Menu

Dexia, prova-chiave della “tenuta” dell’Europa delle banche

 

Reazioni “anti-keynesiane”, che accelerano – vedi la Grecia – la distruzione di economie nazionali invece di porre le basi di una trasformazione-sopravvivenza-rilancio.

Se una forma flebile di keynesismo è però rimasta in vita, è tutta concentrata nel tentativo di salvare il sistema bancario e finanziario. La logica ideologica è sempre la stessa: le banche sono il sistema circolatorio dell’economia (verissimo) e bisogna evitare che un blocco provochi una trombosi o un ictus fulminante.

Il discorso filerebbe se le banche fossero quel che erano prima della (seconda, storicamente) fusione tra funzioni “commerciali” (raccolta dei risparmi privati, credito selettivo verso imprese e privati cittadini) e funzioni “speculative” (creazione di strumenti finanziari di ogni tipo, investimenti diretti in altri strumenti, hedge fund, derivati, ecc). Ma non è più così. Il salvataggio delle banche realizzato tra il 2008 e il 2009, dopo il fallimento del Lehman Brothers e il più grande credit crunch che la storia del dopoguerra ricordi, è servito semplicemente ad evitare il crollo del sistema. Che ha ripreso a funzionare esattamente come prima del “blocco” perché non può e non sa fare altro. E ora sembra (è) tornato sull’orlo del baratro.

Il caso della banca franco-belga Dexia è doppiamente emblematico. Salvata a carissimo prezzo tre anni fa, è ora di nuovo la cartina al tornasole di una capacità di governo europeo altamente tentennante e pozzo infinito in cui verrà versato denaro pubblico (o garantito comunque dagli stati). Nessuno, al livello dei decisori continentali, sembra però cogliere l’assurdo implicito nel ripetere la stessa operazione a soli tre anni di distanza. Nessuno, insomma, che si chieda almeno per un attimo “che c… stiamo facendo?”

Se si pensa che per affrontare solo questo problema sono state fatte superare tutte le contraddizioni che da 480 giorni facevano del Belgio il paese col record di vacanza di un governo, abbiamo un quadro approssimativamente esatto del livello – tragico – cui è arrivata la centralità assoluta del sistema bancario nel capitalismo attuale. Tutto il resto – popolazioni in primisi – sembra non contare assolutamente nulla.

Poi, nel pomeriggio, la notizia di un accordo per il salvataggio: bad bank e “spezzatino”.

*****

 

da Il Sole 24 Ore

Dexia, fine settimana cruciale per il salvataggio. Domenica il cda decide lo smembramento della banca

di Antonia Bordignon

Il Cda di Dexia SA si riunirà questa domenica per decidere come smembrare il gruppo franco-belga, finanziatore storico di comuni ed enti territoriali, prima vittima eccellente, nel cuore di Eurolandia, della crisi del debito sovrano. Questo caso sarà il banco di prova della capacità dei governi di gestire un’emergenza che rischia, la prossima settimana, di gettare nel panico tutto il mercato interbancario europeo. Per aver un’idea di grandezza basta ricordare che il gruppo Dexia, con un totale di bilancio di 518 miliardi di euro a fine giugno, ha una dimensione quasi pari a quella dell’intero sistema bancario della Grecia.

L’onere di questo salvataggio ha spinto venerdì sera l’agenzia Moody’s a mettere sotto osservazione il rating Aa1 delle emissioni governative del Belgio che rischia un declassamento. II giorno prima, il 6 ottobre, Standard & Poor’s ha tagliato di un gradino il merito di credito delle tre divisioni del gruppo Dexia Credit Local, Dexia Bank e Dexia Banque Internationale a Luxembourg lasciandolo sotto osservazione in attesa di vedere come evolve la situazione e come si muoveranno i governi.

La banca, oberata di titoli tossici e a corto di liqudità ha dovuto già chiedere aiuto ai governi di Belgio e Francia che hanno garantito i finanziamenti, aprendo la strada ad un nuovo salvataggio.

Il Cda
Il Cda di Dexia – composto da 18 membri equamente ripartiti tra belgi e francesi con presidente belga Jean-Luc Dehaene, 70 anni; e Ceo francese Pierre Mariani, 54 anni – non ha un compito facile, molti sono gli interessi da mediare. Innanzitutto dovrà decidere di separare gli asset buoni da quelli tossici che saranno isolati in una bad bank con garanzia statale, creata appositamente. Già questa riunione comunque (la terza in un mese dopo quelle del 27 settembre e del 3 ottobre) fissata inizialmente per sabato, è slittata a domenica.

