I problemi dell’Unione Europea non finiscono mai. Anche perché è impossibile non vedere come le “istituzioni comunitarie” sono ferocissime con i deboli ma completamente a disposizione dei forti.
Una riprova? La sentenza della Corte Costituzionale tedesca di stamattina che ha vouto ricordare al presidente della Bce – Mario Draghi – i limiti milimetrici che la Germania intende mantenere alla sua libertà di agire in materia di politica monetaria.
Cosa ha sentenziato? Che i programmi Omt (Outright monetary transactions, o acquisto da parte della della Bce di titoli di stato di un Paese che chiede e ottiene aiuto dal “meccanismo di stabilità” Esm e ne rispetta tutte le condizioni) preparati da Draghi in piena tempesta dell’euro – estate 2012 – sono “legittimi” e non contraddicono la Costituzione tedesca. Bontà loro, visto che noi e altri paesi abbiamo subito la violenza omicida di trascrivere in Costituzione l’obbligo al pareggio di bilancio.
Programmi mai attuati dalla Bce, va ricordato. Fu sufficiente che Draghi ne parlasse perché la speculazione sulla moneta unica – alimentata non secondariamente proprio dalla schizofrenia di input che Bundesbank e il governo tedesco inviavano ogni giorno – terminasse da un giorno all’altro.
La Corte «vede importanti ragioni per ritenere che il piano Omt eccede il mandato di politica monetaria della Bce e quindi vìola i poteri degli Stati membri e il principio che proibisce il finanziamento monetario dei bilanci nazionali». Ma se passasse «un’interpretazione restrittiva del piano Omt» allora se ne potrebbe anche ragionare.
In più, i giudici hanno annunciato che si esprimeranno sulla costituzionalità del fodo salvastati Esm il prossimo 18 marzo. La corda resta insomma tesa.
La Corte di Karlsruhe ha quindi rimandato il caso alla sede europea. Però… Secondo i giudici quei piani “violano il mandato della Bce”, ma non sono riusciti a creare una vera e propria sentenza di condanna. Cosa che avrebbe creato a sua volta una turbolenza irrefrenabile sui mercati finanziari.
La causa presso la Corte Europea richiederà ancora molto tempo, ma la Bce può tirare un sospiro di sollievo e continuare a lavorare per mantenere la “stabilità finanziaria” (obiettivo che però non rientra affatto tra i suoi compiti statutari, fermi alla sola lotta all’inflazione).
Ma si tratta di una classica sentenza double face, che dice ai contribuenti tedeschi “attenti alla Bce, vuol giocare con i vostri soldi”. Ovvero rafforza la diffidenza verso le stesse istituzioni comunitarie che non rispondono ienamente agli ordini di Berlino. Un modo di far sentire “il peso specifico” della Grande Germania, che nel frattempo ha deciso di dotarsi di un esercito all’altezza dlele responsabilità internazionali che va assumendo.
Cosa significa sul piano sistemico? Che Draghi non può fare molto, tantomeno decidere un “quantittive easing” all’americana, proprio nel momento i cui “i mercati” stanno premendo per una decisione del genere. E si sa, “i mercati” possono diventare vendicativi in tempi anche molto più rapidi di una Corte Costituzionale prussiana.
Tradotto in temini popolari: i giufici tedeschi hanno voluto ricordare che il “pilota automatico” spesso evocato da Draghi – sia per quanto riguarda gli obblighi vincolati alle “riforme” decisi per gli stati in difficoltà, sia per quanto riguarda le scelte di politica monetaria – siede nella cabina di Berlin. E da nessun altra parte.
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