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I signori della truffa. Barclays e le altre banche

Lo scandalo che ha spazzato (momentaneamente) via i vertici della potente banca inglese Barclays è una radiografia in diretta di come “i mercati” siano manipolabili a piacimento da pochi, pochissimi, grandi manager delle grandi banche globali. Basti pensare che Barclays “rivede” e pubblica il tasso Libor, l’unità di misura di tutto il mercato interbancario a breve termine. La base anche per i mutui, i prestiti, insomma tutta l’attività creditizia. Basti pensare agli 800.000 miliardi di “prodotti finanziari derivati” (13-14 volte il Prodotto interno lordo mondiale) che girano come una mega-astronave aliena intorno al mondo, pronta ad azzerare qualsiasi paese prima di esplodere. La stessa cifra è incerta (fino a qualche settimana fa sembrava che fossero “soltanto” 650mila miliardi) perché questi titoli vengono scambiati over-the-counter; ovvero fuori dai mercati regolamentati. E vi sembra normale che un mercato “ombra” domini le dimaniche dei mercati “in chiaro”? Per Barclays, Goldman Sachs, Citigroup, JpMorgan, Ubs, ecc, è tutto normale. Un Libor in mano a un pool limitato di banche rientra nelle cose “normali”.

E cos’ lo hanno manipolato per anni.

Barclays lo ha fatto per poter vendere i propri “prodotti finanziari” scrausi. Un “arbitro” che gioca anche in proprio, che nega un rigore contro di sé e se ne assegna quattro inesistenti. I bambini dei campetti di periferia caccerebbero per sempre uno così stronzo. Sui mercati finanziari, invece, è stato uno dei giocatori più importanti e rispettati. Finora.

E quindi anche Il Sole 24 Ore, organo di Confindustria, si pone qualche domanda.

 

Non si gioca con la fiducia

di Alessandro Plateroti

Forse anche più dello scandalo dei mutui subprime, l’inchiesta internazionale sulla manipolazione dei tassi di interesse interbancari che ha travolto la Barclays e le più importanti banche americane ed europee è un colpo durissimo alla credibilità del sistema finanziario.

L’opinione pubblica, e con questa milioni di risparmiatori e di imprese, si sente oggi colpita nelle proprie tasche non solo dai comportamenti illeciti di banchieri spregiudicati che hanno evitato le bancarotte grazie all’aiuto dei contribuenti, ma si sente anche tradita nella fiducia dalle inefficienze dimostrate dai modelli di corporate governance e soprattutto dai gravi ritardi dalle autorità di vigilanza. La sensazione è che a 4 anni di distanza dallo scandalo dei mutui subprime, la promessa di nuove regole e più vigilanza sia stata in larga parte disattesa: i problemi dei mercati, dall’assenza di una vigilanza globale sugli intermediari alla costruzione di un nuovo quadro di rapporti finanziari e valutari mondiali, restano ancora gli stessi della rovente estate del 2008.
Come si può spiegare, del resto, che anche dopo il crack di Lehman Brothers un trader di Jp Morgan – cioè della più grande banca del mondo – possa bruciare 9 miliardi di dollari in scommesse sballate sui derivati senza che nessuno se ne accorga? O come si può accettare che anche dopo la lezione dei mutui subprime, nessuna delle due grandi agenzie di vigilanza sui mercati, la Sec americana e la Fsa inglese, si sia accorta che per ben quattro anni le più grandi banche mondiali hanno fissato arbitrariamente (e illegalmente) il costo del denaro per guadagnare più del dovuto sui mutui alle famiglie o sui prestiti alle imprese? Manipolare il Libor, significa alterare un mercato da 800mila miliardi di dollari tra titoli e prestiti.

In un’epoca in cui si hanno più remore a salvare gli Stati che a salvare le banche, l’opinione pubblica ha il diritto di avere risposte. I nemici del risparmio, come appare sempre più evidente, non sono solo gli speculatori che si accaniscono sui titoli di Stato, ma sono soprattutto le inefficienze nella vigilanza e il senso di impunità che sembra pervadere troppi santuari della finanza. Al risparmiatore non tornano più i conti: dopo quattro anni, lo scandalo dei subprime resta senza colpevoli. Nella peggiore delle ipotesi, trader e banchieri accusati di truffa hanno pagato una multa senza ammettere una colpa.
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Insieme alla crisi del debito, è ora di affrontare la crisi della vigilanza e soprattutto la pericolosissima esplosione della crisi morale (e di legalità) che sta emergendo da troppe zone d’ombra del mercato. Basti pensare che sulla sola piazza di Londra, sono state segnalate in un solo anno ben 247.601 operazioni finanziarie illecite, di cui il 77% effettuate da banche inglesi regolate e vigilate. E in America la situazione non è migliore. Il 7 marzo scorso, in un’audizione parlamentare sulle priorità di spesa per il 2013, il direttore dell’Fbi Robert Mueller ha rivelato che nel solo 2011 sono state avviate contro le banche oltre 3mila inchieste per frode sui mutui: «Questa cifra – ha detto Muller – è quattro volte superiore al numero dei casi registrati nel 2005». L’allarme è talmente alto da aver spinto l’Fbi a chiedere risorse aggiuntive per 14 milioni di dollari e l’arruolamento di almeno 44 nuovi agenti specializzati in analisi di bilancio, mercati finanziari e tecniche bancarie. Ma l’esplosione dei casi di frode bancaria e manipolazione dei mercati sta mettendo in crisi soprattutto la Sec, a lungo considerata come la più efficente e temibile agenzia di vigilanza finanziaria del mondo: il direttore dell’Enforcement, Robert Khuzami, ha rivelato che la Sec è attualmente impegnata in oltre 90 cause per frode contro trader e banchieri, il 50% in più del 2011, ma che lo staff legale per i processi è di appena 36 persone. «In queste condizioni – ha ammesso il responsabile dell’area legale dell’agenzia – gli accusati hanno tutto l’interesse a prolungare le cause: se va bene, siamo costretti a transare invece di arrivare a vere e proprie condanne penali».

L’emergenza, insomma, è chiara: senza responsabilità accertate, il rischio è che si diffonda un pericoloso cinismo nei confronti della legge, non più percepita come uguale per tutti. Ma soprattutto, bisogna evitare che nel mondo del risparmio si radichi l’idea sbagliata che tutti i banchieri sono in malafede: la fiducia è il cardine dei mercati, il pilastro più importante delle economie e dei sistemi finanziari.



I signori che decidono il nostro Libor. Non solo Barclays, ecco le altre banche nel mirino. Contratti da 800mila miliardi di dollari

Barclays, la seconda banca inglese per asset, ha ammesso che dirigenti e operatori hanno cercato di manipolare il tasso Libor dal 2005 al 2009. Per questo l’istituto ha patteggiato il pagamento di una sanzione di 451 milioni di dollari commissionata dalla Fsa (Financial Services Authority), dal dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti e dalla Commodity Futures Trading Commission degli Stati Uniti. Per questo motivo ieri il presidente di Barclays, Marcus Angius si è dimesso dalla guida della banca inglese e dalla guida della British Banker Association (Bba), il gruppo che supervisiona e pubblica quotidianamente le quotazioni degli indici Libor. E per questo motivo si è dimesso stamani anche Bob Diamond il ceo dall’eterno sorriso.

Le altre banche nel mirino
Barclays non è l’unica banca nel mirino nel cosidetto “scandalo Libor”, la Financial Services Authority ha accusato il sistema bancario di vendite truccate di prodotti finanziari a migliaia di piccole e medie aziende e annunciando un accordo riparatorio con la Royal Bank of Scotland, Lloyds Tsb, Hsbc.

Secondo l’agenzia Bloomberg i regolatori starebbero indagando, tra i nomi più importanti, anche su Citigroup, Ubs, Icap, e Deutsche Bank.

Come si calcola l’indice Libor
Gli indici Libor sintetizzano la media dei tassi a cui un panel di banche dichiara di prendere in prestito fondi non garantiti sulla base di 15 scadenze diverse, fino a un massimo di 12 mesi. Nel complesso, il panel di banche utilizzato per il calcolo degli indici Libor da parte della Bba oscilla tra 6 e 18, a seconda della valuta di riferimento. Gli indici Libor , infatti, vengono espressi in 10 valute differenti (dollaro Usa, sterlina, euro, franco svizzero, yen, dollaro canadese, dollaro australiano, dollaro neozelandese, corona danese, corona svedese).

I contratti agganciati al Libor
Al pari degli indici Euribor, che sintetizzano i tassi interbancari dichiarati da un panel di 43 banche soprattuttuo europee e che lo scorso ottobre è finito nel mirino dell’Antitrust sul sospetto di manipolazioni degli Euribor, gli indici Libor sono utilizzati per calcolare i tassi applicati su prestiti a famiglie e su contratti derivati. Secondo la Commodity Futures Trading Commission sono legati al Libor più di 800mila miliardi di dollari in titoli e prestiti, compresi 350mila miliardi in contratti swaps e 10mila in prestiti, fra cui quelli per casa e auto.

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1 Commento


  • Cristina scuma

    Barca non ha solo stabilito il libro a suo favore, ha anche venduto centinaia di mutui capestro indicizzati al franco svizzero. Mutui assolutamente
    non trasparenti, VR ma raccomandati come sicuri
    asserendo anche davanti al
    notaio, che in caso di perdita
    divalore dell euro, il franco era una garanzia. Peccato che col il calo di valore Dell euro questi mutui sono inestinguibile x l enorme somma in franchi necessaria per l estinzione. Attendiamo in molte famiglie con fiducia, l esito della causa.

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