Menu

Che cos’è il “fondo salva-stati”?

Abbiami preso spunto dallo “schedone” fatto dal Sole 24 Ore, preciso come sempre, per ragionarci un po’ sopra.

 

*****

L’Abc del fondo salva-Stati. Dalle origini alla terza (virtuale) versione

di Vito Lops

Il tag finanziario della settimana è senza dubbio “fondo salva-Stati”, veicolo decisivo per garantire la solvibilità dei debiti dell’Eurozona. Questa settimana, nel dettaglio giovedì e venerdì, le due Camere tedesche si esprimeranno sull’approvazione dell’ampliamento della dotazione e dei poteri del fondo salva-Stati sulla base di quanto stabilito dal Consiglio dell’Ecofin il 21 luglio scorso.

Redazione. Che un fondo europeo debba ricevere l’pprovazione del Bundestag tedesco (non del parlamento italiano o spagnolo, tantomeno greco) chiarisce immediatamente chi è il finanziatore principale.

Allo stesso tempo, mentre le previsioni indicano che, grazie anche all’appoggio dell’opposizione del Parlamento tedesco, arriverà l’ok al potenziamento del fondo salva-Stati, il ministro dell’Economia delle Finanze, Wolfgang Schauble, non uno qualsiasi, si dice fortemente contrario a un super fondo anti-crisi.

Redazione. La posizione di Schauble riguarda dunque la dimensione dell’intervento pubblico (sopratutto tedesco) e avverte che nessuno può illudersi di avere una “copertura illimitata”. Ogni situazione di crisi verrà analizata caso per caso, secondo un format di ricette già in via di “definitiva definizione” (la ricetta greca, ovvero la “lettera Bce all’Italia”), Ma che a tutto – soprattutto ai soldi che i tedeschi sono disposti a metterci – c’è un lmite.

È evidente che c’è un po’ di confusione, tanto nell’area euro per trovare una soluzione condivisa nel prendere di petto la crisi e scacciarla una volta per tutte, quanto sulle informazioni che circolano sul fondo salva-Stati e su un suo effettivo potenziamento. Proviamo,allora, a fare un po’ di chiarezza.

La prima versione del fondo salva-Stati
Il fondo salva-Stati – tecnicamente sintetizzato nell’acronimo Efsf (European financial stability facilty) – è una società di diritto lussemburghese i cui azionisti sono i 17 Paesi appartenenti all’area euro. È stato istituito il 7 giugno 2010 con un compito ben preciso: emettere obbligazioni e altri strumenti del debito (i cosiddetti Efsf-bond) con rating AAA (il massimo livello di affidabilità) per aiutare Stati dell’Eurozona temporaneamente in difficoltà. Al momento ci sono stati tre interventi in tal senso in favore di Portogallo e Irlanda. Bond disponibili anche sul mercato secondario (dal giorno successivo al collocamento, con un lotto minimo di investimento di 1.000 euro).

Da chi è garantito? Dai singoli bilanci dei Paesi europei che vi hanno aderito che possono emettere un controvalore di bond fino 255 miliardi di euro (a fronte di una garanzia di 440 miliardi di euro). Per ottenere il massimo rating “AAA” sugli EFSF-bond, assegnato da Moody’s, S&P’s e Fitch, le garanzie devono equivalere al 120% dei bond che possono essere potenzialmente emessi. Le quote pro-rata sono ripartite in base alla partecipazione dei singoli Stati al capitale della Banca centrale europea.

Redazione. In questa prima versione, dunque, i 17 governi non mettono immediatamente e direttamente nemmeno un euro. I soldi venogo trovati sul mercato finanziario mediante l’emissione di obbligazioni su cui gli stati forniscono una garanzia di rimborso a scadenza e interessi pagati annualmente al tasso che il mercato deciderà. Si tratta a tutti gl effetti dell’emissione di altro debito (collettivo) per sanare una o più posizioni debitorie individuali (a livello di stati). La somiglianza con il mercato dei derivati è evidente: si redistribuisce il rischio rappresentato dal debito singolo su più soggetti, alleggerendolo in percentuale ma aumentandolo in assoluto. Anche il limite di un’operazione del genere è evidente: funziona finché le posizioni debitorie sono poche e/o di stati economicamente “piccoli” in proporzione al perimetro dei garanti (i 17 stati dell’eurozona). Non può invece funionare se il debitore in crisi è “troppo grande” (Spagna e Italia, nel lotto dei messi peggio).

