Le grandi banche europee pagano pegno alla Grecia e più in generale alla crisi dei debiti sovrani periferici – solo l´Italia pesa per la metà dei bond governativi in portafoglio – e nei primi sei mesi del 2011 registrano un utile aggregato inferiore di un quarto rispetto al 2010, per totali 10,6 miliardi di euro.
Gli unici due gruppi italiani considerati nella foto di gruppo di Mediobanca R&S (Intesa Sanpaolo e Unicredit) hanno modesti livelli di redditività e perdite su crediti superiori alla media (Unicredit è seconda in Europa per crediti dubbi), ma di positivo hanno una struttura del funding e dell´attivo generalmente meno rischiosa dei cugini d´Oltralpe, nonostante abbiano perso più delle altre in Borsa: a fine ottobre il titolo Unicredit aveva ceduto il 58,3% rispetto a fine 2009 mentre Intesa Sanpaolo ha lasciato sul terreno il 46,9%, contro un valore medio del 31%. Sono questi i dati salienti della consueta ricerca della banca d´affari sulle 20 maggiori banche Ue: sono stati analizzati i conti di quattro istituti inglesi, tre francesi e altrettanti del Benelux, due per la Germania, l´Italia, la Spagna e la Svizzera, uno danese e uno scandinavo.
Complessivamente i guadagni sono scesi anche per la diminuzione delle attività di trading (-5,5 miliardi di euro, il 14,2% in meno) e la crescita dei costi operativi, che hanno portato il rapporto costi/ricavi medio del settore al 60,8%. La nota dolente sul versante della struttura del portafoglio è stata la presenza dei titoli del debito sovrano: le 20 banche hanno complessivamente un´esposizione pari a 341 miliardi di euro. Di questi, ben 186 miliardi sono costituiti da bond italiani; non a caso, sono gli istituti italiani e spagnoli quelli più esposti ai titoli governativi, mentre le banche francesi hanno la maggiore esposizione verso la Grecia, per 7,2 miliardi. Tornando ai Btp, Intesa Sanpaolo ha la posizione più forte (64,4 miliardi), seguita da Unicredit (38,6) mentre tra le estere è Bpn Paribas (attraverso la controllata italiana Bnl) ad avere un´esposizione pari a 34 miliardi. Al contrario, il portafoglio crediti di Deutsche bank ha una posizione negativa sui titoli italiani per 3 miliardi, per effetto di vendite allo scoperto.
Diminuite mediamente le perdite su crediti (-20,4% per l´intero aggregato) con l´eccezione ancora una volta di Deutsche bank, la sola a veder salire l´indicatore nel periodo; per gli istituti italiani le perdite su crediti sono però superiori alla media del panel (il 20% dei ricavi totali per Unicredit e il 15% per Intesa Sanpaolo). Modesto anche il Roe, per le due italiane: 4,2% Unicredit e 4,9% Intesa, contro il 6,5% del panel. Fanno peggio i principali istituti inglesi (Roe al 2,6%) e dei Paesi Bassi (1,6%), zavorrati dalle maxi-perdite di Lloyds (2,6 miliardi), Rbs (1,6) e Dexia (quasi 4 miliardi). Molto elevati, come da tradizione, gli indicatori di redditività delle banche spagnole (13% nel 2010 e 11,3% nel primo semestre 2011).
Sotto il profilo del funding però le banche italiane sono più “difensive” rispetto a molte concorrenti, essendo meno dipendenti dal mercato interbancario: questa voce rappresenta il 14,2% della raccolta al 30 giugno contro il 16,6% della media del campione, il 24% delle francesi e il 22% delle svizzere e delle tedesche, mentre i debiti verso la clientela (principalmente i depositi) sono pari al 55,1% della raccolta. Infine, in Italia la raccolta diretta da clientela confluisce per il 93,5% in impieghi, uno dei livelli maggiori del campione, mentre la media si ferma al 77,8%.
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