Serrati colloqui politici
Sabato mattina si è svolto un colloqui telefonico tra il Premier belga, Yves Leterme e quello francese François Fillon, mentre esperti finanziari dei due paesi si sono riuniti a Parigi per mettere a punto i dettagli del salvataggio. I due ministri delle Finanze, Didier Reynders e Francois Baroin, avranno un colloqui in serata e, sempre in serata, si terrà una riunione ristretta del governo belga per le ultime decisioni. A Bruxelles ci sono dei contrasti tra il governo centrale, favorevole alla nazionalizzazione della banca, e le regioni che temono di perdere il miliardo di euro che hanno già anticipato. Ma secondo il quotidiano belga L’Echo, sembra sia stato quasi raggiunto un accordo che consentirebbe alle regioni di rentrare in gioco con un successivo aumento di capitale riservato.

Appianate le divergenze in Belgio, resta poi le questioni tra Parigi e Bruxelles che stanno tentando di trovare un accordo sul prezzo di vendita dei diversi asset di Dexia (la banca turca Denizbank e la divisione asset manegement) e sulle garanzie da consegnare alla futura ‘bad bank’ in cui, in seguito allo smantellamento dell’istituto, verrebbero fatte confluire le attività più a rischio per un valore stimato fino a 190 miliardi di euro.

L’attività tradizionale di finanziamento agli enti locali svolta dalla divisione francese Dexia Credit Local, che detiene anche la gran parte del portaglio obbligazionario del gruppo (95 miliardi di euro di titoli di stato greci, spagnoli, portoghesi, italiani, irlandesi) l’italiano Crediop e lo spagnolo Sabadell dovrebbe essere rilevata dalle casse risparmio francesi (Banque Postale e Caisse des Depots et Consignations.

Il crollo del titolo
Alla fine, comunque, ai piccoli azionisti non resterà che piangere. Il titolo Dexia è stato sospeso dalle contrattazioni giovedì 6 ottobre dopo aver subito un crollo del 17% che ha portato la perdita settimanale al 42%. Dal salvataggio del 2008 (costato ai governi belga e francese circa sei miliardi di euro) ad oggi, ha perso il 90% del suo valore. Lunedì mattina, se e quando verrà rimmesso alle contrattazioni, si vedrà cosa resterà in mano azionisti.


*****

 

Dexia, c’è l’accordo per lo smantellamento

I governi di Belgio, Francia e Lussemburgo hanno annunciato di aver trovato un accordo sullo smantellamento della Dexia. La «soluzione poposta» è scritto in una nota «sarà sottoposta al Cda della Banca» che è iniziato alle 15 a Bruxelles. «I governi – si legge in un comunicato – hanno riaffermato la loro solidarietà nel trovare una soluzione per assicurare il futuro di Dexia».

 

Il comunicato è stato femesso al termine di una riunione tenutasi in tarda mattinata a Bruxelles tra i primi ministri dei tre paesi, il belga Yves
Leterme ed il francese Francois Fillon, alla presenza del
ministro delle Finanze del Lussemburgo, Luc Fredien. In esso si
dichiara «pieno sostegno alle proposte del management del
gruppo bancario». Il punto centrale del vertice franco-belga era la
ripartizione dei pesi per la divisione di Dexia ed in particolare il prezzo di vendita della branca belga Dbb (Dexia Banque Belgique, per la quale il ministro delle Finanze Didier Reynders non ha escluso la partecipazione al 100% del governo), e la ripartizione delle garanzie da fornire ad una futura “badbank'” che verrà creata per raccogliervi tutti gli asset tossici. In questo modo verrebbero isolate le attività a rischio, che pesano sul bilancio del gruppo bancario, il cui titolo azionario è sospeso da giovedì scorso dopo aver perso il 42% in una settimana.

 

L’acquisto del 100% della branca belga di Dexia – Dbb – secondo il ministro Didier Reynders «non sarà a tempo indeterminato» ma neppure «per tre o sei mesi». Reynders lo ha dichiarato in una intervista radiofonica alla catena pubblica Rtbf durante la quale ha anche affermato che, di fronte all’ampiezza della crisi del debito sovrano, «non escludo che fra tre, cinque o anche più anni noi saremo ancora presenti» nel capitale di Dbb.

