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Cipro. La posta in gioco


Non contenta dei propri fuochi la politica ellenica getta ‘mine’ nel Mediterraneo orientale. Lo fa con Antonis Samaras, attuale leader di Nuova Democrazia il partito (non il solo) che taroccando i bilanci statali ha nascosto alla Ue e ai propri concittadini la quantità crescente di debito pubblico accumulato con anni di malgoverno. L’apprendista stregone nell’empito populista di una disperata campagna elettorale si è recato nella Cipro greca a smuovere l’annosa questione delle “Zone Economiche Esclusive“. La mappatura di quei settori ha da tempo scosso anima e mente di più nazioni coinvolte nella gestione di un’ampia fetta di fondali marini su cui insistono scandagli e ricerche petrolifere e di gas. Gli interessi sono molteplici e riguardano Stati che s’affacciano in quell’area marina. A nord Grecia e Turchia, a est Siria, Libano, Israele e la fetta di Gaza, a sud Egitto oltre naturalmente, al centro del bacino interessato, l’isola di Cipro divisa fra la parte settentrionale turca (sebbene non riconosciuta dalla Comunità internazionale da circa un quarantenio) e quella meridionale greca.

Kastellorizo (Megisti). Ricordate la celebrata pellicola di Salvatores “Mediterraneo”? La vicenda era ambientata nella minuscola isola a due miglia marine dalla costa turca ma di giurisdizione greca dove, durante la Seconda Guerra Mondiale, reparti occupanti italiani si ritrovarono nel trapasso dell’8 settembre. Ecco dal 2007, epoca del rilancio di soggettive Zee, l’isolotto ha infuocato diatribe fra Grecia e Turchia autrice ciascuna di mappe assolutamente personalizzate. Le diplomazie motivarono i contrasti con le buone, l’intraprendente ministro degli Esteri turco Devoloğlu considera Kastellorizo un enclave ellenica in un mare turco che si sviluppa per centinaia di km lungo le coste meridionali della penisola anatolica. Insomma per Ankara il ‘greco mar’ termina dietro Rodi e Karpathos. Invece Atene, quasi rinfocolando rivendicazioni achee, amplia la sua Zee ben oltre Kastellorizo lasciando ai non amati turchi, a ovest dell’isola, solo le acque prospicienti la costiera. Quando la marina con la mezzaluna ha voluto esibire agli occhi dei greco-ciprioti un po’ di forza ha affiancato una bella fregata alla propria nave di ricerca petrolifera. La stampa ellenica ha bollato il battello come spia della riserva Afrodite. E questo la dice lunga sui nervi tesi di tutti.

Osservando le mappe marine finora diffuse, con tanto di giacimenti scoperti (Leviathan) e quelli dove la ricerca si concentra (Afrodite), i fondali della contesa riguardano soprattutto Cipro e Israele, che però hanno iniziato a collaborare, e Libano con lo Stato ebraico a fare da ras. Infatti la promettente riserva di gas Leviathan è palesemente nelle acque territoriali israeliane, non altrettanto si può dire per quello attiguo denominato Afrodite su cui punta Cipro, probabilmente meno cospicuo ma tutt’altro che insignificante. Un rapporto di oltre un anno fa stilato dalla statunitense Geological Survey stima la potenzialità del bacino in “1.7 miliardi di barili di petrolio e 122 trilioni di piedi cubi di gas naturale” (fonte Limes 5-2011 cfr. articolo di Margherita Paolini). Accanto allo sfruttamento energetico in sé che può risultare più strategico per nazioni auto isolate com’è Israele o piccole entità quali Libano e Cipro (e naturalmente anche la Striscia di Gaza, se avesse autodeterminazione politica prima che economica per trarre vantaggio dai giacimenti di sua giurisdizione) la questione delle Zee nel Mediterraneo di Levante ha comunque una valenza simbolica in ambito geopolitico. Ed è naturale che un Paese come la Turchia con ambizioni di egemonia regionale in uno spazio ben più ampio non lasci cadere neppure una virgola legata al tema energetico.

E’ noto come la penisola turca per posizione geografica si presti a essere il fulcro della distribuzione di idrocarburi fra Asia ed Europa. Da parte sua Ankara non perde un colpo aderendo a ogni sorta di progetto, anche quelli in contrasto eco-strategico come il Nabucco che trasporta o trasporterebbe, sanzioni permettendo, il gas iraniano a Occidente e il Blue Stream che da nord a sud e poi ovest provvede alla distribuzione del metano russo. Poi ci sono le pipeline dall’Azerbaijan e dalla Georgia, di cui una in costruzione lungo l’asse longitudinale dell’intera Anatolia, gli oleodotti dall’Iraq, il Med Stream che coinvolge proprio Israele. Insomma la Turchia gode della propria posizione fra i due continenti che nessun raffreddamento politico può bay-passare. La sua attenzione per investimenti e sviluppo è salita anche nell’anno appena concluso e in questi giorni la Camera di Commercio a diffuso a Istanbul soddisfacenti dati relativi agli investimenti stranieri nel Paese aumentati del 110%. Per quanto i settori trainanti siano banche, assicurazioni, chimica e trasporti gli idrocarburi non resteranno indietro pur nella funzione di hub di trasporto. A Cipro sicuramente arriverà la voce dello staff di Erdoğan e non per fare la comparsata elettorale di Samaras.

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