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Le molte facce della Gesconet, una supercooperativa molto speciale

E’ esploso il caso della Gesconet, un consorzio di cooperative con molte attività,  indagata alcuni giorni fa dalla magistratura per associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta, riciclaggio e reati tributari. La Gesconet si occupa di logistica, facchinaggio, pulizie, vigilanza privata, trasporti. Tra queste anche le attività di cooperative che lavorano per la Tnt di Piacenza, oggetto di una durissima vertenza da parte dei facchini. A ricostruire la vicenda e chiedere che i ministeri competenti spieghino in Parlamento quello a loro risulta, è una interrogazione parlamentare del M5S (vedi sotto). Ma le anomalie della Gesconet, in casi meno clamorosi, erano già emerse in una’altra vicenda, segnalata dal Vicepresidente del Consiglio Regionale del Lazio, Valeriani, relativamente alla scomparsa della mobilia di una famiglia che era stata sgomberata.  Valeriani sul suo sito, pubblicava una cronaca ricostruita da Maurizio Battiston, secondo il quale “Il 1 settembre Velia e Rocco – i due coniugi sfrattati, NdR –  si sono infatti recati in via Benedetto Croce presso il deposito comunale che fa capo a una società privata, tale Gesconet. Un addetto della società, alla richiesta dei due coniugi di mostrare tutti i loro effetti personali, ha risposto che i mobili non ci sono più. Nessuna altra spiegazione, ne un documento che attestasse la validità in termini legali del procedimento. All’appello manca anche il verbale compilato al momento dello sgombero e, cosa ancor più grave, l ’identità dell’ufficiale giudiziario che ha ordinato il sequestro” documenta Battiston.

Ma la bomba del caso Gesconet sta suscitando forti preoccupazioni nel mondo delle cooperative, tanto che proprio a Piacenza si è premurato di intervenire il  presidente di Federlavoro e Servizi Concooperative, Gianluca Bonatti che ha provato a mettere le mani avanti: “Ritengo sia necessario un intervento di Federlavoro Piacenza a fronte del caso Gesconet, poiché notizie come queste rischiano troppo spesso di generare agli occhi dell’opinione pubblica confusione su cosa sia realmente il mondo della cooperazione. E’ necessario che tutti abbiano la consapevolezza che esistono due realtà parallele di società cooperative. Realtà ben distinte fra di loro, che non si incrociano e non hanno rapporti istituzionali e commerciali comuni, ma che molto spesso vivono nello stesso mercato del lavoro, ovvero quello dei servizi alle imprese”.

Ma già a luglio, era stato il sindacato di base Sicobas, impegnato in una durissima vertenza insieme ai facchini, a denunciare il sistema di relazioni della Gesconet nel polo logistico di Piacenza e il suo atteggiamento verso i lavoratori delle cooperative consorziate: “Il polo logistico è un esempio perfetto della moderna declinazione di padronato brutale e inumano: la TNT è olandese, le cooperative del gruppo Gesconet che reclutano il personale (facchini) delle scatole cinesi in cui responsabili e capitali danzano in un valzer di irreperibilità. Di certo c’è solo che TNT e Gesconet hanno referenti nel governo, amicizie in alcuni sindacati e che non si fanno scrupoli morali rispetto ai propri lavoratori”.

Adesso è in corso una indagine della Guardia di Finanza che potrebbe scoperchiare il vaso di Pandora di quelle cooperative – tante – che si sono rivelate essere solo una comoda copertura societaria per la gestione delle esternalizzazioni dei servizi pubblici o della logistica per i grandi gruppi. E’ una inchiesta merita di essere seguita con molta, molta attenzione.

