– che per quanto concerne lo spread tra i rispettivi titoli pubblici riguardano soltanto l’affidabilità dello Stato nella restituzione dei debiti contratti emettendo obbligazioni – non sono cambiate molto dopo la manovra appena approvata dal Parlamento. Anzi, come già avvenuto per Grecia, Portogallo e Irlanda (e sta per accadere alla Spagna), proprio la durezza di quelle misure riduce fortemente la capacità del paese di creare ricchezza, quindi di far incamerare allo Stato più entrate e garantire infine la restituzione del debito.
L’ultima seduta prima delle festività natalizie, in una giornata caratterizzata comunque da alta volatilità e da volumi decisamente scarsi, è tornata la in particolare sui titoli italiani: lo spread tra il BTp e il Bund tedesco ha nuovamente superato quota 500 terminando la giornata a 503 punti. Di conseguenza il rendimento del titolo decennale italiano è risalito surante la giornata sopra il 7% per poi assestarsi i chiusura al 6,98 per cento.
Perché? Mentre i fondi Usa e asiatici hanno continuato a vendere i titoli pubblici dei paesi Piigs, questa settimana la Bce ha di fatto smesso di comprarne. L’Eurotower ha acquistato bond per appena 19 milioni di euro rispetto ai 3,36 miliardi di euro della settimana precedente. La cifra è indicata in una nota ufficiale di Francoforte.
In questo modo l’ammontare complessivo di titoli di Stato di Eurolandia detenuti dalla Bce, esclusi quelli già giunti a scadenza, è rimasto invariato a 211 miliardi di euro.
E’ evidente che le vendite hanno così superato di molto gli acquisti, il prezzo di scambio di Btp e Cct è sceso pericolosamente e di conseguenza il rendimento complessivo è tornato a salire intorno a quel 7% considerato la “soglia di non ritorno”. Un paese a crescita zero, o come l’Italia, addirittura in recessione, non può infatti permettersi a lungo di destinare oltre il 7% delle entrate dello Stato soltanto al pagamento degli interessi sul debito.
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