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Pioggia di tagli al rating, dalla Gran Bretagna all’Italia

Fitch ha declassato l’Italia di un notch (un gradino) portando il rating da ‘AA-‘ ad ‘A+’ con outlook negativo (si dà quindi per probabile un altro abbassamento). L’agenzia di rating motiva la decisione con la situazione di vulnerabilità dell’Italia a fronte della crisi dell’eurozona.

Per equità, Fitch ha tagliato il rating di lungo termine anche alla Spagna; di due notch portandolo da ‘AA+’ ad ‘AA-‘. L’outlook è negativo. Ma il voto, come si noterà, resta superiore a quello dell’Italia.

Ma è una pioggia di pessimi giudizi, quella che è arrivata ieri dalle diverse agenzie e che stavolta non ha risparmiato nemmeno il sacrario inglese. Mentre per Alan Greenspan la Grecia è un paese “ormai fallito”.

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da Il Sole 24 Ore on line

Moody’s apre il fuoco su Londra. L’agenzia ha abbassato il rating di 12 istituzioni finanziarie britanniche fra cui colossi pubblici o quasi come Rbs e Lloyds che hanno subito un downgrade diverso. Royal bank of Scotland è stata declassata di due posizioni, Lloyds Group limitatamente alla divisione Tsb di un livello come Santander Uk. Peggio è andata a Nationwide che come Rbs ha perso due gradini di rating. Le altre istituzioni nella lista di Moody’s sono relativamente più piccole.

Il senso del riveduto giudizio è diverso da quello che le agenzie normalmente considerano. Non c’è stato una peggioramento nel patrimonio delle banche, ma la sensazione che il governo inglese sia meno disposto che in passato ad intervenire in caso di necessità dettata dalla crisi dell’eurozona. Un eventuale salvataggio statale sarebbe cioè più difficile, visto lo stato della la finanza pubblica britannica.

E tanto è bastato a Moody’s per intervenire. Il caso più delicato – in termini relativi – è quello di Rbs che ha in pancia discrete quote di debito sovrano dell’eurozona, era uscita bene ma non sugli scudi dagli stress test di luglio ed è già pubblica. Secondo il Cancelliere dello Scacchiere George Osborne la punizione nasce dalla volontà inglese di risolvere l’irrisolta questione del too big to fail, ovvero dalle conclusioni della Indipendent banking commission che ha proposto la divisione delle attività delle banche e questo è stato percepito come un allentamento dalla “garanzia pubblica” sugli istituti. Il mercato ha reagito male con i titoli del settore in caduta del 3% di media circa.

 

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Dopo l’allerta di Moody’s lunedì scorso oggi su Dexia si è mossa Standard & Poor’s. All’indomani della sospensione del titolo dalle contrattazioni di borsa, l’agenzia di rating ha deciso di tagliare di un gradino (da A/A-1 ad A-/A-2) il merito di credito delle tre divisioni del gruppo bancario franco-belga. Il rating resta sotto osservazione, in attesa di sviluppi, precisa l’agenzia, lasciando quindi aperte tutte le possibilità.

La decisione finale di ripristinare il voto precedente, di confermarlo o tagliarlo ulteriormente dipenderà quindi dalle modalità di attuazione del piano di ristrutturazione del gruppo e dagli interventi dei governi di Belgio, Francia e Lussemburgo che sono pronti a fornire il loro sostegno.

Anche Fitch è scesa in campo ed ha messo sotto sorveglianza il debito a lungo termine di Dexia Bil, la filiale lussemburghese di Dexia, in seguito all’annuncio di negoziati per la sua cessione.

Questa mattina a Bruxelles il governo si è riunito per decidere il futuro di Dexia Belgio che sembra avviata alla nazionalizzazione. Uscendo dalla riunione ancora in corso, il ministro degli Affari sociali Laurette Onkelinx ha dichiarato: «Ho spiegato il mio punto di vista e cioè che la nazionalizzazione di Dexia è una soluzione molto interessante». Nel pomeriggio, dopo l’incontro con premier Leterme anche il sindacato ACV-CSC ha confermato in una nota che la banca verrà nazionalizzata.