La seconda versione del fondo salva-Stati
Il 21 luglio il Consiglio dell’Ecofin ha approvato un potenziamento delle dotazioni del fondo salva-Stati (a 440 miliardi di euro a fronte di garanzie per 750) e delle competenze (oltre a emettere Efsf-bond può anche intervenire sul mercato secondario acquistando titoli di Stato dei paesi dell’Eurozona in difficoltà, rimpiazzando ciò che ha fatto la Bce – non senza polemiche, si vedano le dimissioni del membro del direttivo Jurgens Starck – a partire dall’11 agosto). E, inoltre, intervenire a sostegno delle banche per una ricapitalizzazione. A partire da giugno 2013 – sempre secondo quanto stabilito dal Consiglio dellìEcofin – il fondo Esft verrà sostituito dall’Esm (European stability mechanism) che avrà una capacità di intervento di 500 miliardi.

Redazione.Questa seconda versione aggiunge alcuni strumenti operativi (l’acquisto di titoli di stato sul mercato ordinario, o secondario – significa: non al momento dell’emissione in asta, ma sul “circolante” – la partecipazione all’eventuale ricapitalizzazione di banche private e l’aumento della “dotazione liquida”, sia per l’operatività che per le “garanzie”).

Il calendario delle ratifiche
Per diventare operativa questa modifica necessita dell’approvazione di tutti i 17 Paesi dell’Eurozona. Al momento ha ricevuto l’ok di otto Paesi (Francia, Belgio, Italia, Lussemburgo, Spagna, Grecia, Irlanda, Slovenia). È atteso per oggi (27 settembre) l’ok di Cipro. La Finlandia si pronuncerà il 28 settembre. Il Parlamento tedesco, come detto, voterà il fondo salva-Stati II il 28 e il 29 settembre. Il 29 settembre tocca all’Estonia, il 30 all’Austria. A ottobre si pronunceranno Malta, Olanda (entro la prima settimana nell’ambito del voto della manovra aggiuntiva), Slovacchia (11 ottobre) e Portogallo (non è stata ancora fissata una data).

Redazione. Come si è visto, però, per i mercati era importante soprattutto l’approvazione del Bundestag, vista la quota preponderante che la Germania rappresenta).

Le incognite sul fondo salva-Stati II
Il documento approvato dai capi di Stato e di Governo lo scorso 21 luglio prevede che sia la Bce a dare l’impulso all’Efsf per gli acquisti dei titoli di Stato. Ma manca ancora un’infinità di dettagli: chi stabilirà in futuro quali titoli dovranno essere messi nel portafoglio Efsf, per quali importi, in che tempi e con quali finalità? Tutto quello che adesso la Bce e le banche centrali dell’Eurosistema svolgono autonomamente, in futuro rischia di essere regolamentato con una dose – forse – massiccia di politica.

Redazione. Mancando i dettagli, si moltiplicano i possibili diavoli. Potremmo aggiungere altre domande, tipo “ma se un fondo multistato interviene a ricapitalizzare una banca privata, se vuole anche entrare nel suo consiglio di amministrazione, a quali paesi spetteranno i posti nel board? E’ una delle domande che riportano “la politica” (come teme l’autore dell’articolo) al centro di decisioni che di “tecnico” hanno veramente poco. In fondo stiamo parlando di garantire con soldi pubblici (collettivi dell’eurozona) sia i debiti di alcuni stati membri, sia quelli di banche private. E se “la politica” dovrà chiedere sacrifici (come sta facendo) alle rispettive popolazioi, è non solo inevitabile ma necessario che le scelte da fare siano “politicamente orientate”. La tecnica pura esiste solo sui manuali universitari; ogni scelta è – per definizione – politica.