Qui di seguito pubblichiamo il testo di una interrogazione parlamentare del deputato del M5S Laura Castelli sulla vicenda della Gesconet

Al Ministro dell’interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell’economia e delle finanze

Per sapere, premesso che

Il 21 ottobre 2014 appare sul sito della Guardia di Finanza il seguente comunicato: Operazione Miliardo – il Nucleo Speciale Polizia Valutaria ha   Sequestrato beni per centinaia di milioni di euro. I finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria – coordinati dal pool di Magistrati della Procura di Roma del Gruppo Economia – stanno eseguendo un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per oltre 100 milioni di euro, emesso dal Giudice per le indagini Preliminari di Roma, dott. Valerio Savio, nei confronti di Gesconet, attualmente sono indagati   62 soggetti per reati di associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta, riciclaggio e reati tributari;

l’evasione sarebbe stata perpetrata dal Consorzio di cooperative Gesconet, la cui figura apicale effettiva appare essere Pierino Tulli;

la cooperativa si occupa di trasporti, facchinaggio, pulizie e vigilanza privata; la contestazione della Guardia di Finanza riguarda fatture false per operazioni inesistenti, bancarotta fraudolenta e riciclaggio;

nel corso delle indagini è stata individuata anche una contabilità parallela prevedibilmente usata per pagare mazzette a funzionari della P.A. Le mancate entrate per il fisco sono valutate in 1,7 miliardi di Euro;

sul sito si legge ancora “ Sono in corso, sul territorio nazionale, perquisizioni e sequestri preventivi di beni per centinaia di milioni di euro , sono interessate   le regioni Lazio, Lombardia, Piemonte, Veneto e Sardegna – e finalizzate ad individuare e sottoporre a vincolo cautelare circa novanta immobili tra uffici, unità residenziali ed opifici, due aziende, nonché numerosi mandati fiduciari ed oltre cento rapporti bancari;

il meccanismo fraudolento utilizzato dal 2001 alla data odierna consisteva generalmente nell’affidamento di servizi in subappalto a società cooperative appositamente costituite, da parte delle società consortili amministrate dagli indagati, che si aggiudicavano gli appalti sia da enti pubblici, sia da società private di rilevanza nazionale; le società cooperative, a loro volta, mediante l’emissione di fatture per operazioni inesistenti – accertate dalle Fiamme Gialle per circa 400 milioni di euro – accreditavano il denaro ricevuto ad ulteriori cooperative c.d. “finali”, i cui conti venivano progressivamente svuotati mediante prelevamenti in contante, non giustificati da alcuna logica commerciale; si parla cioè di in cosiddetto ciclo cartiere/truffe carosello”;

tale denaro veniva poi illecitamente distratto e veicolato, da parte dei responsabili delle organizzazioni, su conti correnti intestati a società fiduciarie di San Marino e del Lussemburgo, per il successivo reimpiego nel settore immobiliare;

le cooperative c.d. “finali”, quindi, dopo essere state così svuotate e depauperate, venivano poste in liquidazione e sostituite da ulteriori società neocostituite, che ciclicamente subivano il medesimo iter di svuotamento ed abbandono;

ciò ha consentito ai due imprenditori di conseguire un illecito cospicuo profitto, determinando, inoltre, pesanti effetti distorsivi della concorrenza nei settori ove operava il loro gruppo imprenditoriale, che, grazie alle maggiori risorse disponibili ed ai conseguenti maggiori ribassi praticati nelle procedure di affidamento, riusciva ad ottenere numerosi appalti;

Tilli era già noto per essere stato presidente del   Consorzio interporto di Fiumicino, poi finito in liquidazione; è in liquidazione anche la Ifitel, fallita nel 2012;

Il 19 luglio 2011 Il Fatto Quotidiano titolava ” Tnt Piacenza, dopo le minacce ai lavoratori l’ombra della criminalità organizzata. Tregua tra facchini e azienda dopo le proteste per le buste paga false e i contratti in nero. Intanto emerge che la Gesconet, consorzio che gestisce le cooperative Stella e Vega per conto dell’azienda leader nella logistica, sarebbe coinvolta in indagini di mafia”. Nello stesso articolo testualmente si riportava ”dall’aprile scorso, sei filiali lombarde della Tnt sono sotto la lente della magistratura per possibili infiltrazioni della ‘ndrangheta visto che, secondo gli inquirenti “la scalata agli affari della Tnt è una tipica manifestazione della criminalità mafiosa, realizzata grazie a relazioni particolari” Al quartier generale di San Mauro arrivavano in visita di lavoro personaggi con un pedigree di tutto rispetto, a cominciare da Davide Flachi, figlio di Pepè, uno dei capi clan della ‘ndrangheta radicata al Nord, cognome pesante, decine di pagine di cronaca nera spese per raccontare le sue imprese criminali. A San Mauro veniva anche un personaggio insospettabile, un ex colonnello dei carabinieri passato alla security privata, ritenuto troppo amico dei rampolli delle ‘ndrine”;

