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La crisi azzanna anche la Germania

Chi pensava che bastasse “mettere in ordine” i conti pubblici (dopo averli sconquassati con i salvataggi delle banche, tra il 2008 e il 2010) è ora servito. I primi predicatori dell'”austerità” – i tedeschi – si trovano davanti al più drastico crollo degli ordinativi all’industria della loro storia recente: -3,9% nel solo mese di gennaio, rispetto al mese precedente.

La marcia indietro non è arrivata del tutto inattesa, ma i soliti analisti si aspettavano una frenata tutto sommato contenuta (-0,9%), non una mazzata di queste dimensioni.

Il ministero dell’Economia tedesco, nel pubblicare questi dati totalmente negativi, ha provato a minimizzarne la portata annunciando anche una revisione al rialzo del dato di dicembre (+4,4%). Evitando dunque di commentare il fatto che i due dati, di fatto si annullano.

Il crollo del mercato interno – gli ordinativi, ricordiamo, sono la produzione già prenotata per i prossimi mesi in base appunto agli ordini dei clienti – è tutto sommato meno grave (-2,5%) di quello derivante dalle esportazioni (-4,8%). Per una economia votata al “mercantilismo”, ovvero alla compressione dei costo interni per favorire la crescita delle esportazioni, si tratta di una notizia pessima. “Molto pessima”, ma meritata…

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