Molti si preoccupano di restituire le notizie provenienti dal baratro MontePaschi come una spy story, cercando “la politica” sotto ogni mattonella.
Ma la cosa più sconcertante è che invece questa storia restituisce invece il filmato esatto di come opera una banca privata, dove il concetto di “responsabilità” è confinato alle dichiarazioni pubbliche di banchieri molto seriosi e molto ben vestiti, che fulminano con un’occhiataccia il giornalista che vuol fare davvero qualche domanda, che si indignano se qualcuno pensa che il loro lavoro non sia propriamente “nobile”.
Questo lungo lancio d’agenzia contribuisce a chiarire alcune modalità di funzionamento base, che appartegono al crack di Mps, ma sono la normalità di qualsiasi istituto privato sufficientemente grande da poter isolare il gruppo dirigente fuori da ogni vincolo.
«Non soddisfatto» dei guadagni su conti «off shore» nel 2009, l’ex responsabile dell’area Finanza di Mps, Gianluca Baldassarri, «continuava a ‘tradare’ (scambiare titoli) liberamente con i suoi amici, spesso anche durante le sue lunghe vacanze in Florida, a Miami». E «nel completo disprezzo delle buone norme di condotta aziendali, acquista e vende titoli direttamente dalla spiaggia» accusa la ‘talpa’ di Mps nell’esposto con cui denuncia alla Consob nel 2011 la ‘banda del 5%’.
I complici di Baldassarri eseguono le operazioni di trading impartite dal capo ma «temendo la responsabilità penale delle loro azioni in quanto i prezzi dei titoli sono spesso fuori mercato» scrivono nel commento all’operazione «’trade Baldassarri’, sinonimo di lasciapassare all’interno della banca», in quanto «nessuno mai controllerà o si permetterà di contestare qualcosa fatta da Baldassarri, non controllando però che in alcuni giorni lo stesso Baldassarri risultava in ferie».
Il sistema creato dall’ex responsabile dell’area finanza di Mps, prevedeva che per vendere prodotti al Monte bisognasse passare attraverso intermediari «amici» che offrivano «consulenze fittizie», il cui ricavato veniva spartito con i dipendenti infedeli di Mps.
Ci sono i «tanti» broker «’amici’ di Baldassarri» come «la Gdp di Milano e Lugano, alcune ‘scatole’ di diritto inglesi da cui è indispensabile passare, pagando cospicue parcelle per inutili e fittizie consulenze, se si vuole vendere al Paschi dei fondi» e la «Enigma Securities (di Londra e Milano), il cui proprietario, Maurizio Fabris, è più presente sui circuiti automobilistici che nelle sale operative», è scritto nell’esposto.
«Come faccia una minuscola società» come la Enigma «ad essere la principale controparte del desk corporate Bond di Mps è un mistero; lo è ancora di più capire come mai tutti i dipendenti di Mps ogni volta che ‘tradano’ con lei stranamente le applicano condizioni migliori».
Gli «sciagurati investimenti» realizzati da Gianluca Baldassarri, responsabile dell’area finanza di Mps, crearono alla fine del 2008 una «voragine nei conti» della banca: «i ben informati dicono circa 800 milioni di perdite in parte nascoste nel bilancio della banca». E pare che nessuno nel Monte, neppure lo steso Baldassarri «era in grado di valutare» le complesse operazioni finanziarie messe in piedi con controparti estere «e spesso nemmeno i sistemi della banca erano in grado di gestirle correttamente e di evidenziarne i rischi finanziari». Da un lato c’era «scarsa preparazione» degli uomini di Baldassarri dall’altro l’interesse solo per plusvalenze e favori.
La questione è in fondo semplice. Baldassarri era il più “esperto” nel maneggiare determinate leve, ma neanche lui – come nessun banchiere al mondo – è in grado di controllare le conseguenze a medio termine (e a maggior ragione sul “lungo) delle proprie azioni. Sarà insomma stato un po’ più facilone e arraffone di tanti altri suoi “colleghi”, avrà pagato qualche mazzetta in più nel giro degli “amici” (un po’ di Pd, un po’ di Opus Dei, un pizzico di Pdl…), ma non è che ci si discosti poi troppo dal “core business” di una banca: fare soldi, anche inventandoseli. Quelli “inventati” – per chi è curioso – si chiamano “derivati”.
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MaxVinella
La colpa non è solo delle banche, ma anche del sistema dei controlli, in ordine : società di revisione, Consob e Banca d’Italia.
Se chi dovrebbe controllare non controlla è perchè fa parte del “siastema” e perchè i mancati controlli producono vantaggi a tutti, a tutti ovviamente meno che alla collettività ed ai piccoli risparmiatori.
L’affaire MPS è solo la punta dell’iceberg ed lo scandalo è stato fatto scoppiare ora per motivi elettoralistici, mentre magistratura e Banca d’Italia sapevano tutto da anni !!
Non a caso il buon Mussari Giuseppe fu messo a capo dell’ABI perchè tenesse la bocca cucita e continuasse a gestire da lì tutto il sistema !!