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Il crack di Cipro ha conseguenze impreviste


Hanno scelto Cipro come modello di “Austerity – fase 2”. Rappresenta appena lo 0,2% del Pil europeo e non conta quindi un beneamato nulla, dal punto d’osservazione del Reichstag, da cui la signora Merkel sta “guidando” l’Unione europea in funzione della propria rielezione, a settembre.

La scelta di imporre il prelievo forzoso sui conti correnti è davvero una “misura shock”, come hanno titolato tutti i media. Perché cancella l’ultima trincea del risparmiatore comune – la sicurezza dei soldi messi in banca – e quindi prepara possibili espropri di massa in qualsiasi altro paese che si trovi a soffrire problemi simili.

Del resto, imporre “riforme strutturali” a Nicosia sarebbe stato inutile. L’economia isolana si fonda sul turismo e poco altro. Le forme contrattuali sono già abbastanza liberiste, il welfare era stato già abbastanza sforbiciato nel precedente giro di “rigorismo”. Soprattutto, se ne sarebbe cavato ben poco, in termini di denaro cash.

C’erano insomma le condizioni chiave per tentare un esperimento.

Ma gli apprendisti stregoni della Troika, appesantiti anche dalle necessità di breve respiro della Merkel, non sono proprio in grado di concepire “piani” che non abbiano buchi mostruosi. Il più serio, e seriale, è la sottovalutazione sistematica della difficoltà politica. Che per loro – “tecnici” – non esiste mai come variabile nelle previsioni, ma che si presenta sempre alla verifica empirica.

Il Parlamento cipriota è stato costretto a rinviare l’approvazione delle misure presentate dal governo conservatore del neopresidente Nikos Anastasiades, considerato l’alleato rigorista di Angela Merkel nel Mediterraneo. Un clima di rissa continua, l’esplosione del partito del premier, riunioni notturne, tentativi di accordo sottobanco, compravendita di gruppi parlamentari… insomma, tutto l’armamentario esibito da forme democratiche sotto stress a Nicosia come in tutto l’Occidente. Il voto era stato fissato per oggi alle 16. Ma il presidente cipriota Nicos Anastasiades non ha i numeri per ottenere in Parlamento il sì al prelievo forzoso sui depositi bancari proposto dall’Ue. La conferma è arrivata stamattina dal portavoce del governo cipriota.

Eppure bisognava “chiudere” entro oggi, a tutti i costi. Era stata infatti decretata la chiusura delle banche fino a mercoledì, in modo da impedire ai correntisti di precipitarsi a svuotare i conti. Data che è così slittata a giovedì, in attesa del voto.

Ma anche sul piano “tecnico”, dall’Eurogruppo sono state date indicazioni contraddittorie, con cambi repentini di impostazione. Prima l’ordine di decurtare del 6,75% i conti fino a 100.000 euro, e del 9,9% quelli con cifre superiori. Poi l’idea di “moderare” al 3% il colpo di falce sui conti “poveri” e aumentare fino al 15% quelli sopra i 500.000. All’ultimo minuto, ieri sera, un comunicato forse “definitivo”: «L’Eurogruppo ritiene che i piccoli depositi devono essere trattati diversamente dai grandi depositi e riafferma l’importanza di garantire quelli sotto i 100mila euro. Le autorità cipriote introdurranno una maggiore progressività nella tassa una tantum rispetto a quanto deciso il 16 marzo, fermo restando il tetto degli introiti stabilito».

L’obiettivo resta fermo: per “garantire” il pacchetto di “aiuti” Da 10 miliardi varato dai ministri delle finanze e dal Fmi servono i soldi depositati nelle banche cipriote. L’assalto alle banche era previsto, ma hanno sbagliato anche i dettagli su questa parte: i soldi verranno infatti tolti in proporzione alle cifre risultanti sui conti alla chiusura di venerdì 15 marzo. Ma se i correntisti riescono a svuotarli prima che scatti la mannaia il prelievo non si può materialmente effettuare. E mentre sui piccoli risparmiatori locali lo Stato potrebbe comunque rivaleersi in qualche modo, successivamente, i grandi evasori russi e di altri paesi – titolari pressoché in esclusiva dei conti davvero ricchi – possono far sparire per via telematica le proprie risorse al primo secondo utile. E far perdere subito dopo le proprie tracce.

Anche questa possibilità, comunque, è causa di possibili tensioni sui mercati finanziari. Masse consistenti di denaro in fuga verso porti più sicuri, infatti, provocano turbolenze potenzialmente pericolose. Specie se – una volta stabilito il precedente che i soldi in banca possono essere “sequestrati” dagli Stati – viene messa in pericolo la “fiducia”, ovvero la certezza di poter disporre in ogni istante del proprio denaro. Un incubo esistenziale per i “piccoli”, un dramma operativo per gli speculatori, evasori, investitori, ecc.

Dove andiamo a finire, signora mia, se nemmeno le banche sono più un approdo sicuro?

Ecco quindi che persino Cipro – inesistente sul piano macroeconomico – rischia di avere “effetti sistemici” in un mercato globale senza più tante certezze.

Le reazioni politiche sono in qualche misura prevedibili. I russi, come già resocontato ieri, si sono subito mobilitati facendo il viso dell’arme, da Putin a Nedvedev.

Ma persino in Germania non sono mancate le voce critiche. «Perché non prelelevare il 15% dai conti dei ricchi ed escludere tutti gli altri correntisti con depositi fino a 25mila euro?», si è chiesto Juergen Trittin, leader dei Verdi tedeschi, spalleggiato dal numero due dei socialdemocratici (SPD), Joachim Poss. Stessa posizione anche del ministro delle finanze francese, Pierre Moscovici, che ha fra l’altro “rivelato” come nell’Eurogruppo di venerdì si siano manifestate anche “posizioni molto più dure” (Germania, Olanda e Finlandia, presumibilmente).

Mentre da Berlino si attende con tutta calma. Il Parlamento tedesco voterà sul piano di salvataggio per Cipro nella seconda metà di aprile (parola del portavoce del ministero delle finanze tedesco, Martin Kotthaus), quando i ciprioti avranno messo nero su bianco i loro impegni con la Troika.

Ma le reazioni dei mercati sono molto più rapide, incisive e devastanti. Per Moody’s, agenzia di rating pronta ad aggredire ogni nuovo “squilibrio”, la scelta del prelievo forzoso potrebbe avere conseguenze negative per i rating delle banche europee. La decisione, infatti, ha comunque «pesanti conseguenze» anche per i creditori di banche in altri Paesi europei. Il ragionamento è semplice: se si può fare a Cipro, paese dell’eurozona, si potrà fare in tutti e sedici gli altri paesi. Dunque, le banche del Continente non sono più “sicure” come prima, specie quelle dei Piigs (Italia, Portogallo, Irlanda, Spagna, Grecia); dunque, è probabile la fuga di una quantità sostanziosa di denaro verso altre aree che dànno maggiori garanzie di intangibilità dei depositi.

Per Moody’s, si tratta di un punto di svolta a livello di politiche europee: «con la decisione si é avviato un passo importante per limitare, o addirittura eliminare, la tutela sistemica dei creditori bancari in tutta Europa». Operando in questo modo, i responsabili politici europei «dimostrano di essere disponibili a rischiare turbolenze più consistenti sui mercati finanziari, nel perseguimento di obiettivi politici».

E quindi ciao, Europa! I “salvatori rigorosi dell’euro” si dimostrano i primi affossatori…

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1 Commento


  • Paul De Marco

    Boys : Italy is broke! (Se questi sono professori la nonna era un’autobus …)

    E giusto dire che ci sono conseguenze gravissime al hold-up effettuato a Cipro contro i piccoli risparmianti. Dato che esisteva una garanzia sui depositi, sembra che questa scelta sia totalmente illegale.

    Comunque il problema più grave non è la piccola isola di Cipro: I paesi presi sotto mira in questa tragedia sono i grandi paesi della Eurogruppo sull’orlo della bancarotta, come l’Italia, la Francia, la Spagna, il Portogallo e l’Irlanda. Cipro ci dice : il MES-OMT era una farsa grottesca sin dall’inizio. Non sarà attivato.

    E facile capire : né per la Grecia, né per Cipro si è fatto appello al MES-OMT purtroppo presentati come la soluzione miracolo immaginata da Draghi/Monti e Co (proverbio mio con rispetto alla distinzione dialettica tra categorie distinte e opposte: “Se questi sono Professori, la nonna era una autobus!”) Nessuna sorpresa pero: per avere ricorso al sostegno da parte della BCE attraverso l’OMT si deve prima accettare le condizioni imposte dal MES. Ma il MES è finanziato al prorata del PIB dai paesi membri dell’euro (più sei grande più devi contribuire.) Anche Monti ha fatto notare mesi fa che questi rovinosi aiuti effettuati tramite il FESF-MES hanno già aggiunto più di 3 % del PIL al nostro debito nazionale. Il finanziamento del MES previsto fin al 2014 è di 80 miliardi, una miseria a confronto degli enormi bisogni dei grandi paesi indebitati dell’euro. A questi 80 miliardi di euro si aggiungono 620 miliardi detti “callable”, cioè che dovrebbero aggiungersi in teoria secondo i bisogni.

    Pero nessuno Paese può più permettersi di finanziare il MES : né la Germania, né la Francia (che cammina in accelerato verso l’abisso sulla stessa strada dell’Italia di Monti ed altri ..), né ovviamente l’Italia già in bancarotta effettiva ma non ancora dichiarata. Il nostro Paese ha sacrificato tutto con la più grande inettitudine intellettuale e con ancora meno senso etico-politico per ottenere un saldo primario. Ora, il saldo primario esemplare di 5 % si è abbassato a 3 % del PIL. Pero a confronto ci sono più di 5 % del PIL da finanziare sotto forma di interessi crescenti per un debito pubblico sempre crescente. L’austerità producendo recessione, si prevede già che oltre la forte decrescita del PIL nel 2012, quella di 2013 sarà attorno a – 1,8 % (e probabilmente ancora più severa alla fine dell’anno.) II conti del cosiddetto “consolidamento fiscale” sono dunque presto fatti.

    Il Paese è rovinato? Si. Sin dal famigerato “Patto sociale” (!) del 1992 in seguito al tradimento della Bolognina. A dire vero, non è poi una grossa sorpresa visto la qualità dei nostri dirigenti a tutti i livelli anche ai più alti, dirigenti che non sanno nemmeno leggere e meno ancora rispettare la nostra Costituzione nata dalla Resistenza (Si trattava di una Costituzione che non aveva niente a che spartire con il neoliberalismo e meno ancora con il Fiscal Compact o con vari Einaudi …)

    Ma le cose sono ancora più peggiori di quello che si pensa. Negli ultimi 10 anni il tessuto industriale fu distrutto del – 38 % al Nord e del – 47 % al Sud. Oggi, lo Stato italiano non può neanche pagare le sue spese giornaliere. In particolare la Pubblica Amministrazione non può più pagare le imprese; nel 2011 mancavano 90 miliardi di euro (cioè quasi 6 % del PIL.) Oggi, dicono che siamo già a un debito verso le imprese di oltre 70 miliardi di euro. Ma si discute con Bruxelles per truccare i conti : si propone di non calcolare il debito nuovo emesso per pagare le imprese nel calcolo del debito pubblico esistente!!! Per il cittadino non cambia niente se non per il peggio dato che si aggiungerà tagli lineari ai sanguinosi tagli lineari già previsti nella Spending Review, distruggendo la vita delle genti, delle famiglie e con esse il Paese intero.

    Per gli investitoti sarà una truffa belle e buona. (Qualcuno forse ricorderà il ruolo di Draghi e di Goldman and Sachs mentre si negoziava l’entra della Grecia nell’Euro : vecchi trucchi …) Ora aspettiamo di vedere cosa faranno le agenzie di rating. Dato che nei loro investimenti, per conto di altri, molte istituzioni sono tenute di rispettare i loro rating, le conseguenze rischiano di essere gravissime : soprattutto dal punto di vista legale, se le agenzie non riflettano la realtà conosciuta dal pubblico mascherando i conti assieme a Bruxelles (vedi sotto : si tratta di realtà discussa nei giornali ma che in realtà potrebbe essere ancora peggiore)

    L’unica soluzione consiste nella presa di controllo pubblico diretto e immediato del debito pubblico da parte di una banca pubblica dotata di una forte leva finanziaria iniziale. Simultaneamente si dovrà rilanciare la crescita qualitativa e cambiare la struttura fiscale reazionaria del Paese, oggi abbandonato a un 10 % di “autobus” che monopolizza il 48 % delle ricchezze, sacrificando il popolo italiano senza il minimo stato di anima, almeno quando pretendono di averne una. Questo include i mezzi “autobus” grillini, simili a tutti gli altri in questa materia, se non peggiori e più legati alla finanza apolide globale anche se in maniera occulta : perciò l’attacco al finanziamento dei partiti politici; servono soli quelli finanziati dai miliardari. Il cittadino medio già rubato dalla non indicizzazione all’inflazione programmata non potrà neanche contribuire 40 euro all’anno senza sacrifico : i finanziamenti pubblici possono essere rivisti ma non si debbono toccare. Il sistema proporzionale della Prima Repubblica va restituito ai cittadini, se mai con un doppio turno. Qualcuno ricorderà Sarfatti e il suo padre rispetto al papa e a Mussolini …)

    Paul De Marco, ex professore di Relazioni Internazionali (Economia Politica Internazionale.)

    a) https://www.contropiano.org/economia/item/15257-il-crack-di-cipro-ha-conseguenze-impreviste

    b)http://www.repubblica.it/economia/2013/03/19/news/l_europa_scarica_la_patata_bollente_a_nicosia_voto_in_parlamento_maggioranza_a_rischio-54871941/?ref=HREC1-3

    c)http://www.repubblica.it/economia/2011/12/01/news/ipotesi_pagamenti_in_titoli-25892576/?ref=HREA-1 )

    d)http://www.repubblica.it/economia/2013/03/18/news/conti_pubblici_imprese_ue_italia-54821422/?ref=HREC1-6

    e)Vedi pure : Uscire dell’euro non serve serve mettere fine al regime di banca detta universale http://www.la-commune-paraclet.com/Download/

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