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Grecia. Varoufakis ministro dell’economia

Yanis Varoufakis è il nuovo ministro dell’economia greca. Una nomina attesa, visto il ruolo centrale assunto dall’economista decisamente “liberal” nella stesura del programma di Syriza e dell’interlocuzione col mondo accademico-finanziario, non solo in Europa.

Ecco la scheda che gli ha dedicato stamattina il quotidiano inglese The Guardian:

Yanis Varoufakis, 53 anni, è noto per i suoi commenti sulla gestione della crisi finanziaria espressi in una serie di post che gli hanno procurato migliaia di seguaci su Twitter e il rispetto della leadership di Syriza.

John Maynard Keynes, con un pizzico di Karl Marx. È come ha descritto il proprio orientamento teorico, autodefinendosi “economista accidentale”. Ora è diventato ministro delle finanze della Grecia e negoziatore chiave con i creditori internazionali del suo paese.
Con un gesto tipicamente letterari
o, ha celebrato la vittoria del suo partito parafrasando il poeta gallese Dylan Thomas (da cui prese spunto tale Robert Zinneman per scegliere il nome d’arte Bob Dylan).
La democrazia greca oggi ha scelto di smettere di andare dolcemente verso la notte. La democrazia greca ha deliberato di dar corpo alla rabbia contro il morire della luce “, ha scritto sul suo blog.
Varoufakis
ha studiato presso la Essex University e ha insegnato in Australia, Grecia e Stati Uniti. Nelle interviste pre-elettorali ha promesso di distruggere gli oligarchi greci, di metter fine alla “crisi umanitaria” in Grecia e rinegoziare la montagna del debito del paese.
Ci apprestiamo a distruggere le basi su cui hanno costruito decennio dopo decennio un sistema feroce, una rete che succhia viziosamente le energie e la potenza economica di tutti gli altri nella società”, ha detto alla televisione inglese Channel 4.
La reazione in sordina dei mercati per la vittoria di Syriza è almeno in parte dovuta all’attesa degli investitori per un atteggiamento meno duro di Varoufakis al tavolo dei negoziati.

Scrivendo prima delle elezioni, Paolo Pizzoli, economista presso ING Financial Markets a Milano, ha sottolineato “l’atteggiamento costruttivo” della economia del professore dopo aver parlato della necessità di “ridurre al minimo i conflitti e massimizzare le possibilità di un accordo reciprocamente vantaggioso”.
“Siamo convinti che, al potere, Syriza potrebbe rivelarsi più pragmatico di quanto da molti previsto”, ha detto Pizzoli.

Nato ad Atene nel 1961, Varoufakis è oggi professore di Teoria economica all’Università di Atene. Di formazione matematica e statistica, ha insegnato Economia all’Università di Sydney dal 1989 al 2000, insieme – tra gli altri – a Joseph Halevi. Ha la doppia cittadinanza greca ed australiana e dal 2004 al 2006 è stato scelto dal premier socialista Giorgos Papandreou come consigliere economico del governo. In precedenza si era dichiarato critico rispetto all’ingresso di Atene nell’eurozona ma attualmente non è un sostenitore della fuoriuscita dall’Euro della Grecia.

Il suo libro più noto è Il Minotauro globale, un testo dove si confronta il ruolo dell’economia statunitense dagli anni 70 nel mondo con la famosa figura mitologica. Tra le sue letture preferite la biografia del “Che” Guevara.

Dopo la durissima “cura” imposta dalla Troika, in Occidente alcuni media avevano cominciato a parlare di “ripresa” dell’economia greca. Varoufakis aveva liquidato così queste chiacchiere: “propaganda spiccia”. In un’intervista al quotidiano spagnolo El Mundo, aveva spiegato il perdurare della recessione: “Il Pil reale ha fermato la caduta per la prima volta nel quarto trimestre dell’anno, che è salita dello 0,7%. Anche se è poco ha invertito la tendenza, ma bisogna essere un analfabeta economico per credere che qualcosa è cambiato”.

L’intero trattamento riservato ad Atene dalla Troika era stato da lui definito un “Fiscal waterboarding”, insomma una tortura in versione finanziaria. “Sono cinque anni che l’Europa su ispirazione tedesca ce lo infligge. Strangolare un popolo per costringerlo al rigore oltre i limiti mentre la gente è senza lavoro e vive con pensioni da fame, si muore di malattie scomparse cinquant’anni fa, con le privatizzazioni forzate sono state consegnate l’area di Hellenikon o la lotteria nazionale a dei lestofanti. Dove dobbiamo andare a finire?”

Non teneri neanche i giudizi sulla Bce, specie sull’ex presidente Trichet: a giugno ci deve arrivare un prestito da 7 miliardi di euro dai nostri soci europei. E perché? Per darlo alla Banca centrale europea. Nel 2010 Trichet, il peggiore presidente di una banca centrale che sia mai esistito, ha acquistato milioni di euro del debito greco. Noi non gli abbiamo chiesto di farlo. Lo ha fatto pensando di salvare la Grecia ed è fallito. È fallito perché è stato stupido: ha annunciato ai mercati milioni che pensava spendere e quello ha attratto gli speculatori. E quei titoli scadono a luglio”.

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