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Juncker dimentica l’austerità?

Vedremo alla fine cosa è uscito davvero dal G20 di Brisbane, in Australia. Ma certo gli “austeri” tedeschi guidati da frau Merkel si devono esser sentiti soli quasi quanto Vladimir Putin. La ragione è semplice: tutti i principali paesi del mondo (questo è il G20) ha chiesto all’Unione Europea di “fare di più per la crescita”.

“Di più” non è difficile, in un continente inchiodato alla croce dei tagli alla spesa pubblica nella speranza che questo si traduca – come sta scritto solo in qualche manuale per economisti disadattati – in una “ripresa”. Basta fare una cosa qualsiasi ed è certamente “di più”.

Dev’essere per questo – oltre che per i sorrisetti che lo accompagnano ovunque dopo l’esplosione del Luxgate (accordi segreti con 550 multinazionali per evadere le tasse nei rispettivi paesi) – che Juncker ha inviato una lettera al presidente europeo di turno (ma sì, Matteo Renzi) e al presidente del Palramento, il socialdemocratico tedesco Martin Schulz.

Quattro pagine, che qui in fondo vi alleghiamo, e in cui la parola “austerità” non compare mai, al pari di “equilibrio dei conti”. Al contrario, il breve documento contiene l’illustrazione del programma per il 2015 della nuova Commissione Ue. Dieci punti, con una priorità assoluta: “Una nuova spinta per il lavoro, la crescita e gli investimenti”.

I tre obiettivi della sua Comissione sono: un pacchetto da 300 miliardi per investimenti da presentare entro la fine del 2014 (Renzi ne ha già chiesti 40 per l’Italia), la rivisitazione della “strategia 2020”, la semplificazione delle regole comunitarie.

Gli entusiasti di casa nostra hanno immediatamente concentrato l’attenzione sul punto 5, che sembra spingersi a promuovere “una più profonda e giusta unione monetaria ed economica” che passa anche per il lavoro di “rivisitazione” (gli entusiasti lo hanno subito tradotto come “verifica”) del “six pack” e del “two pack”, i regolamenti piùrecenti che scadenzano la riduzione del debito e del deficit.

Se così fosse – ma sarà bene attendere le reazioni ufficiali del paese-guida, la Germania – si aprirebbe una fase di grande incertezza sulle regole fondamentali dell’Unione, perché verrebbe toccato in primo luogo il principio di applicabilità del Fiscal Compact, che impone il rientro del debito pubblico entro il limite del 60% entro i prossimi 20 anni (per l’Italia sarebbe un percorso suicida, fatto di “leggi di stabilità” pari a 50 miliardi di euro l’anno).

La lettera di Juncker, pagina per pagina:

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