosler – deve esserci la revoca temporanea dei diritti di voto nel Consiglio dei ministri dell’Unione europea. È una misura che non può restare un tabù». L’opzione estrema, spiega, sarebbe l’insolvenza controllata.
E secondo il settimanale ‘Der Spiegel’, il ministro delle finanze Wolfgang Schauble vuole essere preparato per un’eventuale bancarotta greca: ha ordinato al suo team di studiare gli scenari che potrebbero verificarsi, e gli strumenti necessari per limitarne gli effetti. Il ministero delle Finanze non commenta le rivelazioni del giornale, ma ammette che che il governo tedesco sta lavorando ad una rapida implementazione dei poteri dell’Efsf.
Intanto la Grecia annuncia nuove misure di austerità per circa 2,5 miliardi di euro per sbloccare l’arrivo degli aiuti internazionali. Secondo il ministro delle Finanze greco, Evangelos Venizelos, il nuovo sforzo si baserà essenzialmente sull’introduzione di nuove tasse sugli immobili, che verranno introdotte per due anni. Venizelos ha spiegato che la Grecia per rispettare i suoi impegni «dovrà coprire un buco di bilancio di circa due miliardi di euro». «L’unica misura efficace – ha sottolineato – è una tassa straordinaria sugli immobili di proprietà».
Parlando dal porto della città settentrionale di Salonicco, Venizelos ha detto che la nuova tassa ai cittadini costerà in media tra i 4 e i 10 euro per metro quadrato. Secondo il ministro questo «nuovo sforzo nazionale» è cruciale a causa della cattiva percezione che si ha della Grecia all’estero, che ha rinnovato i rumours su un possibile default. La nuova tassa straordinaria sulle proprietà immobiliari, precisa Venizelos, sarà «raccolta attraverso le tariffe elettriche». La tassa consentirà alla Grecia di avere un avanzo di bilancio nel 2012 e di raggiungere gli obiettivi di bilancio fissati per il 2011.
Infine, parlando ai giornalisti, il premier George Papandreou ha promesso di salvare la Grecia dalla bancarotta facendo passare le necessarie riforme concordate con l’Unione europea, il Fondo monetario internazionale e la Banca centrale europea, nonostante la recessione. «Dobbiamo agire ora – ha detto Papandreou -. Non ho intenzione di lasciare il mio Paese andare in fallimento.Preferisco che ognuno di noi perda qualcosa, piuttosto che perdere tutto per sempre».
*****
Ma altre notizie concorrono a far preciptare i listini. Ad esempio, Moody’ sta valutando se tagliare il rating delle tre maggiori banche francesi. Anche qui, dal Sole 24 Ore.
Crisi Grecia: Moody’s pronta a declassare Bnp Paribas, SocGen e Agricole
Possibile downgrading in vista per Bnp Paribas, Societe Generale e Credit Agricole a causa della loro esposizione verso la Grecia. È quanto riporta l’agenzia di stampa Bloomberg citando 2 fonti vicine al dossier. L’agenzia di rating americana Moody’s ha messo i tre colossi del credito transalpini sotto osservazione nel giugno scorso per esaminare «il potenziale di inconsistenza fra l’impatto di un possibile default o ristrutturazione del debito greco e gli attuali livelli di rating». Il taglio del rating ai tre istituti è probabilmente vicino a conclusione del periodo di osservazione, hanno spiegato le fonti confidenziali.
I ministri delle Finanze del G7 hanno deciso, il 9 settembre scorso, di sostenere le banche e la lenta crescita economica visto che la crisi del debito in Europa ha reso turbolenti i mercati finanziari minacciando una recessione globale. I rinnovati timori che la politica europea stia fallendo nel prevenire un default greco e contenere i guai del loro debito induce gli investitori a vendere azioni e spingere l’euro verso il basso rispetto al dollaro. «Prenderemo tutti i provvedimenti necessari per assicurare la possibilità di recupero dei sistemi bancari e dei mercati finanziari» hanno detto i ministri delle Finanze e i governatori delle banche del G7 a Marsiglia.
Attualmente i rating assegnati da Moody’s sono Aa2 per Bnp Paribas e Societe Generale e Aa1 per Credit Agricole e Aa2.I portavoce di Credit Agricole, Bnp Paribas e Societè generale non hanno voluto rilasciare commenti.
*****
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa