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Dottor Draghi e Mister Hyde

Mario Draghi non sa ancora chi lo sostituirà al timone di Bankitalia, perché la nomina galleggia nel caos del governo. Sa però che avrà il volante della Bce martedì 1 novembre, festivo in Italia ma non Francoforte, perché lì non ci sono santi che tengano. Lo sdoppiamento di Draghi non si può tuttavia ridurre soltanto a questo. Leggendo brani del suo intervento di ieri in un convegno a Sarteano (Siena), davanti a una platea bipartisan di parlamentari riuniti nell’intergruppo per la sussidiarietà, viene da chiedersi se sia lo stesso Draghi che ha firmato la lettera della Bce al governo italiano lo scorso 5 agosto. Grazie alla pubblicazione della missiva «strettamente confidenziale» sul Corriere della Sera, possiamo sperimentare un confronto, chiedendo aiuto a quel gran classico della letteratura fantastica, Dottor Jekyll e Mister Hyde.

Denuncia Draghi a Sarteano, forte e chiaro: «La condizione di povertà economica delle famiglie con figli si è aggravata». Secondo il governatore, «tra il 2007 e il 2010 il reddito equivalente, ovvero corretto per tenere conto della diversa composizione familiare, sarebbe diminuito in media dell’1,5 per cento». Draghi, insomma, vede bene quel che vediamo noi tutti, a esclusione del governo e del ministro dell’economia Giulio Tremonti: la crisi ha aggravato il problema delle condizioni di vita dei giovani che in Italia possono contare ancora sull’aiuto della famiglia. Nel 2009, sottolinea ancora il governatore, il tasso di occupazione dei figli conviventi è sceso di 2,9 punti a fronte di un calo di 0,7 punti tra i capifamiglia e i loro coniugi, dunque «la struttura dell’occupazione e gli strumenti di sostegno esistenti tendono a favorire le persone meno giovani o già occupate». La caduta dell’occupazione, nell’analisi del Dottor Draghi, «ha interessato in prevalenza i figli conviventi e i nuclei familiari plurireddito».
Ma è lo stesso Draghi o Mister Hyde a scrivere di suo pugno al governo italiano (insieme al presidente uscente della Bce, Jean Claude Trichet) di prendere subito tre provvedimenti per il lavoro. La prima, allungare l’età pensionabile delle donne nel privato per avere risparmi di bilancio «già nel 2012». Ma è così che si aiuterebbero i giovani a entrare nel mondo del lavoro? E ancora. Se Draghi rileva con preoccupazione il graduale impoverimento delle famiglie, Hyde sostiene – scripta manent – che in Italia va ridotto «significativamente» il costo degli impiegati pubblici. E nonostante nelle retribuzioni il pubblico impiego italiano sia in fondo o quasi a livello europeo, nella lettera da Francoforte si sottolinea: «Se necessario, riducendo gli stipendi». Cioè, la strada maestra per aumentare l’impoverimento di famiglie con figli. Nota a margine, nella missiva c’era un passaggio improprio per una Bce guardiana delle politiche monetarie: un invito fermo a rivedere le norme per licenziamenti e assunzioni in Italia, misure «essenziali» insieme alle altre. Magari nelle intenzioni questa era una spintarella per trovare occupazione ai giovani, ma non è detto.
Il Dottor Draghi di Sarteano ci convince di più: «La bassa crescita dell’Italia degli ultimi anni è anche riflesso delle sempre più scarse opportunità offerte alle giovani generazioni», dice il governatore alla platea interparlamentare, aggiungendo altre parole sante: «Le difficoltà incontrate dai giovani devono preoccuparcim non solo per equità, ma per un problema di inutilizzo del loro patrimonio di conoscenza e capacità di innovazione». E ancora: «La crescita economica non può fare a meno dei giovani, né i giovani della crescita».
Nella lettera della Bce, Hyde chiedeva invece al governo italiano di correre, infilando tutto in un decreto legge per fare prima. Sul tema di nuove regole per il mercato del lavoro, a Sarteano Jekyll sembra però tornare con qualche coerenza: «Occorre ridurre il grado di segmentazione del mercato del lavoro, oggi diviso in settori protetti e non protetti», auspica il governatore, chiedendo di «intervenire sulla regolamentazione delle diverse tipologie contrattuali ed estendere la copertura degli istituti assicurativi». E’ la stessa mano? Chissà che ne direbbe Stevenson.

 da “il manifesto” dell’8 ottobre 2011

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