Il fondo salva-Stati III
In ogni caso, quello su cui stanno votando i governi è un potenziamento limitato rispetto alle nuove proposte avanzate negli ultimi giorni, che tengono conto degli sviluppi della crisi finanziaria ad agosto. Si vocifera di un potenziamento a circa 2-3mila miliardi, secondo molti addetti ai lavori indispensabile per poter prepararsi a sostenere altre economie dell’area, fra cui Spagna e Italia, attraverso l’acquisto di bond sul mercato secondario. Ma non sono mancate voci/richieste di un fondo a capacità illimitata garantito dalla Bce.
«Stiamo ragionando sulla possibilità di dotare l’Efsf di un effetto leva più importante per dargli più forza», ha spiegato il Commissario Ue in un’intervista al quotidiano tedesco Die Welt.

Redazione. SI parla di migliaia di miliardi di euro come se uscissero dal cappello di un prestigiatore. Ma i soggetti agenti possibili sono soltanto due: l’insieme degli stati e la Bce. Nessuno dei due possiede “strumenti illimitati”. Gli stati per evidenti limiti di bilancio (specie in tempi di austerity, che obbliga a tagliare), la Bce per problemi istituzionali. Può in effetti “stampare denaro” ad libitum, ma se lo fa produce inflazione. Che è il fenomeno da tenere sotto controllo, per statuto. Non è dunque un caso che si pensi di dotare il fondo di un “effetto leva più importante”. Tradotto: della possibilità di emettere obbligazioni per quantità crescenti a fronte di “garanzie” che rimangono inalterate o quasi. La “leva” si misura infatti in base alla proporzione tra “il denaro virtuale garantito” messo in circolazione e “il denaro vero” messo a sua garanzia.

Una visione che troverebbe il favore degli Stati Uniti dato che il segretario al Tesoro Usa Timothy Geithner ha proposto una dotazione di 200 miliardi con una leva finanziaria di 10 volte, che consentirebbe al fondo di arrivare appunto a quota 2mila miliardi, appoggiandosi alla Bei, la Banca europea per gli investimenti che procederà con l’indebitamento diretto sul mercato per finanziare il veicolo.

Redazione. Geithner fa l’esempio pratico: una “leva” di 10 a 1, che è già un azzardo notevolissimo. Sottolineiamo che “la cura del debito” che si sta costruendo consiste… nella moltiplicazione del debito. Solo che le “garanzie” vengono fatte ricadere per intero sugli stati. Ovvero sui bilanci pubbli, ovvero sul debito pubblico, ovvero su tutte le popolazioni degli stati interessati.

A quel punto il veicolo, con un potenziale di fuoco in grado di scoraggiare la speculazione sarebbe a disposizione dell’Efsf che lo distribuirebbe ai singoli Stati nel momento in cui dovessero esserci improvvise crisi di liquidità o di funding (come riporta il Sole 24 Ore il 25 settembre).

Redazione. Che ci si uno strumento “distribuisci denaro” in grado di “scoraggiare la speculazione” non è un’illusione: è un falso in atto pubblico, una presa in giro dei “pagatori di ultima istanza” (i popoli), una menzogna criminale. La “speculazione” è il mercato finanziario, la sua molla interna. Dovrà semplicemente “prendere le misure” del  nuovo strumento, vedere quanto “pesa” e poi agire di conseguenza, tenendolo presente nel nuovo scenario che contribuisce a definire. Ma se è un fondo pubblico che distribuisce garanzie, la speculazione può solo far festa (come si vede dalle borse in questi giorni), perché qualcun motterà soldi veri a copertura di operazioni spericolate.

Una decisione, questa, che però non trova tutti d’accordo. A cominciare dal ministro delle Finanze della Germania, Wolfgang Schauble, che ha detto senza mezzi termini che potenziare il fondo salva-Stati europeo Efsf sarebbe «un’idea stupida» e non avrebbe senso. «Se ne aumentiamo il volume e non capisco chi alla Commissione europea possa avere un’idea tanto stupida, il risultato sarebbe che gli Stati membri metterebbero in pericolo il rating “tripla A”. Questo non funziona, non ha senso».

Redazione. Schauble dice la cosa vera: se pensate che saremo noi a garantire tutto, siete matti. Non lo faremo mai. E tocca dire pure “per fortuna”.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *