L’idea era sembrata l’uovo di Colombo, e i giornali italiani ci si erano aggrappati speranzosi. Se la Bce compra i titoli di stato quando lo spread si avvicina troppo a un limite prefissato, i paesi saranno meno “stressati” da manovra succhiasangue.
Qualcuno aveva anche avvertito che una mossa del genere non sarebbe potuta restare senza contropartite. Ogni governo i cui bond avessero avuto bisogno di questa “mano” da parte di Francoforte avrebbe dovuto chiedere ufficialmente “protezione”; e di conseguenza sottoporsi a una serie di misure imposte dalla stessa Bce, magari insieme a Ue e Fmi.
Si trattava, insomma, di un’idea che avrebbe fatto rientrare dalla finestra sia gli aiuti agli stati (che la Bce non può fare e la Germania non vuol finanziare) sia il “commissariamento” di uno o più paesi. Poi, stamattina, la Germania ha pronunciato il suo “nein”; che per Mario Draghi diventa l’ostacolo più grande, impedendogli di passare all’azione.
Il realtà, come spiega benissimo il prof. Navarro, non è certo l’euro a soffrire di queste tensioni, ma le popolazioni dei paesi “fragili”.
Ecco dunque rinascere le preoccupazioni del Il Sole 24 Ore.
Spagna: lo spread così alto non è sostenibile a lungo. La Bce deve aiutarci e comprare i nostri bond
Corrado Poggi
La Spagna sta ormai considerando apertamente l’idea di chiedere l’aiuto dell’Europa per far fronte alle proprie esigenze di finanziamento a fronte di uno spread ormai non più sostenibile ma prima vuole un impegno chiaro da parte della Bce sugli acquisti di bond. È quanto ha spiegato in un’intervista all’agenzia di stampa iberica Efe il ministro delle Finanze Luis De Guindos secondo cui la Bce «non può porre dei limiti né dire quanto comprerà e per quanto tempo se vuole che il programma sia efficace».All’inizio di agosto, la Bce ha indicato di essere pronta a intervenire qualora la Spagna chiedesse aiuto ufficialmente all’Efsf e si impegnasse a entrare in un programma formale. Richiedere aiuto però comporta uno stigma che i governi preferiscono evitare a meno di essere in presenza di condizioni che permettano di attenuare l’impatto negativo: un impegno da parte della Bce ad acquistare bond in quantità significativa e senza limiti di tempo rappresenterebbe esattamente la condizione ideale agli occhi di Madrid per decidersi al grande passo.
Un impegno del genere da parte della Bce potrebbe arrivare al termine della prossima riunione del direttivo Bce il 6 di settembre. Se in quella occasione la Bce dovesse fornire maggiori indicazioni sugli acquisti di bond, allora la Spagna potrebbe poi decidere di chiedere formalmente aiuto e una prima occasione utile potrebbe essere la riunione dei ministri delle Finanze dell’eurozona prevista per la seconda settimana di settembre.
La Spagna, ma più in generale i mercati, chiedono rassicurazioni che il nuovo programma di acquisto bond non sarà di portata limitata come quello varato nel pieno della crisi lo scorso agosto 2011 e ormai fermo da oltre sei mesi anche a causa delle divisioni sul suo utilizzo insorte all’interno della Bce.
Il governo spagnolo sta preparando le riforme al settore bancario concordate con l’Europa in cambio del sostegno finanziario da 100 miliardi concesso a Madrid per aiutare il suo sistema finanziario e presenterà i piani concreti nella riunione dei consiglio dei ministri di venerdì, ha spiegato ancora De Guindos che ha anticipato anche la probabile creazione di una bad bank in cui verranno fatti confluire gli asset tossici detenuti dalle banche in difficoltà.
La bad bank verrà controllata dal Fund for Olderly Bank Restructuring (Frob) cui verranno dati maggiori poteri e che potrà intervenire, come avviene negli Usa con la Fdic, per chiudere di autorità una banca e confiscarne gli asset.
Secondo quanto anticipato dal ministro, la bad bank «avrà un’ampia base di capitali e finanziamenti» e il governo cercherà privati interessati a investire. Gli asset tossici verranno acquistati a prezzi molto ridotti «onde garantire che non siano perdite per i contribuenti quando la bad bank deciderà a sua volta di rivenderli».
Il ministro ha infine escluso un esborso immediato alle banche di una prima tranche da 30 miliardi di euro ritenendo che questa misura «non sia al momento necessaria». In precedenza il governo aveva lasciato intendere di essere pronto a un’erogazione in tempi brevissimi ma ora questa eventualità appare tramontata. I fondi dovrebbero dunque essere erogati come da programma originale in novembre.
La Germania frena su un «tetto» della Bce agli interessi sui titoli di stato: sarebbe problematico Alla Germania non piace il progetto della Banca centrale europea di fissare un tetto agli interessi oltre il quale scatterebbe l’acquisto di bond dei Paesi in difficoltà. La notizia dell’iniziativa allo studio della Bce (non smentita per ora da Francoforte) era stata riportata dallo Spiegel online. Richiesto di un commento, il portavoce del ministero delle Finanze tedesco ha detto che un intervento di tal genere da parte della Bce sarebbe «molto problematico da un punto di vista teorico». Secondo lo Spiegel online Francoforte deciderà se applicare tale soglia alla prossima riunione del board a settembre. Il tetto segnalerà agli investitori quale livello di tassi la Bce considera appropriato, cosa che dovrebbe scoraggiare gli speculatori dallo spingere i tassi troppo al di là del livello fissato dalla Bce. La Bce – scrive lo Spiegel online che apre la sua homepage con un primo piano di Mario Draghi – vuole introdurre un tetto ai tassi d’interesse allo scopo di tenere sotto controllo i costi di rifinanziamento dei Paesi in difficoltà, assicurando allo stesso tempo che gli spread tra i titoli non divergano troppo. Inoltre, la Banca centrale vorrebbe rendere più trasparenti i suoi acquisti di titoli di Stato, annunciando il volume dei suoi interventi subito dopo ogni operazione e non una volta alla settimana come avviene adesso.
Il presidente Mario Draghi, nell’ultima riunione, aveva annunciato un intervento della Banca centrale per raffreddare gli spread di Spagna e Italia, ma subordinato alla richiesta dei governi di aiuto alla Ue. Un passaggio controverso, a cui diversi governi si oppongono, perché comporterebbe condizioni che non sono ancora state stabilite, ma che potrebbero anche prevedere la supervisione della troika come per Atene.
La Bundesbank si oppone all’acquisto dei bond da parte di Francoforte perchè la ritiene un’iniziativa troppo vicina a rompere il tabù della Bce che non può finanziare gli Stati. E anche il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble ieri ha rigettato l’idea di rifinanziare il debito degli Stati attraverso la Bce: «Se iniziamo a farlo, non ci fermeremo. È come quando uno comincia a risolvere i suoi problemi con le droghe», ha detto.
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Paul De Marco
Bad bank: Verso il default effettivo della Spagna, dell’Italia, ecc.?
La laboriosa inflazione del problema iniziale – l’egemonia globale e assoluta della “banca universale” sin dall’abrogazione del Glass Steagll Act nel 1999, con i suoi derivati, CDO, CDS, OTC ecc – ci viene raccomandata ovunque come soluzione ai guai bancari e statali attuali! Ma le ricette di cucina marginalista disponibili alle classi dirigenti sono ormai esaurite con il fallimento degli interventi delle banche centrali direttamente o indirettamente, con il FESF e il MES, la regola d’oro e il fiscal compact, la proposta di unione bancaria, ecc,.. e ora, prevedibilmente con l’eventuale “bad bank”! Nella primitiva teoria behaviorista – Skinner ecc . – queste scelte sono considerata meno come una fuga che come cieca autodistruzione. Siamo nel Regno dell’irrazionalità esclusivista più che del solipsismo berkeleyano eretto in sistema di potere neo-nietzschiano.
Nessuno ha fin ora potuto spiegarci perché si dovrebbe salvare le banche pubbliche sacrificando le finanze pubbliche con la pretesa di salvare i “paesi”.
La banca cosiddetta “universale” è diventata un fallimento clamoroso, economicamente e socialmente rovinoso. Stampare moneta ex nihilo senza toccare il sistema di “banca universale” (con il suo “shadow banking” in gran parte non contabilizzato nelle statistiche borghese del PIL e dunque nella fallacia logica dell’avanzo primario necessario per rimborsare il debito pubblico, con i suoi derivati e soprattutto i suoi grotteschi CSD sul debito sovrano) non ha nessun buon senso comune. La creazione di denaro senza relazione stretta e verificabile con la creazione del valore ha sempre portato alla rovina delle nazioni. Tutti sembrano avere dimenticato che la base prima di tale « accountability » bancaria riposa sul mantenimento del rapporto del nuovo credito bancario creato dalle banche con gli interessi depositati dalle stesse banche presso la banca centrale nei limiti permessi sulla base del ratio prudenziale.
La Spagna come Stato sovrano può dare l’esempio nel Eurogroup.