Salta la riunione del Cda
Nel frattempo è saltata la riunione che il Cda di Dexia aveva convocato sabato 8 ottobre per decidere lo smembramento del gruppo. L’incontro dovrebbe slittare a domenica.

I comuni olandesi iniziano a chiudere i conti
In ogni caso il futuro della banca franco-belga sta destando una certa preoccupazione presso la clientela, privata e pubblica. Il comune olandese di Dordrecht, vicino a Rotterdam, ad esempio ha ritirato ieri 11 milioni di euro e li ha spostati presso un’altra banca, come ha rivelato oggi ai microfoni della radio olandese Nos il consigliere comunale Bert van der Burgt. La sua città ha già perso sette milioni di euro nel 2008 in seguito al crollo della Internet bank Icesave. La stampa olandese riferisce che anche il comune Eindhoven è esposto per 14 milioni di euro con Dexia, ma che non ha in programma di chiudere il conto.


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Il governo della Gran Bretagna teme di doversi sobbarcare un nuovo salvataggio di Royal Bank of Scotland. Lo riporta il Financial Times nell’edizione online, mentre da stamattina il comparto bancario del Regno è finito sotto i riflettori dopo che Moody’s ha declassato i rating di 12 istituti di credito, tra cui proprio Rbs. Negli scambi di fine mattina a Londra le azioni Rbs accusano un meno 3,39 per cento a 23,51 sterline. La bordata di Moody’s oggi ha innescato una rapida reazione del ministro del Tesoro, George Osborne, che si è precipitato ad affermare che le banche del Regno Unito sono in una “situazione diversa” rispetto a quelle dell’area euro.

 

Ironia della sorte però, secondo le fonti governative citate del FT, a dispetto di questa “situazione diversa” citata dall’esponente Gb, è proprio la prospettiva di un piano coordinato dell’Unione europea per ricapitalizzare le banche che ha creato la possibilità di dover effettuare una nuova iniezione di capitale pubblico in Rbs.

 

L’istituto in questione era stato già oggetto di un massiccio e costoso salvataggio pubblico nel 2008. Tuttavia a tre anni di distanza all’ultima tornata di stress test sulle banche europee, la scorsa estate, è finita tra le banche della “zona grigia”, ricorda il Ft: ossia quelle non bocciate del tutto alle simulazioni, ma i cui livelli di patrimonializzazioni sarebbero a rischio in scenari ipotetici negativi. Peraltro il declassamento ad ampio spettro annunciato oggi da Moody’s è stato giustificato con la valutazione di un calo di probabilità di sostegni pubblici a favore delle banche Gb, anche se l’agenzie ritiene che questo potrebbe portare a fallimenti sono sulle piccole banche, mentre i grandi istituti dovrebbero continuare a ricevere aiuti.


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«I tassi d’interesse che la Grecia sta pagando non sono sostenibili. Il Paese è fallito». Lo ha detto Alan Greenspan in una intervista alla Cnbc.
Secondo l’ex presidente della Federal Reserve, la crisi di Atene non potrà essere risolta senza «un haircut» significativo (cioè una ristrutturazione che comporti la restituzione ai creditori solo di una parte di quanto a loro dovuto ndr.) del debito greco. «Parliamoci chiaro con un differenziale di interesse sul bund tedesco di 2000 punti la situazione non è più sostenibile».

 

«Incrociamo tutti le dita» ha detto l’ex presidente della Federal Reserve perché la crisi sui debiti pubblici in Europa «è molto pericolosa». E gli Stati Uniti, come ha recentemente ricordato lo stesso presidente Obama, non possono certo ritenersi al sicuro. «Questo è un sistema integrato. L’assunto che il massiccio sistema bancario americano sia in qualche modo indipendente dall’Europa, è a mio parere semplicemente irrealistico».

 

Quello che preoccupa in particolare l’ex numero uno della banca centrale americana è l’impennata degli spread dei titoli francesi. Il rialzo dei rendimenti e del differenziale con il bund tedesco «mi rende un po’ nervoso» ha detto testualmente Greenspan.


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