****

Ultim’ora. Domenica 9/10, ore 22,45

Si concretizza lo smembramento per salvare Dexia. I governi di Belgio, Francia e Lussemburgo hanno annunciato di aver trovato una soluzione per il gigante bancario-assicurativo franco-belga con partecipazione lussemburghese prima vittima della crisi del debito sovrano in Europa a causa di una esposizione complessiva pari a 700 miliardi di euro.

L’operazione, secondo stime di stampa – mentre in tarda serata è ancora in corso a Bruxelles il Cda – dovrebbe costare 4 miliardi di euro al Belgio e 0,65-0,7 miliardi alla Francia, più garanzie per una ‘bad bank’ in cui far confluire gli asset tossici.

I governi hanno annunciato di aver «trovato la soluzione» dopo una riunione che si è tenuta in tarda mattinata nella capitale belga dove il primo ministro uscente, Yves Leterme, ha incontrato il suo omologo francese, Francois Fillon, ed il ministro delle finanze lussemburghese, Luc Frieden. Il piano è finito sul tavolo del Cda di Dexia, che ha cominciato la sua riunione alle 15, con l’auspicio di Leterme che «faccia presto» e che tenga conto del fatto che «i governi hanno riaffermato la loro solidarietà per trovare una soluzione».

Ufficialmente non sono stati dati dettagli del piano (che prevede «il pieno sostegno alle proposte del management del gruppo bancario») ma il ministro delle Finanze belga, Didier Reynders, ha dato un’indicazione chiara che il Belgio va verso la nazionalizzazione. Ha infatti detto di «non escludere» che il suo governo possa «rilevare il 100%» del capitale della branca belga di Dexia (Dbb).

Braccio operativo sarebbe la Sfpi (Società federale per le partecipazioni e gli investimenti). Il prezzo dell’operazione non è stato rivelato, ma secondo i media belgi è di 4 miliardi di euro. Nel 2008 un primo salvataggio era costato a Bruxelles 3 miliardi di euro.

Il premier Leterme non ha fatto cifre ma ha parlato di «prezzo onesto» e sottolineato che il salvataggio «vale un leggero aumento del debito nazionale». L’agenzia di rating Moody’s ha però avvertito che potrebbe declassare il debito belga dall’attuale Aa1, nonostante il paese abbia un rapporto debito/pil in calo (attualmente 96,2%).

Reynders in precedenza aveva precisato che lo stato intende entrare nel capitale non per pochi mesi parlando di possibile presenza statale in Dbb «fra tre, cinque o anche più anni».

Le attività francesi di Dexia potrebbe essere a loro volta rilevate dal governo francese, creando un istituto che possa continuare l’attività di finanziamento dei comuni con un esborso tra i 650 ed i 700 milioni di euro. Gli asset a rischio che pesano sul bilancio del gruppo bancario (il cui titolo azionario è sospeso da giovedì scorso nelle Borse di Parigi e Bruxelles dopo aver perso il 42% in una settimana) verrebbero fatti confluire in una ‘bad bank’ con garanzie statali francesi e belghe per 90 miliardi di euro ripartiti tra Belgio (60%), Francia (36,5%) e Lussemburgo (3,5%).

Operazione foriera di polemiche: in un dibattito televisivo una serie di osservatori hanno messo sotto accusa la gestione del rischio da parte del management. L’economista Edouard Fremault, manager di Deminor, ha a osservato che «lo Stato non ha la vocazione per la gestione di una banca» ed il professor Eric De Keuleneer ha messo sotto accusa «la megalomania» dei dirigenti ed il loro «smisurato appetito» per i superbonus.

Non è chiaro il destino degli asset positivi, come la remunerativa banca turca Denizbank o l’italiana Dexia Crediop. In Germania però c’è preoccupazione per Dexia Komunalbank Deutschland che ha in pancia 5,4 miliardi di crediti concessi a Grecia, Italia, Portogallo e Spagna. Cominciato alle 15, il Consiglio di Amministrazione di Dexia, che dovrebbe prendere atto dell’accordo politico, è ancora in corso alle 22,30. Una riunione straordinaria del consiglio dei ministri belga è stata convocata a seguire, allo scopo di mettere in atto le decisioni.

*

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *