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Un grido attraversa i Piigs: “perché dovremmo uscire dall’euro”

Riprendiamo un articolo molto informato pubblicato oggi. Non ci sembra necessario aggiungere altro, per ora.

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Federica Agostini – 28 May 2013 – 11:47 Boom delle vendite per João Ferreira do Amaral, economista portoghese che col suo libro “Perché dovremmo lasciare l’Euro” ha scalato in meno di un mese le classifiche dei best-seller, superando persino il romanzo erotico “50 sfumature di grigio”.

Il libro di Ferreira do Amaral ha contribuito ad infiammare il dibattito pubblico in Portogallo sulle cause reali del disastro economico del paese: è colpa soltanto dell’odiata austerity necessaria per ricevere gli aiuti internazionali, oppure è colpa dell’Euro?

Letture pubbliche, dibattiti televisivi, editoriali giornalisti e politici cominciano ad esplorare il terreno fino a poco tempo fa riservato agli accademici: esiste davvero la possibilità di recupero concreto all’interno dell’euro?

Il Portogallo “non ha possibilità di crescita veloce all’interno di un’unione monetaria con una valuta forte”, ha recentemente detto Ferreira do Amaral in un’intervista. “Fortunatamente, la questione ha smesso di essere un taboo e il dibattito sta perdendo forma”. Il libro è alla quarta edizione e sino ad oggi ha venduto oltre 7 mila copie: una enormità per il libro di un economista nel piccolo mercato portoghese.

L’Euro e l’opinione pubblica

Il Portogallo ha adottato l’Euro nel 1999. Molti elettori e la maggioranza politica portoghese stanno dalla parte dell’Ue, come accade in altri paesi colpiti dalla crisi dell’Euro come la Spagna, la Grecia o l’Irlanda. Il premier Pedro Passos Coelho si è battuto a lungo sostenendo che lasciare la moneta unica sarebbe un vero disastro per l’economia del paese e insiste perché se il paese non raggiungesse i target concordati potrebbe essere costretto a lasciare la moneta unica. Un anno fa, l’ultimo sondaggio al riguardo, vedeva il 20% della popolazione portoghese favorevole all’uscita dall’Euro, ma oggi è ancora così?

Mentre la recessione dell’Eruozona continua a fare da zavorra alla ripresa economica, comincia ad incresparsi anche l’opinione pubblica. Il Partito Comunista in Portogallo e a Cipro è ormai contrario alla partecipazione all’Euro. In Italia, il Movimento 5 Stelle e la Lega Nord sono favorevoli al referendum. In Grecia si formano due nuovi partiti anti-Euro e persino in Germania la rabbia contro i costi dei salvataggi dell’Eurozona spinge i favori verso il nuovo partito euro-scettico, Alternativa per la Germania.

In Portogallo cresce il pessimismo riguardo alla possibilità di un futuro più ricco all’interno dell’Eurozona: l’economia è alla depressione, anche se il Paese ha fatto tutto ciò che era stato chiesto per il bailout da 78 miliardi di Euro ricevuto dalla Unione Europea e dal Fondo Monetario Internazionale. I tagli alle spese hanno colpito duramente la domanda interna, mentre il settore delle esportazioni prosegue a fatica tra i rallentamenti delle altre economie, compreso il maggiore partner di commerci, la Spagna. Nel 2013, si prevede che l’economia portoghese subirà un’ulteriore contrazione economica per il terzo anno consecutivo.

La scorsa settimana, l’economista autore del libro ha partecipato ad un dibattito televisivo, confrontandosi con un esponente del partito Socialista pro-Euro. Il possibile ritorno all’Escudo, il vecchio conio portoghese, spacca in due l’opinione.

Secondo Ferreira do Amaral, sessantaquattrenne professore all’Università Tecnica di Lisbona ed ex funzionario del ministero delle finanze, l’unica possibilità per il Portogallo è quella di abbandonare l’euro e tornare ad una valuta nazionale che una volta svalutata, renderebbe meno costosi i prodotti portoghesi destinati alle esportazioni.

Euro: i vantaggi dove sono?

Secondo il piano di salvataggio del Portogallo nel 2011, i profondi tagli alla spesa pubblica, gli aumenti fiscali e le revisioni sul mercato del lavoro avrebbero dovuto attrarre investimenti e stimolare la crescita economica a partire da quest’anno. Ma i vantaggi tardano ad arrivare e i crolli nella produzione mantengono ampio il deficit del Paese, mentre l’austerità costringe il governo a tagliare ulteriormente la spesa e l’occupazione.

Dice Ferreira do Amaral:

“Siamo in una situazione in cui comincia ormai ad essere chiaro che la politica dell’austerity non funziona, nonostante gli sforzi. Il prossimo passo per noi dev’essere quello di realizzare che l’Euro è semplicemente insostenibile per il Portogallo.”

La posizione di Ferreira do Amaral guadagna consensi, anche tra personalità influenti come il Presidente della Corte Suprema di Giustizia, Luís António Noronha Nascimento. Tuttavia, secondo gli analisti la misura in cui il dibattito guadagnerà terreno dipende per buona parte dall’andamento dell’economia. Il Governo portoghese insiste perché l’atteso miglioramento economico dovrebbe arrivare nel 2014, ma molti economisti dubitano di questa possibilità. Se la recessione dovesse continuare i politici dovranno adottare ulteriori tagli ai bilanci per raggiungere i target UE.

Potrebbe diventare ancor più difficile per i politici far accettare al pubblico l’austerity, dopo che l’austerity ha fallito già una volta. E questo, spiega il politologo Antonio Costa Pinto, “potrebbe creare le condizioni ideali per un radicale cambiamento di idee”.

Traduzione italiana a cura di Federica Agostin – ForexInfo

Fonte: Wall Street Journal

   

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2 Commenti


  • Aldo bonelli

    I professoroni di Contropiano, dicono le stesse cose di Grillo, ma hanno la laurea, quindi hanno ragione e Grillo invece non ha ragione: ma dice le stesse cose.

    Professori di logica astrusa!!!!


  • Fernando Sidoli

    Tra i professori e Grillo c’ una differenza fondamentale. Il professore non si prende mai alcuna responsabilità, se sbaglia nelle analisi è perchè gli altri non hanno seguito la sua logica… Non sono stati al gioco. Forse Grillo starà al gioco come i “comunisti” con la r moscia che sostennero i governicchi di centro sinistra. Prosit

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