Il “tappo” rappresentato da Berlusconi alla guida del governo viene tradotto infatti in “mancanza di credibilità” dell’Italia, quindi anche della sua capacità di “fare quanto necessario” per mettere i conti pubblici in condizioni tranquillizzanti per la speculazione.
E puntualmente l’attacco si è verificato, sfiorato fin da subito qui livelli che si pensavano irrangiungibili.
Lo spread tra i Btp italiani e i bund decennali tedeschi sono arrivati a 491 punti base (quasi il 5% di differenza) fin dal momento dell’apertura di Piazza Affari. Il rendimento dei titoli di Stato è salito al 6,6%, sempre più vicino alla soglia critica del 7%. Ormai i titoli italiani rendono 100 punti base in più di quelli spagnoli, che anche nel momento più difficile non hanno mai superato la soglia del 6,3%.
Milano apre negativa cedendo il 2,05%, male – ma in misura più controllata anche le altre borse europee: Londra (-0,62%), Parigi (-1,27%) e Francoforte (-1,08%).
Per gli addetti ai lavori l’addio di Berlusconi viene valutato 100 punti in termini di spread. La soluzione “ideale”, per questa parte dei “poteri fortissimi”, sarebbe un passo indietro simile a quello di Georges Papandreou, che ha lasciato la guida del governo dopo aver raggiunto un accordo con le opposizioni per un nuovo governo di coalizione che guiderà il Paese nell’adozione delle misure previste dal pacchetto di aiuti della Ue e del Fondo monetario.
Oggi l’eurogruppo a Bruxelles cercherà di accelerare la messa a punto del Fondo europeo di salvataggio Efsf, definendo i dettagli dell’innalzamento della leva finanziaria concordato dai leader europei il mese scorso, affinché possa risultare uno strumento credibile per i mercati già alla fine di novembre, con un mese di anticipo rispetto al previsto.
Ma cresce la pressione anche sui titoli di Stato francesi a dieci anni. Lo spread col bund tedesco vola al record storico di 131,3 punti base, mentre il rendimento sale al 3,09%.
E si precisa anche il limite oltre cui i paesi più importanti non intendono andare nel tentativo di “salvare l’euro e il mercato unico”. Il ministro dell’Economia tedesco Philipp Roesler ha infatti escluso categoricamente l’impegno di parte delle riserve auree della Banca centrale tedesca come ulteriore garanzia collaterale per il fondo salva-Stati (Efsf). «Le riserve auree tedesche devono rimanere intoccabili», ha detto stamani il leader del partito liberale Fdp in un’intervista all’emittente televisiva pubblica Ard. Già ieri Steffen Seibert, portavoce della cancelliera Angela Merkel, aveva espresso lo stesso concetto. Seibert aveva inoltre smentito le voci rese note dalla stampa tedesca secondo cui alla Germania, durante il G20, Usa, Gran Bretagna e Francia avrebbero chiesto un impegno in tal senso.
Al contrario, i tedeschi “consigliano” all’Italia di vendere le proprie riserve d’oro. Il presidente della commissione parlamentare per l’Europa del parlamento tedesco, Gunther Krichbaum, ha prospettato per l’Italia la vendita di parte delle riserve d’oro per abbassare il debito pubblico. «Attraverso una vendita l’Italia potrebbe, considerato alto valore (dell’oro), ridurre sensibilmente il suo debito», ha detto in un’intervista al quotidiano Rheinischen Post il politico della Cdu, il partito cristianodemocratico della cancelliera Angela Merkel. Krichbaum ha reagito in questo modo alle speculazioni su un possibile impegno delle riserve auree della Banca centrale tedesca a ulteriore garanzia del cosiddetto fondo salva-Stati (Efsf), in caso di un peggioramento della situazione economico-finanziaria italiana.
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da Il Sole 24 Ore
Lo psicodramma BTp visto dai trader: «È uno stillicidio quotidiano, serve un governo stabile»
L’Italia continua ad essere sotto tiro sui mercati finanziari. Spread e rendimenti continuano ad essere ai massimi. «La situazione è abbastanza preoccupante – spiega a Radiocor il capo trader dei titoli governativi a medio e lungo termine del desk Mps, Luca Ascani – il mercato ha spostato il focus dalla Grecia all’Italia e la situazione politica di impasse non giova minimamente: ci vorrebbe un salto di qualità con una coalizione ampia per affrontare i problemi del momento».
Anche oggi la Bce sta comprando titoli di Stato italiani, rileva Ascani: «È un buon intervento», ma Francoforte «interviene dai primi di agosto e l’efficacia comincia a essere molto bassa, deve cambiare il mood del mercato. L’intervento della Bce non risolve il problema, serve a stemperare la tensione per un paio di ore, ma non cambia il quadro di riferimento: fino a che non si chiarisce la situazione politica, il mercato non cambia ed è uno stillicidio giornaliero». Secondo Ascani, per i mercati «non é una questione politica su chi guida il Governo; si chiede un consenso parlamentare molto ampio per varare le riforme».
Nonostante «i fondamentali dell’Italia siano nettamente migliori della Spagna paghiamo 100 punti base in più per una situazione politica non chiara: servono riforme strutturali per un rilancio prospettico» del Paese magari con una «patrimoniale a garanzia di una riforma fiscale».
Le dimissioni del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, potrebbero incidere sulle aspettative del mercato, spiega un altro operatore, «ma non é detto che possano sbloccare la situazione: dall’Italia ci si aspetta principalmente le riforme per il contenimento del debito e se si dovesse approdare a una squadra convincente, un pò di miglioramento ci potrebbe essere».
Una delle cause principali dell’ampio differenziale di rendimento tra BTp e Bund, secondo il vice direttore generale di Banca Finnat, Alberto Alfiero, é «la percezione dei mercati che ci possono essere difficoltà a implementare le modifiche strutturali» annunciate dal Governo: c’é «una certa sfiducia nei confronti di Berlusconi». La sua uscita di scena potrebbe far tirare il fiato ai mercati che, però, «sono attenti ai tempi in cui si realizza una nuova guida del Paese: ad agosto il Governo aveva rapidamente annunciato interventi, ma fino a ora non sono stati posti in essere e questo non possiamo più permettercelo». (Agenzia Radiocor)
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