Il 22 ottobre 2014 il “Corriere della Sera” titola “I fondi neri e la lista delle mazzette <I conti che portano alla politica>, tra i clienti la Camera dei Deputati, il Campidoglio e la regione Piemonte”;

il Fatto del 23 ottobre 2014 così scrive “Pierino Tulli, romano del ’41, nato come edicolante e finito nel business dei trasporti. Adesso è accusato dalla procura di Roma di essersi appropriato, insieme al suo braccio destro, “di 160 milioni di euro di denaro distratto che invece sarebbe dovuto finire nelle casse dello stato”. Solo due giorni fa, infatti, gli agenti del Nucleo valutario della Guardia di Finanza, guidata da Giuseppe Bottillo, hanno effettuato un sequestro preventivo di oltre 100 milioni di euro, dopo aver scoperto un’evasione miliardaria fatta dalla Gesconet, un consorzio di cooperative di Tulli e il suo braccio destro Maurizio Ladaga. La Gesconet aveva anche vinto un appalto per il servizio di facchinaggio da 1,4 milioni di euro nel 2011 alla Camera. Sono gli anni durante i quali secondo gli investigatori (precisamente tra il 2010 e il 2012) si sarebbe creata una “contabilità parallela con somme erogate ad appartenenti a pubbliche amministrazioni per finalità illecite”. Presunte tangenti. E infatti nelle perquisizioni è stato trovato un file proprio con la contabilità parallella: non ci sarebbero i nomi di politici, né di partiti, ma l’elenco degli intermediari che avrebbero fatto pressioni. Ipotesi tutte da riscontrare, anche perché il reato di corruzione non è contestato a nessuno dei 62 indagati dell’inchiesta. Che Pierino Tulli avesse qualche interesse in politica viene fuori dalle dichiarazioni disgiunte presentate alla Camera: nel 2005 finanzia con 15 mila euro i Ds di Roma. E sono gli stessi Ds che lo appoggiavano quando mirava ad acquistare la Lazio. Già dal 2004, infatti, le cronache calcistiche iniziano a raccontare i retroscena della scalata alla Lazio, contesa tra Tulli e Claudio Lotito, che ha avuto la meglio. Nel frattempo però Pierino Tulli non ha abbandonato questa passione, diventando proprietario della squadra romana Lodigiani, rinominata poi Cisco Roma, come la sua società”;

Il Tempo online nell’edizione del 22 10 2014 delle ore 6.03 riporta tra gli indagati dell’operazione Miliardo anche Enrico Maria Pasquini;

Enrico Maria Pasquini era stato coinvolto nello scandalo MPS, tant’è che Fiano scrive sul Corriere della sera del 24 luglio 2013 “ La «banda del 5%» di Mps, prima ancora che la «fama» giudiziaria la raggiungesse per il «buco» nei conti del Monte Paschi, era un cliente di spicco nel portafoglio del conte romano Enrico Maria Pasquini. E grazie a lui e alla sua San Marino Investimenti (Smi) aveva trasferito all’estero per nasconderli ed eventualmente riciclarli, specialità della casa, 32 milioni di euro, 13 dei quali del solo Alessandro Toccafondi, l’ex numero due dell’area finanziaria della banca stretto collaboratore di quel Gianluca Baldassarri arrestato a Siena”;

d’altronde l’Espresso del 23 aprile 2014 riporta pure “ Quattro anni di carcere per reati finanziari da queste parti non si sono mai visti. Il record della Repubblica di San Marino spetta al conte Enrico Maria Pasquini, classe 1948, condannato in primo grado martedì 8 aprile per i guai della sua Smi (San Marino investimenti), crocevia di tangenti, scudi fiscali fuori tempo massimo, doppie intestazioni fiduciarie, intrecci societari fra Vanuatu e Madeira e movimenti di liquidi con i principali istituti di credito italiani che i giudici stimano nell’ordine di un miliardo di euro all’anno. Dalla Smi, la più antica finanziaria sanmarinese, sono transitate le mazzette dei manager Atac Gioacchino Gabbuti e Antonio Cassano, gli investimenti esteri scudati della banda del “5 per cento” del Monte dei Paschi di Siena, le dazioni ambientali della Mantovani, impresa regina del Mose e dell’Expo 2015”(…) Per l’appello al verdetto dell’8 aprile se ne parlerà dopo l’estate. Ma altri due processi potrebbero mettere in difficoltà il conte. Il primo, sempre al tribunale di San Marino, è per riciclaggio ed è tenuto sotto stretto segreto istruttorio. Il secondo è a Roma, se ne occupa il pm Perla Lori ed è incentrato su Amphora, la fiduciaria italiana impiegata da Pasquini per le sponde con la Repubblica del Titano dove il nobile romano, per completare la sua offerta di servizi alla clientela, si era intestato anche la San Marino International Bank (Smib), nata sulle ceneri della Banca del Titano, fallita dopo essere stata per anni il punto di riferimento dell’evasione fiscale italiana. E qui, ancora un processo: quello contro i vertici della Tercas, la Cassa di Teramo, che si sarebbero serviti della struttura di Pasquini per acquisire la Smib senza comunicarlo a Bankitalia, contraria all’operazione;

su Libertas, noto blog di san Marino, si trova scritto il 20 settembre 2014, ore 14.40, “di recente poi ha lasciato perplessi il caso della Amphora fiduciaria di Roma, sponda italiana della sammarinese Smi, che pur avendo generato molteplici inchieste della magistratura, non risulta essere stata mai sanzionata, né sottoposta a Lca, ma si è limitata a cambiare la propria ragione sociale (è diventata Mia Fiduciaria) e a traslocare (a Padova) senza che l’organo di vigilanza intervenisse”;

se, a seguito delle plurime attività anomale in materia di gestione del personale, a partire dalla vicenda TNT Piacenza, siano intervenuti gli ispettori del lavoro sulla galassia societaria Gesconet e con quali risultanze;

se è vero che alcune società e cooperative della galassia Gesconet abbiano o meno connessioni con il crimine organizzato;

se l’ex colonnello dei carabinieri citato in premessa è in pensione o solo in congedo ovvero in aspettativa;

se i meccanismi normativi di contrasto alle cartiere, alle bare fiscali e alle truffe carosello non debbano essere profondamente revisionati nell’ordinamento giuridico nazionale, dopo episodi clamorosi degli ultimi anni a partire dai casi Mythos Arkè e Phuncard ad arrivare oggi all’operazione MILIARDO;

quale sia la cifra reale dell’evasione fiscale riconducibile a Gesconet;

se l’Autorità Anticorruzione e il dr. Cantone siano già allertati sulla vastità della vicenda dell’operazione MILIARDO”;

se sono note le risultanze delle attività ispettive di Bankitalia versus Amphora, Mia Fiduciaria e lo stesso Enrico Maria Pasquini.

 

 

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2 Commenti


  • massimo rosati

    buongiorno mi chiamo massimo rosati ,ho lavorato alla cooperativa gesconet dal 2008 al 2010 a verona come vigilante e poi scaricatore di camion alla bartolini di san giovanni lupatoto di verona.vorrei sapere se i miei colleghi hanno ricevuto un indenizzo tramite avvocati. grazie arrivederci


    • Redazione Contropiano

      dovresti rivolgerti a qualcuna delle organizzazioni sindacali lì presenti… Questo è un giornale, peraltro con una redazione limitata, e ceri dettagli non li conosciamo, a meno che non ci vengano comunicati dalle situazioni di lotta….

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