Invece di creare una “bad bank” che rappresenta solo una ristrutturazione dunque de facto un importante default parziale, il che aggraverà i problemi correnti assieme al livello prevedibile dello spread, la Spagna può creare una banca pubblica dotata di una grande leve finanziaria iniziale e del mandato di comprare e di cancellare il debito pubblico. Questa soluzione richiede pochi fondi propri; in effetto, la leva potrà essere abbassata gradualmente dopo avere riportato il debito pubblico sotto 60 % del PIL, continuando pero le operazioni di acquisto dei titoli di Stato in modo da fare cadere e di mantenere gli interessi ad un livello molto basso. Se non si può ancora cambiare il sistema di “banca universale” – rapporti di forza nel parlamento e nel paese – si potrà facilmente, sulla basa di questa banca pubblica, permettere il fallimento delle banche private incapaci di rimanere solventi senza aiuti statali. Di fatti, la banca pubblica potrà aiutare a ristrutturare le banche fallite e dunque subito nazionalizzate per un euro simbolico: questo averebbe con la ricostituzione dei fondi propri nel quadro del ratio prudenziale – regole di Basilea III, ma da rivisitare – con un doppio obbiettivo: salvare i risparmi dei piccoli risparmiatori e il credito alle PME. Invece di salvare le banche private a ripetizione rovinando i Stati sovrani nel processo, si agirebbe cosi in un modo strutturale definitivo per una infima porzione del costo grazie al livello della leva che lo Stato può decidere da solo. Tale sistema potrebbe poi essere generalizzato e coordinato in una Federazione di banche pubbliche europee con identico mandato, in modo da rimpiazzare il fallito FESF assieme al MES morto già prima di nascere.
Tale intervento libererebbe la potenza finanziare delle finanze pubbliche permettendo di ripristinare con massima celerità le imprese pubbliche, i programmi sociali, le pensioni, l’educazione e la ricerca ecc. In oltre, tramite i risparmi e il credito, ciò permetterebbe di rilanciare sia gli investimenti produttivi che il consumo interno, il quale conta per più di 60 o 65 % dei consumi totali nei paesi europei. Si metterebbe cosi fine alla suicida politica di austerità mirata solo a privatizzare tempestivamente tutto quello che rimane da privatizzare ed a portare i salari europei al livello dei più bassi salari mondiali …
Si tratta di salvare i popoli e i Stati come garanti della democrazia autentica e certo non di salvare le banche private senza collaterale, sacrificandoli la democrazia rappresentativa e sociale, la prima essendo destinata dal Impero putativo esclusivista ad essere rimpiazzata da una forma di democrazia censitaria privata basata su l’azionariato, privo di qualsiasi uguaglianza tra grandi e piccoli azionari.
Finalmente, la soluzione disperata della “bad bank” rimane una copia, oggi impossibile per il mutamento del contesto, ma una copia priva di ogni originalità del salvataggio reaganiano delle Savings and Loans (S&P), il quale costò più di $ 400 miliardi; soluzione poi imitata da Paulson – “Give us all your toxic assets” vi ricordate? – che costò 4 a 5 volte di più, e non è ancora finito (vedi il deficit americano attorno a 8 % del PIL, altro che modello da imitare trasformando la BCE in FED di terza zona!!!)
Ma con tale colossale ristrutturazione al livello europeo – default spagnolo de facto con una grande « haircut » alla greca subito seguito dal default italiano ecc., – il sistema bancario europeo e mondiale potrà reggere? O si pensa forse di imporre cosi alla Cancelliera di salvare le banche facendo intervenire il MES in extremis – cioè, principalmente la Germania – per pagare la rovinosa fattura di questa ristrutturazione… ? (Visto che la Francia sta seguendo le trace di Monti ed è quasi già nella stessa situazione …) Al limite la « bad bank » potrebbe servire alla Germania per proteggersi assieme alle sue banche più esposte da questi default e dalle loro conseguenze … anche con la creazione di due zone euro, una forte e una debole quest’ultima dotata di una banda di fluttuazione attorno al euro forte.
Si deve mettere un termine a questa finanza oscurantista che pensa di potere credere, e sopratutto farci credere, nelle sue proprie narrazioni di caste. E un scandalo. Prima di tutto intellettuale e etico-politico. Ma i pitre di regime non mancano.
Paul De Marco
PS. Noto che si sta mettendo in moto una campagna mediatica e più ancora pericolosamente occulta per destabilizzare la Germania e i suoi alleati – usando sempre delle stesse manipolazioni e strumentalizzazioni provenienti sempre dai stessi cerchi autoeletti esclusivamente, e anche certi « socio-democratici » tedeschi peggiori di Kaustky e Hielferding riuniti … (Vedi il mio articolo “ Le lit du néo-fascisme” e il suo Appendice, nella Sezione Fascisme/Nazisme/Racisme del mio sito http://www.la-commune-paraclet.com )