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Le grandi imprese diventano ancora più piccole

Se c’è una misura per stabilire il grado di salute di un sistema industriale e la dimensione delle imprese. Per il buon motivo che “piccolo” non è affatto “bello”, come invece cantavano i coglioni italici di venti anni fa, dando la stura allo smantellamento della capacità produttiva di questo paese.

Da annii l’occupazione nelle grandi imprese nazionali  – sopra i 500 dipendenti – risulta in calo. Solo in parte ciò dipende da processi di innovazione dei macchinari; per la maggior parte dei casi, invece, è proprio crisi di mercato oppure risultato di “delocalizzazioni”, più o meno dichiarate.

L’Istat stamattina ha reso noti i risultati relativi al giugno scorso. L’indice destagionalizzato dell’occupazione nelle grandi imprese diminuisce, rispetto a maggio, dello 0,1% al lordo dei dipendenti in cassa integrazione guadagni (Cig) e dello 0,3% al netto degli occupati in Cig.

 

Nel confronto con giugno 2012 l’indice grezzo dell’occupazione nelle grandi imprese diminuisce dell’1,4% al lordo e dell’1,3% al netto dei dipendenti in Cig. Un calo consistente, nell’arco di un solo anno, specialmente se si tiene d’occhio la dinamica esplosiva del ricorso alla cassa integrazione (che spesso annuncia licenziamenti futuri).

 

Al netto degli effetti di calendario, il numero di ore lavorate per dipendente (al netto di quelli in Cig) aumenta, rispetto a giugno 2012, dello 0,6%. Non molto, ma in modo significativ: meno occupati, ma che lavorano di più.

A giugno la retribuzione lorda per ora lavorata (dati destagionalizzati) registra una diminuzione del 2,7% rispetto al mese precedente. E qui c’è un’altra chiave decisiva per valutare l’imporiverimento di chi un lavoro, bene o male, l’ha trovato. Se si guadagna sempre emno, si spenderà di meno, contribuendo così a “deprimere” i consumi e quindi l’economia “nazionale”.

Rispetto a giugno 2012 la retribuzione lorda e il costo del lavoro per dipendente (al netto di quelli in Cig) registrano rispettivamente una riduzione dell’1,7% e dell’1,3%. Naturalmente, a Confindustria sembra ancora poco. E poi si lamentano che i consumatori non comprano…

 

Il rapporto Istata completo:

Le serie storiche: xlsserie_storiche_GI_06-2013.xls149.5 KB

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